Translate

martedì 28 febbraio 2017

Francisco Pascasio Moreno

Un niño con barriga vacia, no puede aprender a escribir la palabra pan
Un bambino con la pancia vuota non può imparare a scrivere la parola pane



Francisco Pascasio Moreno


Francisco Pascasio Moreno, conosciuto come Perito Moreno, è stato un geografo ed esploratore argentino, che molto ha dato al suo paese, negli anni in cui l'Argentina, da poco stato indipendente (1816), iniziava a conoscere sé stessa. Gran parte del territorio infatti, non era mai stato esplorato dagli spagnoli, oppure era stato visitato casualmente, e non vi erano mappe che lo raffigurassero integralmente. 
Nato a Buenos Aires nel 1852 da una famiglia agiata ed appassionato studioso di scienze naturali fin da ragazzo, a soli 21 anni divenne membro dell'Accademia delle Scienze di Cordoba. Nello stesso anno intraprese la sua prima spedizione in Patagonia, dalla quale riportò, tra l'altro, numerose testimonianze delle culture indigene che avevano popolato e che ancora, in parte, popolavano, le regioni fino ad allora inesplorate, dando origine ad una nuova serie di studi sulle popolazioni native dell'America del sud. Dal 1874 in poi il governo lo incaricò di organizzare diverse spedizioni esplorative. La prima, in quello stesso anno, ebbe come meta la baia di Santa Cruz, mentre nel 1975 intraprese un lungo viaggio che lo condusse, agli inizi del 1976, al lago Nahuel Huapi. Fu il primo occidentale a raggiungere il luogo partendo dall'oceano Atlantico e vi eresse la bandiera argentina. Nel corso della spedizione venne a contatto con le popolazioni native e, impressionato per il trattamento che il governo aveva riservato loro, si adoperò per migliorare le relazioni con le autorità e per l'assegnazione di terre a coloro che ne erano stati spogliati. Sensibile soprattutto nei confronti dei bambini (lui ne avrà sette), chiese al governo di aprire delle scuole per i figli dei nativi. 
Nello stesso 1876 ripartì per la Patagonia, esplorando la zona della foce del Chubut e del Santa Cruz. Risalì quindi quest'ultimo giungendo al grande lago cui diede il nome di Argentino e nelle vicinanze del lago Viedma, da dove scorse il monte Chaltèn che, con gli indigeni, ritenne essere un vulcano, e battezzò Fitz Roy. Da tutte queste esplorazioni riportò dati, notizie e soprattutto una buona cartografia, realizzata mediante rilevazioni effettuate sul posto. Dalle rive del lago Argentino riportò anche una mummia, ritrovata in una caverna, che consegnò al museo de la Plata. 


Caverna del Gualicho
Caverna del Gualicho  e lago Argentino 


Nel 1879 compì una nuova spedizione per determinare i confini tra Cile ed Argentina, e nel contempo fu incaricato di studiare la possibilità di realizzazione di una linea ferroviaria patagonica. Giunse ad un nuovo lago, che battezzò Gutierrez, nei pressi del quale venne fatto prigioniero dai mapuche, assieme ai suoi uomini. Riuscirono a fuggire. 
Nel 1885 sposò  Maria Ana Varela, figlia dello scrittore Florencio, dalla quale ebbe sette figli. La donna morì nel 1897 di febbre tifoidea e dei suoi figli ne perse quattro. 
Nel 1886 la sua grande esperienza gli valse la nomina a perito della Commissione per i confini tra Argentina e Cile. Egli si applicò assiduamente e strenuamente alla difesa degli interessi argentini viaggiando tra i due paesi ed esplorando ancora le zone contese ed alla fine si giunse ad un arbitrato internazionale. L'arbitro designato era il re d'Inghilterra Edoardo VII, che esercitò il suo mandato attraverso un rappresentante, Thomas Holdich, che Francisco Pascasio Moreno conosceva assai bene per essere stato più volte a Londra. Vennero chiamati a testimoniare alcuni rappresentanti dei nativi e della colonia gallese della valle 16 ottobre ed alla fine il responso fu favorevole all'Argentina che dimostrò la sua gratitudine dando al principale fautore di questa vittoria alcune terre nella zona del lago Nahuel Huapi. 
Ma il personaggio non era dei più comuni e non solo ne vendette una parte per finanziare delle mense scolastiche, ma donò la parte rimanente allo stato argentino con il vincolo che se ne facesse un'area protetta. Da questa donazione ebbe origine il Parco Nazionale Nahuel Huapi.
Nel 1910 divenne deputato, nel 1912 costituì la Commissione organizzativa del Movimento Scout in Argentina. 
Morì nel 1919 all'età di 67 anni, povero, dopo aver dato tutto allo stato. I suoi resti riposano, accanto a quelli ella moglie, sull'isola  Centinela nel lago Nahuel Huapi. 
Di lui rimangono numerosi scritti che testimoniano dei suoi viaggi esplorativi. 




lunedì 27 febbraio 2017

San Carlos de Bariloche


Sculture lignee Bariloche
Sculture lignee a Bariloche (foto Carlo Nicotra)


San Carlos de Bariloche, più nota come Bariloche, è una città argentina di media grandezza, sviluppatasi sulle rive del lago Nahuel Huapi, nella provincia di Rio Negro, nella Patagonia nord-occidentale. Il nome deriva da una parola Mapuche. Circondata da montagne, quali il Cerro Tronador ed il Cerro Catedral, è un'importante stazione sciistica ed anche la base per interessanti escursioni, sia estive che invernali, all'interno del Parco Nazionale Nahuel Huapi. Dista pochi chilometri dal confine con il Cile.


Lago Nahuel Huapi
Lago Nahuel Huapi (foto Carlo Nicotra)


Fondata, alla fine del XIX secolo, da coloni austriaci e tedeschi, ai quali si unirono anche degli italiani provenienti per lo più dal Veneto, conobbe un notevole sviluppo da quando, nel 1934, venne raggiunta dalla ferrovia, la cui stazione, molto caratteristica, si trova accanto all'attuale terminal dei bus. 
Dalla metà degli anni Trenta del secolo scorso vennero eretti alcuni degli edifici più significativi della zona quali appunto la stazione ferroviaria, la cattedrale, il centro civico e l'hotel Llao Llao. Quest'ultimo fu progettato dall'architetto Alejandro Bustillo e la sua costruzione, iniziata nel 1936 e portata a termine l'anno successivo, implicò l'abbattimento di circa 5000 alberi. La costruzione è stata realizzata interamente in pietra e legno. 
Nello stesso periodo vedeva la luce anche il caratteristico centro civico che riunisce tutti i principali servizi, quali la biblioteca, il museo, il municipio, la sede della polizia municipale e della dogana, l'ufficio postale. Iniziato nel 1936 fu completato nel 1940. Il progetto si deve ad Ernesto de Estrada, allora giovane architetto, che tracciò  anche la strada costiera e disegnò le scalinate che la uniscono alla parte superiore della città. Sono suoi anche i progetti per la realizzazione di alcune case ed alberghi della zona. 


Bariloche centro civico
Centro Civico di Bariloche (foto Carlo Nicotra)


Nel 1987 Il centro civico è stato dichiarato monumento nazionale. Ernesto de Estrada è morto nel 1998. 



  Parco Nazionale Nahuel Huapi



Il Parco Nazionale Nahuel Huapi deriva il suo nome da due termini Mapuche: nahuel significa giaguaro o tigre, o meglio, uomo trasformato in tigre conseguentemente ad una magia, e huapi significa isola. Ci si riferisce all'isola che si trova nel mezzo dello splendido lago omonimo e che è anche chiamata Isla Victoria. Il parco, al confine tra le province di Neuquen e Rio Negro, è stato istituito nel 1934, grazie alla donazione effettuata da Francisco Pascasio Moreno, conosciuto come Perito Moreno, il quale aveva ricevuto queste terre come riconoscimento del suo lungo lavoro di geografo ed esploratore, nonché del suo decisivo ruolo nel tracciamento dei confini tra Argentina e Cile. La donazione era vincolata ad un utilizzo conservativo dell'ambiente e dell'ecosistema della zona.
Oggi, benché le città di Bariloche e di Villa La Angostura, site all'interno del parco, diano più di qualche problema in merito alla compatibilità con le direttive di tutela, e nonostante l'impatto del turismo, soprattutto di quello invernale, il parco costituisce un rifugio per molte specie animali ed un ambiente favorevole allo sviluppo ed alla conservazione di molte specie vegetali. 
Una fitta rete di sentieri ben tracciati e segnalati conduce alla scoperta delle zone tutelate all'interno delle quali si trovano, tra gli altri, l'huemul, il pudu, un piccolo cervide di appena 40 centimetri di altezza, il monito del monte, il colo colo, la volpe della Patagonia, il tucu tucu, il guanaco, il puma e, tra gli uccelli, il condor, il colibrì, il picchio di magellano.
Il lago Nahuel Huapi ha un'estensione di 550 kmq ed una profondità massima di 450 m. Le sue acque sono sempre piuttosto fredde. 


Panorama dal Cerro Otto
Panorama salendo al Cerro Otto (foto Carlo  Nicotra)

Dal centro cittadino si sale facilmente per una buona strada sterrata verso il Cerro Otto, la cui cima è raggiungibile anche con un impianto a fune. Camminando però si gode di un panorama magnifico sul lago e sulle montagne intorno. Al ritorno si può sempre fare una sosta appetitosa alla pasticceria cioccolateria Rapa Nui, locale caratteristico del centro nel quale assaporare ottimi dolci (e non solo).




venerdì 24 febbraio 2017

Traversata Cile - Argentina

La fine della carretera


Ed è arrivato il giorno della traversata Cile-Argentina. Quando ci svegliamo a El Mosco il cielo è plumbeo e scende una leggera pioggia. Le previsioni però sono abbastanza buone e confidiamo nella buona stella, nel cambio improvviso del tempo, tipico della Patagonia  e, solo per ultimo, nella tenuta dei nostri ponchi. Ci troviamo sotto il portico, tutti assonnati, tutti ansiosi di iniziare questa nuova avventura. Abbiamo prenotato il trasporto a Candelario Mancilla alla piccola agenzia accanto a Las Ruedas de la Patagonia, meno costosa e più simpatica del gettonato Robinson Crusoe. Per fortuna abbiamo raggiunto il numero necessario anche per la gita in barca al ghiacciaio O'Higgins (minimo 7 persone). Al nostro gruppetto si sono aggiunti due ciclisti, che però scenderanno a Candelario, due ragazzi francesi giramondo ed un giapponese che, a 69 anni, è arrivato fin qui in bici da Lima, ed è intenzionato a proseguire fino a Ushuaia.  Lasciamo Villa O'Higgins di mattina presto su un piccolo bus che percorre gli ultimi chilometri della Carretera Austral, fino alla riva del lago, dove c'è la tabella che decreta la fine della strada. Commozione ed abbracci per essere riusciti ad arrivare fin qui. Ma adesso inizia la parte forse più complicata.


Tabella fine Carretera Austral
Tabella di fine Carretera (foto Carlo Nicotra)


Ghiacciaio O'Higgins


Saliamo sulla piccola barca che in breve tempo attraversa il lago ed arriviamo a Candelario Mancilla. I due ciclisti scendono. Sembra stia schiarendo. Noi rimaniamo sulla barca e proseguiamo verso il fronte del ghiacciaio. Effettivamente smette di piovere. I panorami sono grandiosi e davvero si può dire che questa lingua di ghiaccio che scende poderosa al lago non ha niente da invidiare al ben più famoso Perito Moreno. Si tratta di uno dei rami del Hielo Continental Sur, che passa dietro alla catena Fitz Roy - Cerro Torre, arrivando fino al lago Viedma ed oltre. Nell'area di questo enorme campo di ghiaccio, il terzo della terra, per estensione, si trovano tre parchi nazionali: il Parco della Torri del Paine  e il parco Bernardo O'Higgins, in Cile ed il parco Los Glaciares, in Argentina, nel quale si trova il Perito Moreno.
Avvicinandoci incrociamo piccoli, e anche meno piccoli iceberg, che tutti fotografano spostandosi assieme da un lato all'altro dell'imbarcazione. 

Lago O'Higgins
Verso il ghiacciaio O'Higgins (foto Carlo Nicotra)

Ghiacciaio O'Higgins
Verso il ghiacciaio O'Higgins (foto Carlo Nicotra)


Davanti al fronte del ghiacciaio ci fermiamo per un po' di tempo, mentre ci viene distribuita una piccola merenda  assieme al solito whisky con il ghiaccio pescato, con funambolica mossa, dal figlio del proprietario dell'imbarcazione (e dell'agenzia). 


Ghiacciaio O'Higgins
Ghiacciaio O'Higgins (foto Carlo Nicotra)

Ghiacciaio O'Higgins
Ghiacciaio O'Higgins (foto Carlo Nicotra)



Torniamo mentre il cielo si fa sempre più chiaro,  e sbarchiamo a Candelario Mancilla. Qui mettiamo in spalla lo zaino grande e davanti portiamo quello più piccolo e iniziamo a salire la breve rampa che porta all'estancia. 


Candelario Mancilla
Verso Candelario Mancilla (foto carlo Nicotra)


Candelario Mancilla


L'estancia di Candelario è un luogo solitario. Da un lato c'è il lago, dall'altro 23 chilometri per il Lago del Desierto, in Argentina. 


Candelario Mancilla
Candelario Mancilla (foto Carlo Nicotra)

Candelario Mancilla
Candelario Mancilla (foto Carlo Nicotra)


Nel mezzo non c'è niente, solo le casermette delle guardie di frontiera dei due paesi. Candelario era il nonno degli attuali proprietari dell'estancia e si era stabilito qui dopo aver lavorato a Puerto Montt, Punta Arenas ed in Argentina. Cercava un luogo tranquillo ed indubbiamente questo lo era e lo è ancora. Veniamo accolti  con cortesia e sistemati in camere molto spartane, distaccate dall'edificio principale, assieme ai due francesi. Eileen e Charlotte, come sempre, dormono in tenda, Ornella in una stanza della casa, il giapponese in un edificio accanto. Mentre tutti vanno a riposare Carlo ed io approfittiamo della bella giornata. Il cielo è chiaro e fa abbastanza caldo. Andiamo a far due passi percorrendo il chilometro che ci separa dal posto di frontiera cileno, andiamo al molo e poi troviamo un piccolo gioiello: il sentiero costiero.

Sentiero costiero



Lago O'Higgins
Lago O'Higgins dal sentiero costiero (foto Carlo Nicotra)

Panorama Lago O'Higgins
Panorama dal sentiero costiero (foto carlo Nicotra)

Oltrepassando il recinto dell'estancia dalla parte bassa, verso il lago, imbocchiamo un sentiero evidente che scende dapprima tra una fioritura eccezionale di ranuncoli e risale quindi, a tratti nel bosco di lenga, fino a portarsi in quota. Lo percorriamo a lungo, godendo di un panorama magnifico e primordiale. Davanti ai nostri occhi le montagne, il lago, i grandi boschi. Torniamo solo quando si avvicina l'ora fissata per la cena

Ancora Candelario Mancilla


A candelario si cena alle 8, e fa ancora chiaro, Ci ritroviamo tutti intorno al tavolo del soggiorno della casa dei Mancilla, tra ricordi di famiglia e foto d'epoca. La cena è ottima ed abbondante e finisce in tante chiacchiere e una bella tazza di te. Andiamo a letto presto perché domani mattina dobbiamo alzarci presto. 

La Traversata Cile - Argentina


Quando al mattino ci ritroviamo tutti a far colazione ci mettiamo d'accordo per lasciare gli zaini più pesanti all'estancia. Verranno caricati sul trattore del proprietario che li porterà fino alla frontiera con l'Argentina. Partiamo leggeri e veloci, passiamo il controllo di frontiera e camminiamo immersi in un paesaggio da favola, mentre ci allontaniamo dal lago, che fa da sfondo, e saliamo verso le montagne, che si fanno più alte e severe.


Traversata Cile-Argentina
Traversata Cile-Argentina (foto Carlo Nicotra)

Facciamo abbastanza presto e ci fermiamo al confine per riunirci tutti. 


Frontiera Argentina
Frontiera Argentina (foto Carlo Nicotra)


Carichiamo gli zaini sulle spalle e partiamo. Il sentiero dovrebbe essere in discesa, almeno così pensiamo, ma invece è un continuo saliscendi, reso piuttosto faticoso dai guadi dei numerosi torrenti e dal passaggio attraverso aree semi paludose. Qui il panorama è limitato dagli alberi, poiché si cammina in boschi magnifici. Il povero giapponese, in seria difficoltà, trascina la bici con i piedi immersi nell'acqua. Sta facendo uno sforzo enorme, considerando anche che porta parecchie sacche. Finalmente la vista si apre ed appaiono Fitz Roy e Cerro Torre. 


Fitz Roy Cerro Torre
Fitz Roy e Cerro Torre (foto Carlo Nicotra)


A questo punto manca solo la ripida e disagevole discesa verso il Lago del Desierto, dove troviamo la casermetta argentina.


Lago del Desierto
Lago del Desierto (foto Carlo Nicotra)


Ci controllano i passaporti e chiamano la barca per attraversare il lago ma, mentre aspettiamo, ci distendiamo sull'erba ed ammiriamo felici lo spettacolo straordinario dei monti, oggi con poche nuvole.


Cerro Torre
Cerro Torre  (foto Carlo Nicotra)


Tuttavia le nostre peripezie non sono finite perché, una volta passato il lago, ci dicono che l'ultimo autobus per El Chalten è già passato e che quello delle 19 non passerà. Attendiamo invano, alcuni accettano un passaggio su un'auto privata, mentre noi rimaniamo ancora lì, in attesa, e poi ci rassegniamo a chiamare un'auto che, a pagamento, ci conduce, molto tardi, in paese. Qui salutiamo le nostre compagne di viaggio che proseguono verso il Paine. Siamo stanchissimi ma domani possiamo riposare.




giovedì 23 febbraio 2017

Villa O'Higgins

La carretera Cochrane - Villa O'Higgins


Il bus che porta da Cochrane a Villa O'Higgins parte di mattina piuttosto presto. Temendo di perderlo ci affrettiamo ed arriviamo alla fermata molto prima dell'ora stabilita. Così abbiamo la fortuna di incontrare Ornella, Eileen e Charlotte che, per qualche giorno, diventano le nostre simpaticissime compagne di viaggio. Il bus parte, come sempre, pienissimo e non è nemmeno troppo comodo: i sedili sono sfondati e soprattutto stanno solo reclinati, così o si dorme o, se si vuole vedere il panorama, si sta seduti come su uno strapuntino....ed il viaggio è lungo. La strada è sempre sterrata, in alcuni punti corre alta accanto ad un fiume e speriamo nei buoni freni e nell'abilità dell'autista. Ci si ferma e si scende, per qualche minuto di relax (dell'autista) in un punto qualsiasi della strada, in mezzo al nulla. Ma siamo in buona compagnia e ci si diverte. Il tempo atmosferico sembra tenere ed  incrociamo le dita perché ormai si avvicina la data della traversata Cile-Argentina, da farsi rigorosamente a piedi. Lungo la strada il bus si ferma per consegnare un pacco e, più in là, per far scendere delle persone, anch'esse nel nulla, almeno così sembra. Evidentemente nei boschi che fiancheggiano quest'ultimo tratto della Carretera ci sono delle piccole estancias, che non vediamo, e che garantiscono ai proprietari una vita assolutamente sana e tranquilla! Passiamo su un traghetto il Rio Bravo.
Finalmente arriviamo a Villa O'Higgins ed il tempo improvvisamente peggiora. Corriamo all'Hostal El Mosco che, per fortuna, ha posto per sistemarci tutti.


Villa O'Higgins 


Il paese di Villa O'Higgins sa tanto di "ultima frontiera", ed in un certo senso lo è: oltre non si va se non a piedi, anzi, in barca, poiché l'abitato è vicinissimo al lago O'Higgins, oltre al quale c'è solo una piccola fetta di territorio cileno, prima della frontiera con l'Argentina. Confine complicato questo, e da sempre contestato. Sul lato argentino, al Lago del Desierto, cileni ed argentini si sono scontrati ancora negli anni Sessanta del secolo scorso. Un busto, nella piazza di Villa O'Higgins, ricorda la morte del militare cileno Hernan Merino, avvenuta nel 1965. La disputa territoriale tra i due paesi ha trovato soluzione solo nel 1994, con la sentenza di un tribunale arbitrale, impugnata dal Cile, che ne usciva sfavorito, ma riconfermata nel 1995. Lo stesso lago O'Higgins è diviso tra Cile e Argentina, dove prende il nome di San Martin.
Il paese conta 600 abitanti ed è assolutamente tranquillo. 

Chiese Villa O'Higgins
Due chiese a Villa O'Higgins (foto Carlo Nicotra)

Le case, di legno, come tutto qui, sono basse, le vie regolari, tipiche di un abitato creato dal nulla in tempi relativamente recenti. Ci sono alcuni market molto spartani. C'è anche un ottimo ristorante, all'entrata del paese, che mi sento di segnalare, poiché la proprietaria è gentilissima ed è un'ottima cuoca. Le sistemazioni alberghiere non sono numerose ma si va dal campeggio, all'ostello, all'hotel di lusso che offre deprecabili voli con l'elicottero per vedere i ghiacciai dall'alto. Sì perché la zona è circondata da montagne magnifiche e da ghiacciai. Per rendersene conto basta salire ad uno dei miradores che sono stati costruiti alle spalle del paese. 


Mirador Villa O'Higgins
Mirador sopra Villa O'Higgins (foto Carlo Nicotra)


I sentieri che conducono alle montagne sono numerosi e ben segnalati e, tra le tante possibilità, scegliamo quella che ci sembra più completa e panoramica: il Sendero Altavista, da percorrere in attesa della traversata, per effettuare la quale dobbiamo attendere un giorno.

Sendero Altavista


Il mattino del giorno successivo al  nostro arrivo ci troviamo con le ragazze conosciute a Cochrane e partiamo per il Sendero Altavista, adocchiato la sera precedente su una cartina della zona, esposta all'ostello, e consigliato vivamente dalla proprietaria. Per un buon tratto camminiamo chiacchierando piacevolmente lungo la strada sterrata che conduce verso il lago O'Higgins e, passato un ponte sul rio Mayer, scavalchiamo un recinto e seguiamo le segnalazioni del sentiero. Si tratta di una lunghissima traversata, apparentemente in quota, ma in realtà con molti saliscendi, che conduce in una zona selvaggia, sopra la quale volteggiano i condor. 


Sendero Altavista
Lungo il Sendero Altavista (foto Carlo Nicotra)

Occorre fare attenzione perché il sentiero è pienissimo di piccole rane che si corre il rischio di calpestare. Il panorama è fantastico e ci fermiamo più volte ai miradores a  fotografare e ad ammirare quanto ci circonda.


Sendero Altavista
Panorama dal Sendero Altavista (foto Carlo Nicotra)

Si vedono la cordigliera, i fiumi Mosco e Mayer, il lago Cisnes ed il lago Ciervo. E' primavera e le fioriture sono eccezionali. Torniamo nel pomeriggio, stanchi ma con negli occhi ancora la magia degli eccezionali paesaggi che rendono unica questa parte della Patagonia. 


Sendero Altavista
Panorama dal Sendero Altavista (foto Carlo Nicotra)

mercoledì 22 febbraio 2017

Cochrane

La carretera Puerto Rio Tranquilo - Cochrane


Una mattina di novembre attendiamo il bus di linea a Puerto Rio Tranquilo. Siamo diretti a Cochrane e occorre aspettare fino alle 14. Passeggiamo sul lungolago, andiamo a mangiare qualcosa. All'improvviso sulla piazza compare un piccolo bus antiquato e ne scende un personaggio un po' bizzarro che, con entusiasmo del tutto immotivato, dato che siamo solo noi lì, ad aspettare, annuncia il viaggio inaugurale del bus turistico per Cochrane. Ci informiamo subito sulla tariffa e, considerata l'offerta promozionale, accettiamo. Alla fine partiamo in tre, ma il terzo, un locale, scende all'incrocio con Chile Chico. A differenza dei bus di linea questo va a Puerto Bertrand, piccolo paese sul fiume Baker, luogo prediletto dai pescatori e da nessun altro, molto isolato, molto tranquillo, una vera oasi di pace, un posto magico. Il colore delle acque è indescrivibile. Ci fermiamo per fare delle foto e per vedere se, per caso, qualcuno desidera aggregarsi. Sale un ragazzo con lo zaino. Ripartiamo ma ci fermiamo quasi subito. A lato della strada un 4x4 è finito con due ruote nel fossato ed il proprietario non sa come uscire da questa situazione. L'autista del bus scende e, dopo avergli elargito, inutilmente, dei buoni consigli, sale al posto di guida e lo tira fuori. Qui si usa così. Le strade sono assai poco frequentate e sono spesso davvero brutte, perciò se qualcuno si trova in difficoltà viene senz'altro aiutato dai (pochissimi) che passano. Il viaggio ci riserva scorci magnifici ma il migliore di tutti lo godiamo durante la sosta alla confluenza tra il Baker ed il Nef, uno dei posti più belli ed integri del Cile. Il fiume principale scorre poderoso, formando della cateratte, e si unisce a quello più piccolo e di colore chiaro, a causa delle ceneri vulcaniche che trasporta. Lo spettacolo è grandioso. Il Baker è il secondo fiume più profondo dell'America del sud e, dopo aver percorso 175 km sfocia a Caleta Tortel. Proprio qui, alla confluenza, vorrebbero costruire una diga da cui far partire un elettrodotto che, dopo un percorso aereo di quasi 2000 km, dovrebbe alimentare le miniere di rame che si trovano a nord. La popolazione locale si è sollevata con decisione contro questo progetto, ottenendo, sembra, almeno un rinvio della realizzazione, che però alcuni danno per imminente. Risulta evidente che la distruzione di un ambiente unico come questo sarebbe gravissima, com'è ovvio che difficilmente la ragione potrà prevalere a fronte agli interessi economici. 

Confluenza Baker Nef
Confluenza Baker-Nef (foto Carlo Nicotra)

Cochrane


All'arrivo a Cochrane salutiamo l'autista del bus e la bella e giovane moglie, che fa i conti, distribuisce i biglietti e, insomma, sembra essere il vero motore dell'impresa, e andiamo subito a prenotare il bus per la prosecuzione del viaggio verso Villa O'Higgins, nonché il passaggio andata e ritorno, per Caleta Tortel, per il giorno successivo.
Su queste tratte i bus sono pochi e generalmente pieni ed è sempre bene prenotare con un certo anticipo. 
Cochrane è una piccola e simpatica cittadina, che conta circa 3000 abitanti. Offre diverse sistemazioni, una banca, una farmacia, due market, e poco più. All'angolo della piazza, vicino alla fermata dei bus, c'è un bar, dove il viaggiatore viene accolto con estrema cortesia e dove sono prodighi di consigli e notizie sulla zona. 
Se c'è una cosa che qui, in luoghi così appartati, non manca, è una certa volontà di farsi conoscere attraverso internet. La cosa è ovvia e naturale ed è anche molto piacevole constatare come siano in molti coloro che, nonostante una certa difficoltà nei collegamenti, offrono questo sevizio gratuitamente. 
La città di Cochrane possiede un sito internet che mi sento di consigliare e che illustra benissimo tutte le possibilità che la zona offre al visitatore, in particolare la Riserva Tamango, dove si può vedere il mitico Huemul, la Valle Chacabuco, ed il magnifico e solitario massiccio del San Lorenzo.

Sito web di Cochrane



Caleta Tortel


Seguendo i consigli di altri viaggiatori decidiamo di non dormire a Caleta Tortel, ma di andare e tornare in giornata. E' vero che il viaggio in bus non è poi così breve, poiché ci vogliono tre ore a tratta, però i panorami sono talmente belli e vari, che non ci dispiace affatto vederli per tre volte. Sì tre, perché poi dovremo rifare, in parte, il percorso, per andare a Villa O'Higgins. 



Strada Cochrane Caleta Tortel
Strada Cochrane Caleta Tortel (foto Carlo Nicotra)


Il bus parte al mattino, e ritorna dopo qualche ora da Caleta Tortel, e per noi è perfetto. Quando arriviamo capiamo subito che la scelta è azzeccata poiché, essendo ancora bassa stagione, la maggior parte dei locali e degli alberghi è chiusa ed il posto sembra in totale abbandono. Si va a Caleta Tortel perché il paese, immerso in un paesaggio magnifico, è costruito sulla baia, alla foce del rio Baker, qui ampio e placido, circondato da monti bassi e verdeggianti, e perché la caratteristica del luogo è rappresentata dalle lunghe passerelle di legno di cipresso che qui sostituiscono interamente la strade. Tutto il paese profuma di cipresso, le automobili si fermano in alto, e non c'è alcun rumore, tranne quello delle acque del fiume che battono contro la riva. Una tranquillità ed una pace assolute. Qui, agli inizi del XX secolo, vivevano ancora alcuni indiani Alakaluf.
Oggi una nave collega Caleta Tortel a Puerto Natales, ovviando però solo in parte al problema della discontinuità territoriale che costringe i cileni che si muovono via terra a passare per l'Argentina, per poter raggiungere la parte cilena della Terra del Fuoco. 



Caleta Tortel
Caleta Tortel (foto Carlo Nicotra)










martedì 21 febbraio 2017

Puerto Rio Tranquilo

La Carretera da Villa Cerro Castillo a Puerto Rio Tranquilo


Da Villa Cerro Castillo passano uno o due bus al giorno, diretti a Cochrane, anche se c'è la possibilità di salire su qualche minibus di passaggio. Il problema è che spesso i mezzi arrivano già pieni ed il viaggio in piedi, per un tratto non solo abbastanza lungo ma anche disagevole, non è molto raccomandabile. Si tratta solo di avere fortuna, dato che il passaggio non è prenotabile. Noi abbiamo trovato dei passeggeri gentili che ci hanno lasciato il loro posto, in nome della nota ospitalità cilena, della quale, a ragione, si fanno vanto, accomodandosi nei posti, più scomodi, sul fondo della vettura, e lasciandoci così godere del panorama magnifico di questo tratto di strada. 
Lo sterrato qui è davvero faticoso, sia per il guidatore che per i passeggeri, costretti a continui sobbalzi, ma il paesaggio è impareggiabile: il fiume e poi le montagne, ancora imbiancate, l'Hudson, le estese fioriture, i boschi verdi, una natura grandiosa e ancora intatta. 


Puerto Rio Tranquilo


Puerto Rio Tranquilo è stato definito da qualcuno "tranquilisimo" ed in effetti è un piccolo abitato, sulle rive del Lago General Carrera, che vive di turismo che, a quanto ci hanno detto gli operatori del settore, arriva anche d'inverno, grazie alla maggior attrazione del luogo: le Capillas de Marmol. Numerose agenzie, sulla riva del lago, offrono uscite in barca per vedere le celebri formazioni rocciose, ma c'è anche la possibilità di visitare l'interno, e di dirigersi verso il monte San Valentin ed il ghiacciaio Exploradores.


Mirador Ghiacciaio Exploradores



La valle che conduce al ghiacciaio Exploradores è affascinante e selvaggia. Accompagnati dalla guida Martin ci siamo inoltrati, a bordo di un 4x4 lungo una strada sterrata che, affiancando il fiume, la risale interamente, per 52 km, fino al ghiacciaio. La valle è stretta e le pareti delle montagne, alcune cime delle quali sono tuttora inviolate, sono molto vicine. Sembra impossibile che, al giorno d'oggi, esistano ancora montagne che non sono mai state salite, però, osservandole attentamente, si nota che boschi fittissimi rendono difficoltoso il passaggio, almeno fino ad una certa quota, dopo di che il percorso è reso complesso dalla verticalità dei fianchi e dalle nevi perenni. Tutte difficoltà, comunque, superabili, se solo queste cime raggiungessero quote elevate, quelle necessarie a far parlare di sé, a conquistare articoli sulle riviste specializzate, a far gridare all'impresa. Qui invece, è tutto sacrificio e niente gloria: meglio così. Martin è contento della situazione, non gli mancano l'alpinismo da record e le folle di turisti, è venuto in Patagonia per trovare la tranquillità e questo sembra proprio il posto giusto. Si passa davanti alla poderosa cascata della Nutria. A lato della strada un uccello rapace: anche lui sembra tranquillo. 

rapace
Rapace nella valle verso il San Valentin (foto Carlo Nicotra)


Il monte San Valentin, appare d'improvviso, lontano e magnifico. E' il più alto della Patagonia, con i suoi 4058 m, misura peraltro non certa, considerato il fatto che è stato scalato pochissime volte e che tutti ne hanno riportato altezze differenti. A guardare la piramide possente del San Valentin si comprende come le salite alla cima siano così poche, dato che alla difficoltà tecnica si sommano le condizioni atmosferiche spesso avverse ed i fortissimi venti.


Monte San Valentin
Monte San Valentin (foto Carlo Nicotra)



Ghiacciaio Exploradores
Ghiacciaio Exploradores (foto Carlo Nicotra)

Ai piedi del San Valentin corre la lingua di ghiaccio dell'Exploradores. La strada affianca per un tratto il Lago Bajo e ci si ferma alla postazione della CONAF per poter salire al Mirador, compreso in una riserva naturale, per l'accesso alla quale si paga un biglietto. Con una breve ma ripida salita si raggiunge la piattaforma dalla quale si ha una visione superba del monte e del ghiacciaio, che fa parte del complesso Hielo Patagonico Norte e che in questi ultimi anni si è assai ritirato. Dal mirador si gode di una vista completa dei dintorni, compresi la valle appena percorsa ed il lago.
Tornando, nel bosco, si possono ammirare fioriture per noi inconsuete. 


Fuchsia
Fuchsia (foto Carlo Nicotra)


Capillas de Marmol


Tra le diverse agenzie che organizzano l'escursione in barca alle Capillas de Marmol, abbiamo scelto, perché raccomandata da precedenti viaggiatori, quella di Lenin Soto, e dobbiamo confermare le opinioni positive espresse dagli altri. Siamo partiti in sei, su una piccola imbarcazione e ci siamo diretti velocemente alle Capillas. Si tratta di formazioni di marmo, grotte, pinnacoli, colonne, che si trovano su un lato del lago General Carrera e che, per la loro particolarità e bellezza, sono state dichiarate, nel 1994, monumento nazionale.



Capillas de Marmol
Capillas de Marmol (foto Carlo Nicotra)

L'acqua qui assume colori fantastici, rimandati dalle pareti di marmo dalle mille sfumature. La barca si inoltra nei tunnel di pietra ed il riflesso del sole sull'acqua consente di ammirare ancor meglio questa meraviglia della natura. 


Capillas de Marmol
Capillas de Marmol (foto Carlo Nicotra)

La barca si ferma il tempo necessario per fare le foto e gira per tutto il complesso roccioso per offrire una visione il più possibile esaustiva della zona. Il ritorno è veloce, lungo le acque del lago che, comunque, riserva di per sé panorami straordinari.

lunedì 20 febbraio 2017

Villa Cerro Castillo

La carretera Coyhaique-Villa Cerro Castillo 


Il bus parte da Coyhaique per Cochrane alle 9 ed è sempre pienissimo per cui la prenotazione è d'obbligo. Si ferma lungo la strada e qualche passeggero scende in località lontane dai centri abitati. Il bus da qui in avanti diventa un collegamento essenziale per coloro che abitano le estancias lungo la strada e che si servono di questo mezzo anche semplicemente per ricevere qualche pacco o mandarlo alla successiva fermata. Si conoscono tutti. La strada, qui sempre asfaltata, attraversa un paesaggio vario fatto di colline, fiumi e qualche piccolo specchio d'acqua. Poi inizia ad avvicinarsi alle montagne e tutto cambia. Si percorre un solco vallivo a lato di un fiume fiancheggiato dalle cime che si fanno più aspre e più alte. Per Villa Cerro Castillo si scende, dopo aver raggiunto un passo e la Laguna Ciguay, e tutta la valle si apre, mostrando un panorama mozzafiato. Il bus prosegue, dopo una breve sosta, mentre chi scende si trova davanti ad un bar-ristorante, aperto solo all'ora di pranzo, ed a null'altro. Sembra di venir proiettati cinquant'anni addietro, nelle piccole località di villeggiatura alpine. La temperatura  è frizzante, alla fine della primavera, ed i monti più alti sono ancora ben innevati, così come i sentieri che salgono verso le cime. 


Villa Cerro Castillo carretera
Villa Cerro Castillo (foto Carlo Nicotra)


Villa Cerro Castillo


Il paese, situato nella valle del rio Ibanez, è molto piccolo, contando appena 450 abitanti. Dal 1962 ha preso l'attuale nome, mentre già da prima vi si era stabilita qualche famiglia, anche se non si hanno notizie precise sul periodo dei primi insediamenti. L'abitato non ha quindi una storia documentata prima di questa data. Oggi il paese vive di turismo e dell'allevamento di bestiame. Trattandosi di una zona ancora poco sfruttata, la fauna autoctona è abbondante: vi si trovano, tra le altre specie, l'aquila, il condor, il guanaco, l'huemul ed il puma. Anche la flora è assai rigogliosa ed in primavera le fioriture sono eccezionali. Poco lontano, in linea d'aria, si trova il vulcano Hudson la cui eruzione, nel 1991, depositò un metro di ceneri nel raggio di molti chilometri. La montagna che sovrasta l'abitato, appunto il Cerro Castillo, è magnifica ed un sentiero su area privata parte da poco lontano dal centro e raggiunge la laguna omonima. In primavera però può essere coperto di neve e, se le temperature sono ancora basse, di ghiaccio. Considerata la scarsità di sistemazioni alberghiere sono assai pochi, per il momento, i viaggiatori che si fermano qui, campeggiando all'Araucaria, o dormendo in una delle poche stanze messe a disposizione dagli abitanti nelle loro case. 


Cerro Castillo
Cerro Castillo (foto Carlo Nicotra) 

Paredon de las manos


Dal centro del paese si prende la Carretera austral che si percorre, in direzione di Puerto Rio Tranquilo, per qualche chilometro. Qui, per il momento, inizia lo sterrato, anche se sono in atto lavori per continuare l'asfaltatura della strada. Dopo aver passato un ponte sul fiume, quando la strada fa un'ampia curva a destra, si prende lo sterrato a sinistra e si prosegue lungamente, a lato del fiume, fino alla vecchia scuola del paese, oggi adibita a museo. Lì si visita l'edificio nel quale è riassunta la storia dell'istituzione e da lì parte il sentiero che, in breve tempo e con poca salita, conduce alla parete sulla quale sono impresse le mani.


Paredon de las manos
Paredon de la manos (foto Carlo Nicotra) 

Il sito archeologico è uno dei più conosciuti e visitati della regione dell'Aysén e le pitture rupestri risalgono a circa 10000 anni fa e sono state impresse dal popolo Tehuelche. la gran parte sono in negativo e sono mani sinistre. Il sito è spettacolare dal punto di vista dell'ambiente, oltre che dal punto di vista archeologico e merita senza dubbio una visita. 

Valle del rio Ibañez


Dal centro del paese ci si dirige verso il cerro Castillo e si prosegue a lungo per lo sterrato che in un continuo cambio di vedute conduce lungo la valle solcata dal fiume Ibañez, verso il vulcano Hudson. 


Valle del rio Ibañez
Valle del rio Ibañez (foto Carlo Nicotra) 


Dapprima si transita sotto il Cerro Castillo, poi ci si inoltra in un bosco a lato del fiume, lungo le rive del quale, in primavera, si vedono eccezionali fioriture. Proseguendo il panorama si fa ancor più interessante, lungo le insenature sabbiose del corso d'acqua, che diventa più ampio. Anche la valle si allarga ed a destra si notano altre cime, al di là del Cerro. Questa escursione fa parte del Sendero de Chile. 

Cerro Castillo
Cerro Castillo (foto Carlo Nicotra)