Monte Hermon |
Il
fiume Giordano nasce dal massiccio del monte Hermon, che si trova al
confine tra Israele, Siria e Libano e, dopo un percorso di 320
chilometri, durante il quale attraversa anche il lago di Tiberiade,
si getta nel Mar Morto. La cima della montagna, che supera, seppur di
poco, i 2800 metri di quota, viene identificata, in alternativa al
monte Tabor, con il luogo biblico in cui avvenne la trasfigurazione
di Gesù.
Il
fiume, anticamente, come ricorda la Bibbia, faceva della valle in cui
scorre un vero e proprio giardino, rendendola fertile e facilmente
coltivabile. Nel libro della Genesi, al momento in cui Abramo e Lot
decidono di separarsi, quest'ultimo deve scegliere da che parte
andare “E Lot alzò gli occhi e vide l'intera pianura del Giordano.
Prima che l'Eterno avesse distrutto Sodoma e Gomorra, essa era tutta
quanta irrigata fino a Tsoar, come il giardino dell'Eterno, come il
paese d'Egitto. E Lot si scelse tutta la pianura del Giordano, e
partì andando verso oriente. Così si separarono l'uno dall'altro”.
Da Umm Qais la Valle del Giordano e il lago di Tiberiade (foto C. Nicotra) |
Oggi
però quel giardino meraviglioso non esiste più, poiché la portata
del fiume, soprattutto dal lago di Tiberiade in poi, è drasticamente
diminuita, a causa dello sfruttamento da parte degli
stati attraversati da queste acque così preziose in un territorio
tendenzialmente arido, come quello della parte settentrionale della grande depressione della Rift Valley.
I
paesi che sfruttano maggiormente il fiume sono Israele, Siria e
Giordania. Già cinquant'anni fa Israele ha iniziato a captare
l'acqua del lago di Tiberiade per poter irrigare un vasto territorio
che va fino al deserto del Negev e, parallelamente, Siria e Giordania
hanno iniziato a sfruttare le acque dello Yarmuk, importante
affluente del Giordano, per i medesimi motivi.
Accesso all'area del Mar Morto dalla Giordania (foto C. Ncotra) |
Ma
ciò che succede solo pochi chilometri a sud del lago di Tiberiade,
dove è stata costruita una grande diga in territorio israeliano,
caratterizza fortemente il paesaggio della valle. Chi percorre la
strada che, parallela al fiume, segna il confine tra Giordania ed
Israele, osserva come da un lato, quello israeliano, le coltivazioni di alberi da frutto siano verdi e rigogliose, mentre dall'altro lato,
quello della Giordania, vi sia una lunga fascia desertica. L'acqua,
bene prezioso e conteso, in questo tratto di terra segna fortemente
il paesaggio e condiziona la vita degli abitanti dei due paesi.
Parallelamente
le acque del Mar Morto calano vistosamente ogni anno e sono
fortemente inquinate dagli scarichi fognari che confluiscono nel
letto del fiume, convogliati subito dopo l'ultima diga israeliana,
pochi chilometri a sud del lago.
Umm Qais. Valle del Giordano (foto C. Nicotra) |
Del
problema si occupa anche la Ong giordano-israelo-palestinese, EcoPeace Midlle East, con sede ad
Amman, che tenta di sensibilizzare le amministrazioni dei tre stati
confinanti, affinché si provi a porre rimedio a questa catastrofe
ambientale.
Anticamente
il Mar Morto si estendeva su una superficie molto vasta oggi ridotta
a meno di 650 chilometri quadrati, a causa certo del fattore
importantissimo (e negativo) del cambiamento climatico e della
maggior aridità della zona, ma soprattutto delle azioni umane di
captazione e sfruttamento delle acque messe in atto dagli anni
Sessanta a monte dello specchio d'acqua, ormai a rischio estinzione.
Dei due bacini collegati di pochi anni or sono ne è rimasto, in
pratica, uno soltanto, che continuamente cala di livello. Per questo
motivo nel 2013 Giordania, Israele e Palestina hanno presentato un
progetto per alimentarlo, attraverso una conduttura, al Mar Rosso.
Nel sito di al-Bakoora, dove ci si affaccia sulla strada 90, che va da Eilat al lago di Tiberiade, e dove è severamente proibito scattare foto, la portata del fiume è ridottissima. Proprio nei pressi di questa località la ONG ha proposto la creazione di un Parco della pace, su un isolotto artificiale, dove gli abitanti della regione possano accedere liberamente, senza documenti, incontrarsi e confrontarsi. Non solo un'utopia per una zona così tormentata.
E non lontano da qui il fiume Giordano è attraversato da tre ponti, quasi a simboleggiare la continuità del suo ruolo di unione e non di divisione sul territorio. Non a caso si tratta di un ponte romano, di un ponte ottomano e di un ponte britannico.
Del resto la valle era percorsa fin dall'antichità da una fitta rete commerciale, come dimostrano i rinvenimenti archeologici a Beit She'an (Israele), Pella ed Umm Qais (Giordania), che testimoniano di culture ampiamente condivise tra i diversi centri della regione.
La ONG pertanto tenta di recuperare queste caratteristiche della zona a favore della pace tra i popoli confinanti.
Pella nella valle del Giordano (foto C. Nicotra) |