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mercoledì 26 giugno 2019

Pensieri d'autore. Matteo Nucci. Estate

Croazia. Campo nei pressi di Vrana (foto Daniela Durissini)


"È passato da poco il mezzogiorno e sui campi inondati di sole l’aria si è come ispessita. Insetti vagano formando circoli irregolari, sembra quasi che saltellino in un ronzio sordo inesauribile. Le cicale cantano. È un frinire ordinato, un coro possente che pare un respiro divino. Da qualche parte fra le rocce, serpenti riposano. Anche le tartarughe di queste zone, i magnifici esemplari di testudo marginata, si sono allontanate dai raggi solari che calano a picco sulla terra spaccata."

da Matteo Nucci, L'abisso di Eros: Seduzione 


⇒(click) Il libro: Matteo Nucci, L'abisso di Eros: Seduzione, Milano, Ponte alle Grazie, 2018

giovedì 20 giugno 2019

Vrana. L'ultimo khan

Croazia. Khan di Vrana (foto Daniela Durissini)

Il khan di Vrana è la testimonianza più occidentale dell'architettura islamica in Europa. Costruito a partire dal 1644 per ordine di Jusuf Maskovic, alto dignitario presso la sublime porta ed ammiraglio della flotta turca, nato a Vrana, fu concepito come una lussuosa residenza personale. Per la realizzazione dell'edificio furono impiegati, quotidianamente, circa 500 operai e la posizione fu scelta per la buona disponibilità di acqua, proveniente da una vicina sorgente, elemento essenziale e prezioso, soprattutto in un luogo arido, dovendo alimentare i bagni e l'hamam. Un complesso sistema di canalizzazioni, oggi parzialmente visibile, portava l'acqua in tutto l'edificio.

Caravanserraglio
(foto Daniela Durissini)

Nel 1645 Maskovic, alla guida di 60.000 soldati, conquistò Creta. La generosità e la clemenza mostrata verso i perdenti, veneziani, e verso gli abitanti locali, fecero di lui uno dei più rispettati uomini d'arme dell'epoca, ma il suo comportamento non piacque al sultano, che lo richiamò a Costantinopoli per essere processato e condannato a morte. 
Questa vicenda influì negativamente anche sulla conclusione dei lavori del khan, che furono molto ridimensionati, per cui l'edificio non corrispose al progetto originale. 


venerdì 14 giugno 2019

Vrana. La città dei re

Croazia. Vrana, resti della fortezza (foto Daniela Durissini)

La vecchia città di Vrana ha conservato a lungo i simboli dell'autorità dei re Croati. Nel IX secolo venne costruito sul posto un monastero benedettino, intitolato a San Gregorio, che conservava non solo le reliquie del santo ma anche un tesoro comprendente due corone arricchite con pietre preziose. Qui, infatti, venivano incoronati i re Croati, fino a quando il re ungherese Colomanno  (Kalman) non stabilì che la cerimonia del suo insediamento come re di Croazia dovesse tenersi nella reggia di Belgrado (1097). 


Croazia. Vrana (foto Daniela Durissini)
Attorno al monastero però era stata nel frattempo costruita un'ampia fortezza che, nei secoli si sviluppò ulteriormente e che, nel periodo di massimo splendore, riuscì ad estendere il suo dominio su Sebenico, Nona, Clissa e Cattaro. Passata ai Cavalieri Templari, poi, con il dissolvimento dell'ordine, a quelli di San Giovanni, vi si alternarono in seguito ungheresi e veneziani, mentre l'impero turco, nel XVI secolo, vi insediò 150 cavalieri e 100 soldati. L'importanza strategica della fortezza fece sì che fosse disputata a lungo tra le potenze che si contendevano la regione. Solo con la conquista di Vrana da parte dei Veneziani, nel 1647, e la distruzione parziale delle mura, essa smise di svolgere un ruolo preponderante nella zona. 

Croazia. Vrana (foto aerea tratta dallo spiegone che illustra l'antica città)
Oggi si possono ancora vedere parte delle mura e delle torri e sono in corso ricerche archeologiche per tentare di stabilire l'esatta evoluzione dell'edificato nei secoli. 



giovedì 13 giugno 2019

Pensieri d'autore. Arguedas da Cervantes a Marquez

H.  Daumier,  Don Chisciotte  e Ronzinante
José Maria Arguedas, grande autore peruviano, non molto conosciuto e poco letto, nel suo  complesso, ultimo lavoro, peraltro incompiuto, El zorro de arriba y el zorro de abajo, pubblicato postumo, nel 1971, entra in aperta polemica con Carlos Fuentes e, di più, con Julio Cortazar. Quest'ultimo, in particolare, sosteneva la scrittura come professione, mentra Arguedas pensa che questo possa nuocere alla libertà dell'autore ed in definitiva, alla spontaneità. A questo proposito elenca alcuni autori che, secondo lui, possono dirsi professionisti, tra cui inserisce Neruda e, tra i classici, Molière, mentre tra quelli che non lo sono e che lui ammira maggiormente mette Marquez e.....Cervantes. Arguedas pensava senz'altro al suo universo letterario, fatto di storie magnifiche ispirate dalle leggende degli indios andini, ed è per questo motivo che mette sullo stesso piano, oltre a sé stesso, Marquez e Cervantes, autori  che hanno nutrito le loro opere con la  cultura e con la fantasia, traendo ispirazione dai racconti popolari e dai classici. Ma per elaborare opere di questo tipo è evidente che l'autore devve sentirsi, ma soprattutto essere, libero.



mercoledì 5 giugno 2019

Pensieri d'autore. W. Goethe e le leggi della natura

W. Goethe era anche un appassionato naturalista. Amico di Alexander von Humboldt non perdeva occasione di incontrarsi con lui e seguiva con attenzione i suoi progressi in campo scientifico. Lui stesso però ebbe occasione di fare interessanti osservazioni che riportò nei suoi quaderni di appunti e che confluirono in alcune opere dedicate appunto alla natura, come  La metamorfosi delle piante.

Fiore di limone (foto Daniela Durissini)


Tutte le forme sono affini, e niuna 
somiglia all'altra; così allude il coro
ad una legge occulta, a un sacro enimma...
Ogni pianta t'annunzia eterne leggi, 
ogni fiore con te parla più chiaro



da W. Goethe, La metamorfosi delle piante

⇒(click) Il libro: W. Goethe, La metamorfosi delle piante, Milano, Guanda, 1999

Federica Cislaghi, Goethe e Darwin: la filosofia delle forme viventi, Milano, Mimesis, 2009