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martedì 28 giugno 2022

Ambiente e territori. La chiesa di S.Martino a Lun (Isola di Pago, Croazia)





Isola di Pago, Croazia. Lun. Ruderi della chiesa di San Martino (foto Daniela Durissini)

Sul limite estremo nord dell'isola di Pago, di fronte all'isola di Arbe, affacciato su un canale ventoso e, spesso, burrascoso, con sullo sfondo le alte e selvagge montagne del Velebit, è stata costruita, già nel X secolo, la piccola chiesa intitolata a San Martino, oggi ridotta a pochi ruderi. Assai significativa la fondazione di questa piccolo edificio, in un luogo così isolato, che costituisce il limite estremo dell'isola.
Ma perché l'intitolazione a San Martino? In realtà la sua figura ed il suo culto erano assai popolari, fin dagli anni immediatamente successivi alla sua morte.
San Martino era originario della Pannonia (316-397), ed esercitò il suo ministero in Gallia all'epoca del tardo impero romano. Venerato fin dal primo medioevo, "divenne il patrono della gente di chiesa, dei soldati, dei cavalieri, dei viaggiatori, che appendevano un ferro di cavallo sul portale della sua chiesa, degli osti e degli albergatori, che la sua festa arricchiva, dei vignaioli, dei vendemmiatori e di molte confraternite" (Alfredo Cattabiani, Calendario, Milano 1988).
Occorre tener conto inoltre che "Nella religione celtica si venerava un dio cavaliere che portava una mantellina corta: il culto proveniva dalla Pannonia, terra celtica e patria di San Martino. Era considerato il cavaliere del mondo infero, colui che vinceva gli inferi e trionfava sulla morte. Perciò...lo si considerava il dio della vegetazione che superava la morte attraverso la morte, e dunque garante del rinnovamento della natura dopo la "morte" invernale....La collocazione calendariale della sua festa ha contribuito a sottolinearne la funzione" (A. Cattabiani, 1988).
La festa di San Martino venne così pian piano a sostituirsi a quella del capodanno celtico, festeggiato per una decina di giorni a partire dai primo di novembre, periodo in cui inizia la fase di riposo agricolo, e, nell'Occidente cristianizzato, ne assunse più o meno lo stesso significato di rottura temporale, in attesa della rinascita primaverile. 

venerdì 24 giugno 2022

Archeologia. Štanjel. La torre di guardia

Štanjel. Torre di guardia (foto Daniela Durissini)
Štanjel, Vista dalla torre di guardia (foto Daniela Durissini)
La cima del colle che ospita l'abitato di Štanjel è stata utilizzata, fin da tempi antichissimi, come punto di osservazione, data l'eccezionalità della sua posizione, alta sulle vallate circostanti, dalla quale si controllavano facilmente le strade che conducevano dal mare verso l'interno. Per di qua passa anche la Via dei Castellieri, iniziativa sloveno-croata, che si avvale di un progetto europeo interreg e che segnala e raccoglie tutti i siti identificati come castellieri nei due paesi contermini, tra cui è compreso anche questo colle. I resti della torre, utilizzata sempre come osservatorio ma realizzata anche come opera difensiva, che si vedono oggi sulla cima, recentemente restaurati, risalgono al XIII o XIV secolo, ma si fondano su una torre romana, indicando quindi una ntevole continuità dell'insediamento su questo sito. 

martedì 14 giugno 2022

Ambiente e territori.Gli ulivi di Lun

Lun ulivi centenari
Lun (foto Daniela Durissini)
C'è un paese, su un'isola della Croazia, dove vivono ulivi millenari. E' il piccolo e solitario borgo di Lun, sulla punta estrema di Pago, verso nord. Qui non arrivano i vacanzieri chiassosi, i pullman delle gite organizzate si fanno vedere assai di rado perché, generalmente, chi viene sull'isola cerca piuttosto le spiagge, peraltro incantevoli, mentre l'interno può essere davvero assai caldo.

Lun vista sul Velebit



Lun però è un luogo ventilato, arriva l'aria dal mare, quando soffia da ovest, mentre la bora soffia da est, ed arriva qui scendendo impetuosa e fredda dalla catena del Velebit, proprio di fronte.

Allora l'aria sa di mare, le raffiche portano con sè il sapore del sale, che si deposita sulle piante, e dona all'olio un gusto particolare. I pochi abitanti di Lun ed i proprietari degli uliveti, che risiedono nei borghi vicini, rispettano queste piante secolari, consci del prezioso tesoro che possiedono, e ne ricavano un prodotto unico, di altissima qualità, dal sapore deciso, che molti non gradiscono perché troppo intenso, da usare con parsimonia, anche perché la produzione è scarsa.


Lun antica macina da olio




Qua e là, nei vecchi cortili, si vedono ancora le macine in pietra dei vecchi frantoi.
Ulivo centenario Lun


L'olio di Lun non viene esportato, ma venduto solo sull'isola, quasi sempre direttamente dai produttori. Un tempo gli ulivi rappresentavano l'unica ricchezza del paese, che era uno dei più prosperi dell'isola, ma ora molti abitanti se ne sono andati, come si sa chi vive della terra è sottoposto al capriccio delle stagioni e non sempre i raccolti risultano soddisfacenti.




Alcuni anni orsono parte degli uliveti è stata distrutta da un furioso incendio ma, fortunatamente, le piante più antiche, tra cui tre esemplari di 2000, 1800 e 1600 anni, si sono conservate ed ora sono comprese in un'area protetta, visitabile grazie ad un sentiero (segnalato), che la attraversa e che raggiunge gli alberi più belli.



(foto Daniela Durissini)