Questo, di Roberto Cotroneo, è un libro particolare, dedicato alla figura di Roberto Longhi (1890-1970), studioso e critico d'arte, che spese parte della sua vita nella scoperta e nella valorizzazione di un pittore ai suoi tempi quasi sconosciuto: il Caravaggio, da lui riportato alla luce ed all'attenzione del grande pubblico.
Cotroneo traccia la storia parallela dei due personaggi, sottolineandone alcune similitudini, a partire dai difficili rapporti con i propri mondi di riferimento, quello degli artisti per il pittore, e quello dei critici d'arte per il Longhi.
Questi ebbe a scontrarsi, tra gli altri, con personaggi del calibro di Lionello Venturi e di Bernard Berenson, che si occuparono a lungo del Caravaggio, ma che non riuscirono mai ad acquisire la conoscenza profonda dell'opera dell'artista, propria del Longhi.
Un uomo difficile, il pittore, come non fu certo un personaggio semplice il critico, che iniziò a studiarlo giovanissimo, dedicandogli la tesi di laurea, e proseguì poi diventando il massimo esperto dell'opera dell'artista che, per primo, collocò tra gli iniziatori della pittura moderna, sottraendolo definitivamente al posto che occupava fino ad allora, tra gli ultimi esempi della pittura rinascimentale.
Ma che cosa vide Roberto Longhi in Caravaggio? Ne comprese la modernità, nella luce particolare di alcuni suoi quadri, nella scelta dei soggetti e nell'interpretazione delle scene rappresentate, laddove era stato capace di sovvertire la consueta raffigurazione di alcuni temi ricorrenti all'epoca. Oltre a ciò prendeva ispirazione, per i suoi personaggi, dalla vita reale, rendendoli perciò comprensibili ad un pubblico che vi si poteva identificare, oltreché aderenti al modello sociale della sua epoca.
Curiosamente, ciò che il pubblico conosce piuttosto bene, è la vita disordinata dell'artista, che lo portò ad una fine prematura e tragica, e meno le sue opere che, del resto, non sono molte. Quelle accertate sono più o meno 67, ci dice Cotroneo, mentre circolano moltissime copie, alcune, opera di artisti di una certa levatura, contemporanei del Caravaggio, che trassero in inganno i critici.
Roberto Longhi si sbagliava raramente, poiché sapeva riconoscere le opere autentiche da particolari minimi ed irrilevabili da un occhio che non fosse esperto come il suo, però alle volte accadde anche a lui d'ingannarsi.
La sua vita, condivisa con la sua ex allieva Lucia Lopresti, scrittrice nota con il nome di Anna Banti, fu un'esistenza semplice e molto appartata che probabilmente non gli giovò dal punto di vista della notorietà, mentre i suoi colleghi privilegiavano le relazioni sociali che riuscivano, in qualche modo, a spianare la strada al loro lavoro.
Ultimamente a Roma, a Palazzo Barberini, sono state aperte alcune nuove sale, con l'intento di valorizzare le opere del Caravaggio possedute dal museo e, certamente, questo libro di Roberto Cotroneo contribuisce a far luce sull'altra parte del lavoro dell'artista, quella meno nota, quella che Roberto Longhi aveva studiato più e meglio di tutti e che gli consentiva di riconoscerne la mano ai tempi in cui ancora i suoi dipinti riemergevano dall'epoca lontana in cui erano stati dimenticati.
⇒(click) Il libro: Roberto Cotroneo, "L'ivenzione di Caravaggio", Milano, Utet, 2018