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giovedì 28 marzo 2019

Pensieri d'autore. Sergej Aleksandrovič Esenin. La felicità

(foto Daniela Durissini)


Eccola, questa sciocca felicità 
Con le sue finestre bianche spalancate sull'orto! 
Sopra lo stagno, uguale a un cigno purpureo, 
Naviga silenzioso il tramonto.

Salve, mia pozzanghera d'oro,
E voi betulle capovolte nell'acqua!
Dal tetto una banda di cornacchie
Canta i Vespri alle stelle.

Laggiù oltre i giardini
Dove fiorisce la vitalba
Una soave ragazza vestita di bianco
Accenna delicate canzoni

E il freddo notturno si distende sui campi
Come una sottana celeste.
O mia cara, mia sciocca felicità, 
Tenere e fresche guance di una volta!


Sergej Aleksandrovič  Esenin, Eccola, questa sciocca felicità
in Esenin.Poesie (Milano, Garzanti tascabili, 1981) 
prefazione e traduzione di Giuseppe Paolo Samonà

mercoledì 27 marzo 2019

Letture. Irvin D. Yalom. "Le lacrime di Nietzsche"



Ho letto Le lacrime di Nietzsche, di Irvin D. Yalom. La prima edizione del libro, When Nietzsche Wept, è del 1992. Tradotto in italiano e pubblicato nel 1993 da Rizzoli con il titolo E Nietzsche pianse, è stato ripubblicato, con l'ottima traduzione di Mario Biondi da Neri Pozza (2006,2011).
Irvin D. Yalom è uno psichiatra e scrittore statunitense, che sa costruire con straordinaria verosimiglianza la storia dell'incontro, che nella realtà non avvenne mai, tra Josef Breuer e Friedrich Nietzsche, basandosi però su personaggi autentici e su episodi veri o verosimili delle loro vite, mentre ci regala alcuni spunti interessanti sulla psiche ed alcuni suggerimenti sull'utilità dell'analisi del disagio e sull'accettazione critica della realtà.
Siamo nel 1882, e la psichiatria sta muovendo i suoi primi passi, tra sperimentazioni, successi e parecchi ripensamenti. Josef Breuer, di famiglia ebraica, è un famoso medico e psichiatra viennese,  che ha in cura molti personaggi noti, ed un allievo particolarmente devoto, con il quale ama confrontarsi quotidianamente: Sigmund Freud. Ha curato una paziente, Anna O., nella realtà Bertha Pappenheim, applicando i nuovi metodi psicanalitici ma rimanendo talmente coinvolto nel rapporto con la ragazza, da essere costretto a rinunciare a seguirla. L'episodio ha fatto vacillare la sua fiducia nel nuovo metodo di cura ma anche il suo matrimonio con Mathilde Altmann, una donna bellissima e molto innamorata del marito, proveniente da una delle famiglie ebraiche più in vista e più ricche di Vienna. 
A Venezia per una breve vacanza con la moglie, Breuer viene contattato da Lou Salomé, affascinante giovane russa, che ha stretto una profonda e casta amicizia con Nietzsche, e dalla quale il filosofo si è sentito tradito quando lei ha rifiutato un legame sentimentale. Lou convince Breuer ad occuparsi del filosofo, di cui ha compreso la straordinaria levatura, caduto in una profonda crisi depressiva a causa della loro rottura e, con un escamotage, riesce a far arrivare Nietzsche a Vienna, a consulto del medico, ufficialmente per curare le terribili emicranie di cui soffre da molti anni. 

Nietzsche, Paul Rée e Lou Salomé
(La celebre foto è citata nel libro)

Inizialmente refrattario ad ogni contatto umano, il filosofo inizia pian piano ad accettare la quotidiana compagnia del medico che decide di ribaltare i ruoli tra loro e lo convince a "ricambiare" le cure per l'emicrania, con delle sedute d'ascolto nelle quali Breuer stesso, inizialmente per coinvolgere Nietsche, e poi per una sua necessità di guarigione, racconta della sua vita e della sua ossessione per Bertha. 
Emergono così da un lato le debolezze di Breuer, la sua sensazione di aver ormai compiuto la propria vita, condizionata peraltro, soprattutto per quanto riguarda la sua carriera accademica, dal suo essere ebreo, la sua stanchezza, l'angoscia, che riversa in parte nel rapporto con la moglie e la famiglia, dall'altro la solitudine di Nietzsche, ma anche il suo genio, la capacità di gestire la sua condizione di isolamento dal mondo che, come le emicranie, appare la conditio e la necessaria premessa allo svolgimento dei temi filosofici che esporrà nell'opera che sta scrivendo: Così parlò Zarathustra.
Gli incontri, sempre più drammatici, sveleranno ai due che la cura dei turbamenti psichici passa per l'individuazione dei veri motivi scatenanti, spesso lontani dalla comprensione immediata, e per l'accettazione di ciò che nella vita non si può o, forse, non si vuole, cambiare e, se da un lato, aiutato da una seduta in ipnosi con l'amico Sigmund Freud, Breuer riesce a ricomporre il suo rapporto con la famiglia, ad allontanare l'immagine di Bertha e ad accettare la propria vita, Nietzsche, attraverso un momento catartico, in cui riesce a piangere ed a comprendere e superare le proprie debolezze, si rafforza, per affrontare incondizionatamente e coerentemente la sfida che ha lanciato a sé stesso nel concepire le linee essenziali del suo pensiero filosofico. 

⇒(click) Il libro: Irvin D. Yalom, Le lacrime di Nietzsche (Vicenza, Neri Pozza, 2011) (anche formato Kindle)

martedì 26 marzo 2019

Pensieri d'autore. Omero, Iliade

Stanjel Carso Sloveno
Stanjel (Carso sloveno) Scultura all'ingresso del castello (foto Daniela Durissini)


Rientra adunque, 
Mio dolce figlio, nelle mura, e i Teucri 
Conservane e le spose. Al diro Achille 
Non lasciar sì gran lode: abbi pensiero
Della cara tua vita, abbi pietade 
Di me meschino a cui non tolse ancora 
La sventura il sentir, di me che misi 
Già nelle soglie di vecchiezza il piede, 
Dall’alta condannato ira di Giove
Di ria morte a perir, vista di mali 
Prima ogni faccia, trucidati i figli, 
Rapite le fanciulle, i casti letti 
Contaminati, crudelmente infranti 
Contro terra i bambini, e strascinate 
Dall’empio braccio degli Achei, le nuore.

Omero, Iliade, libro XXII
(trad.di Vincenzo Monti)


giovedì 21 marzo 2019

Pensieri d'autore. Cesare Pavese "Ogni giorno che passa è un riandare"

(foto Daniela Durissini)


Ogni giorno che passa è un riandare
tutta la storia grigia della vita. 

Una donna che appena mi ha parlato
mi ha messo in cuore come un gran germoglio
gonfio di gioia. 

È una gioia vedere tanti rami
verdissimi nel vento e tanti fiori
prepotenti, sboccianti, è una gran gioia
perchè nel sangue pure è primavera.


Cesare Pavese, Ogni giorno che passa è un riandare, in Le poesie (Torino, Einaudi, 1998)


Pensieri d'autore. Pablo Neruda "Il ramo rubato"

Meli in fiore Tolmin Slovenia
Fioriture a Tolmin (foto Daniela Durissini)


Nella notte entreremo
a rubare
un ramo fiorito.

Passeremo il muro,
nelle tenebre del giardino altrui,
due ombre nell’ombra.

Ancora non se n’é andato l’inverno,
e il melo appare
trasformato d’improvviso
in cascata di stelle odorose.

Nella notte entreremo
fino al suo tremulo firmamento,
e le tue piccole mani e le mie
ruberanno le stelle.

E cautamente
nella nostra casa,
nella notte e nell’ombra,
entrerà con i tuoi passi
il silenzioso passo del profumo
e con i piedi stellati
il corpo chiaro della Primavera.



Pablo Neruda, Il ramo rubato, in I versi del Capitano, Firenze, Passigli, 1995



⇒(click) Il libro: Pablo Neruda, I versi del Capitano (IBS)


martedì 19 marzo 2019

Pensieri d'autore. Plutarco

Cigno (foto Daniela Durissini)

Imitando gli animali che emettono versi armoniosi, come il cigno e l'usignolo, abbiamo appreso il canto

Plutarco, De sollertia animalium



giovedì 14 marzo 2019

Fotografare l'arte. Caporetto ed il sottopasso a colori

Kobarid sottopasso
(foto Daniela Durissini)
Che cosa c'è di più grigio e triste di un sottopasso in cemento? 

A Caporetto-Kobarid (Slovenia), dove la viabilità è stata deviata dal centro mediante una circumvallazione che ha finalmente allontanato il traffico dalle vie cittadine, è stato creato un sottopasso che conduce al ponte sull'Isonzo, ma si è pensato di decorarlo con una grande onda ed una serie (piuttosto improbabile) di pesci coloratissimi in rilievo


Kobarid sottopasso
(foto Daniela Durissini)
Kobarid sottopasso
(foto Daniela Durissini)

Pensieri d'autore. Giuseppe Ungaretti. I fiumi

Isonzo Caporetto Kobarid
L'Isonzo presso Caporetto-Kobarid (foto Daniela Durissini)


Mi tengo a quest’albero mutilato

Abbandonato in questa dolina

Che ha il languore
Di un circo
Prima o dopo lo spettacolo
E guardo
Il passaggio quieto
Delle nuvole sulla luna


Stamani mi sono disteso

In un’urna d’acqua

E come una reliquia
Ho riposato


L’Isonzo scorrendo

Mi levigava

Come un suo sasso
Ho tirato su
Le mie quattro ossa
E me ne sono andato
Come un acrobata
Sull’acqua


Mi sono accoccolato

Vicino ai miei panni

Sudici di guerra
E come un beduino
Mi sono chinato a ricevere
Il sole


Questo è l’Isonzo

E qui meglio

Mi sono riconosciuto
Una docile fibra
Dell’universo


Il mio supplizio

È quando

Non mi credo
In armonia


Ma quelle occulte

Mani

Che m’intridono
Mi regalano
La rara
Felicità


Ho ripassato

Le epoche

Della mia vita


Questi sono

I miei fiumi


Questo è il Serchio

Al quale hanno attinto

Duemil’anni forse
Di gente mia campagnola
E mio padre e mia madre.


Questo è il Nilo

Che mi ha visto

Nascere e crescere
E ardere d’inconsapevolezza
Nelle distese pianure


Questa è la Senna

E in quel suo torbido

Mi sono rimescolato
E mi sono conosciuto


Questi sono i miei fiumi

Contati nell’Isonzo



Questa è la mia nostalgia
Che in ognuno

Mi traspare

Ora ch’è notte
Che la mia vita mi pare
Una corolla
Di tenebre

Giuseppe Ungaretti, I fiumi (16 agosto 1916), in
L'Allegria (Milano, Mondadori, 2009), anche in 
Vita di un uomo. Tutte le poesie 
(Milano, Mondadori, I Meridiani, 2005)



mercoledì 13 marzo 2019

Giorgios Seferis (13 marzo 1900). Arnisi (Il rifiuto)

Pago Pag Croazia
(foto Daniela Durissini)

Su di una spiaggia segreta
e bianca come una colomba
morivamo di sete 
ma l'acqua era salata

Sulla sabbia dorata
scrissi il tuo nome
meraviglioso! ma dal mare il vento 
arrivò e ne cancellò le parole

Con quale spirito, con quale animo,
quale desiderio e quale passione
afferrammo le nostre vite: che errore!
così cambiammo le nostre vite

Giorgios Seferis, Arnisi (1963)

Giorgios Seferis, nato a Smirne il 13 marzo del 1900, premio Nobel per la letteratura nel 1963, è stato un intellettuale, poeta e diplomatico greco. Contrario fin dai primi momenti al regime che i colonnelli avevano instaurato nel suo paese, nel 1967, intervenne più volte pubblicamente con parole dure di condanna della giunta militare. Alla sua morte, avvenuta nel 1971, i funerali, svoltisi ad Atene, videro una grande partecipazione, mentre la gente intonava proprio Arnisi, musicata nel frattempo dal dissidente, Mikis Theodorakis, imprigionato a causa delle sue opinioni poltiche. A seguito di questo episodio la giunta militare proibì la canzone, che da allora divenne il canto della resistenza greca.
L'opera di Seferis è immeritatamente poco conosciuta in Italia. 


martedì 12 marzo 2019

Letture. Paolo Ferruccio Cuniberti "Ultima Esperanza"

Cile Seno de Ultima Esperanza
Seno de Ultima Esperanza (foto Daniela Durissini)
Il Seno de Ultima esperanza è uno di quei luoghi dell'anima che non si dimenticano facilmente. E' uno di quei rari posti che ti restano dentro, troppo grandioso, troppo puro ed ancora autentico, troppo diverso dal mondo occidentale, un angolo di terra a sè stante, quasi un'isola, sebbene si tratti invece di una delle propaggini di quelle terre australi che tanto attirarono gli esploratori del secolo XIX. Siamo nella Patagonia meridionale cilena, la cittadina più vicina è Puerto Natales, non lontano il mitico gruppo delle Torri del Paine, oggi fortunatamente comprese in un parco nazionale, voluto anche da un italiano, quel Guido Monzino, alpinista ed esploratore, che ci era arrivato e vi aveva messo radici, acquistando un ampio terreno, poi donato al governo cileno con il vincolo dell'ampliamento del parco. 
Il Seno de Ultima Esperanza è un lungo braccio di mare che si insinua tra montagne selvagge, alcune cime delle quali non sono state tuttora salite, a toccare il Cerro Balmaceda ed il suo ghiacciaio e, ancora più in fondo, il ghiacciaio Serrano. 
A metà di questo braccio di mare l'Estancia Perales, sorge isolata, in un'ampia vallata fertile, alle spalle i monti. Ecco, in questa zona si conclude l'avventura di Federico Sacco, protagonista del romanzo di Cuniberti intitolato appunto "Ultima Eseperanza". Come si concluda non viene detto, perché il giovane veterinario piemontese, protagonista del racconto, risulta disperso, mentre il suo avventuroso viaggio viene raccontato attraverso i suoi diari personali, pervenuti in modo rocambolesco alla Società Geografica Italiana, promotrice dell'esplorazione. 


Il libro inizia con una seduta della Società nella quale viene dato conto della scomparsa del Sacco, e dell'avvenuto ricevimento di due diari personali, che vengono letti pubblicamente, allo scopo di decidere che cosa fare di queste relazioni, in considerazione del fatto che quelle scientifiche, annotate separatamente, sono andate perdute. 
Si narra così del lungo viaggio per mare verso l'America del Sud, dell'arrivo a Valparaiso, delle tempeste e del mal di mare sofferto dal protagonista, dell'incontro con un compagno di viaggio interessato a fondare un'estancia per l'allevamento delle pecore, del proseguio dell'itinerario al seguito del colonizzatore Saavedra, dell'orrore per i suoi metodi crudeli con i quali era uso "pacificare" l'Araucania, ed infine della decisione di proseguire da solo con una guida meticcia di Chiloè verso il Sud. 
La guida lo abbandonerà rubandogli tutto e, dopo aver incontrato casualmente il compagno col quale aveva iniziato il suo viaggio a piedi, ed averlo perduto a seguito di un agguato di una tribù tehuelche, il Sacco deciderà di stabilirsi nei pressi del Seno di Ultima Esperanza, costruendosi una capanna, per poter compiere le osservazioni scientifiche, che annoterà sui diari perduti. L'autore immagina che Sacco sia lo scopritore della Cueva del Milodonte, ricordata anche da Chatwin nel suo "In Patagonia", che riesca ad instaurare un buon rapporto con i nativi aonikenk, che sposi un'indigena, e che alla fine riesca a trovare e ad esaminare un esemplare di dinosauro piumato, che intende ammaestrare per portarlo in Italua a riprova della sua strordinaria scoperta.
Insomma, il Cuniberti in questo libro introduce molti degli elementi salienti della storia dell'esplorazione della Patagonia Cilena, aggiungendo alla fine anche alcune note che riportano alle vicende autentiche che fanno da sfondo a questa storia. 
Aggiungo però che, per chi ne abbia interesse, questa storia è abbastanza ben documentata. Ne hanno scritto autori famosi e coloro che per primi esplorarono quei luoghi, e che rimasero sconosciuti ai più. La storia della conquista delle terre meridionali da parte degli spagnoli e poi dell'esercito cileno è tristemente nota e confrontabile su più fonti. 



giovedì 7 marzo 2019

Pensieri d'autore. Salvatore Quasimodo

Croazia Pag
Il mare di Pag (foto Daniela Durissini)

Già da più notti s'ode ancora il mare 
lieve, su e giù, lungo le sabbie lisce. 
Eco d'una voce chiusa nella mente 
che risale dal tempo; ed anche questo
lamento assiduo di gabbiani: forse 
d'uccelli delle torri, che l'aprile 
sospinge verso la pianura. Già 
m'eri vicina tu con quella voce; 
ed io vorrei che pure a te venisse, 
ora, di me un eco di memoria, 
come quel buio murmure di mare.


da Salvatore Quasimodo, S'ode ancora il mare
in Giorno dopo giorno (Milano, Mondadori, 1947)


⇒(click) Il Libro: Salvatore Quasimodo, Giorno dopo giorno  (Il libro di trova, usato, nell'edizione del 1960)

mercoledì 6 marzo 2019

Pensieri d'autore. Francesco Guicciardini

Francesco Guicciardini 
Firenze, 6 marzo 1483

Ritratto di Francesco Guicciardini

Quelli cittadini che appetiscono onore e gloria nella cittá sono laudabili e utili, pure che non la cerchino per via di sette e di usurpazione, ma collo ingegnarsi di essere tenuti buoni e prudenti, e fare buone opere per la patria.


da Francesco Guicciardini, Ricordi

⇒(click) Il Libro: Francesco Guicciardini, Ricordi 

martedì 5 marzo 2019

Letture. Il marito passaporto e la pericolosa avventura di Marga d'Andurain



Incuriosita dal fatto che Marga d'Andurain, tra le altre attività, vantasse anche quella di albergatrice, avendo gestito per molti anni il famoso Hotel Zenobia, costruito tra le rovine della siriana Palmira, che ho frequentato nel corso di un indimenticabile viaggio in quei luoghi, ho letto il suo libro autobiografico Il marito passaporto. 
Vi si accenna alla vita irrequieta dell'autrice, che di nome faceva Jeanne Amélie Marguerite Clérisse, che la contraddistinse sin da ragazza, quando i genitori le fecero cambiare diversi collegi ecclesiastici, nella speranza di domare il suo spirito ribelle e si racconta invece, in dettaglio, la strana avventura che la vide protagonista, nel corso di un viaggio, finito assai male, verso La Mecca. 
Marga, nata a Bayonne nel 1893, da famiglia di orgine basca, si sposò giovanissima con il cugino, il conte Pierre d'Andurain, e viaggiò molto assieme al marito, con il quale tentò la fortuna anche in America, e precisamente in Argentina, dove i due iniziarono ad allevare cavalli, peraltro senza alcun successo. 
Rientrarono in Europa allo scoppio della prima guerra mondiale, per il desiderio di Pierre di combattere per il suo paese, ma nel 1925, a seguito della morte del padre di lei, che le lasciò una consistente eredità, partirono nuovamente, questa volta verso il Medio Oriente, approdando a Palmira, dove presero in gestione l'hotel sorto accanto all'antica città carovaniera.
Si diceva allora che l'amicizia di Marga con alcuni ufficiali inglesi coprisse in realtà un'attività di spia, che lei nega ostinatamente, com'è logico, nel libro, scritto con molto rancore per il trattamento, secondo lei iniquo, ricevuto dai francesi, in occasione della sua disavventura araba. 
In realtà ebbe una costante assistenza da parte del console del suo paese ma, in quegli anni, i diplomatici dovevano districarsi nella difficile situazione del Medio Oriente, e non potevano che essere imbarazzati dal comportamento di questa donna intraprendente, che scompigliava le loro alleanze ed i loro piani. 
In effetti Marga, per viaggiare in Arabia e per raggiungere La Mecca (se ci fosse riuscita sarebbe stata la prima donna occidentale a farlo), aveva escogitato un divorzio di comodo dal marito, che le avrebbe consentito di disporre liberamente della propria dote e di sposare un "marito passaporto" arabo, tale Soleiman, scelto a caso e solo perché proveniente dal Najd, regione centrale dell'Arabia. Inoltre s'era convertita all'Islam, prendendo il nome di Zenab (Zenobia, la famosa regina di Palmira). 
Tutto ciò però non aveva convinto le autorità di Gedda, che l'avevano fermata, rinchiudendola dapprima nell'harem del vice governatore e poi imprigionandola, quando Soleiman morì per avvelenamento. Sospettata di aver dato lei stessa il veleno al marito, rimase in prigione per due mesi, rischiò la condanna a morte per lapidazione, ma alla fine fu rilasciata e rimpatriata, benché privata della cittadinanza francese e costretta a rimanere a Parigi, senza poter tornare, per un lungo periodo di tempo, a Palmira. Il libro finisce qui ma sappiamo che, quando infine poté viaggiare di nuovo, tornò in Siria all'hotel Zenobia. Era il 1935 e si risposò con Pierre, da lei considerato sempre il suo unico e vero marito, che però fu assassinato l'anno seguente. Lei seguì la stessa sorte nel 1948, quando fu uccisa sul suo yacht nel golfo di Tangeri. Il corpo fu gettato in mare e mai più ritrovato. 
Insomma, gli affari e le relazioni dei coniugi d'Andurain e di Marga in special modo, non dovevano essere troppo graditi ai francesi, che vedevano in questa donna libera e un po' folle un pericolo reale per i loro interessi in quella delicata zona del mondo in cui si stava disegnando il futuro assetto del Medio Oriente.



La prima edizione del libro apparve per Jean Froissart nel 1947 con il titolo "Le mari passeport"