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Jerash. Foro e cardus maximus (foto C. Nicotra) |
Situata
a circa 30 chilometri a nord di Amman, Jerash, l'antica Gerasa,
sorgeva a lato della Via Regia che collegava un tempo Heliopolis, in
Egitto, al fiume Eufrate.
Abitato
sin dalla preistoria, il sito, probabilmente, non fu mai abbandonato
e ad una cultura ne succedette un'altra ed un'altra ancora. Ciò fu
dovuto senza dubbio alla posizione favorevole, accanto al Wadi
Jerash, corso d'acqua che consentiva di praticare l'agricoltura. Gli
scavi archeologici ci restituiscono reperti che confermano una
presenza costante dell'uomo, dal neolitico all'epoca romana, epoca in
cui si sviluppò una città di notevole importanza. Già dopo la
conquista di Alessandro Magno il piccolo centro si era sviluppato
notevolmente ma i romani, annettendolo alla provincia di Siria (64
a.C.), ne fecero uno dei centri nevralgici della Decapoli,
incrementandone l'importanza strategica e commerciale. E furono
proprio i traffici regolari con il regno nabateo del sud della
regione, oltre alla possibilità di coltivare i terreni resi fertili
dalle acque del Wadi Jerash, ad arricchire la città, che nel corso
del I secolo d.C. venne ampliata secondo il modello romano: comparve
allora l'ampia strada centrale, sull'asse nord-sud (cardo), facente
capo al foro ellittico, che rimane ancor oggi una delle più
significative testimonianze del passato, e vennero realizzate anche
le vie laterali (decumani), sull'asse est-ovest. Man mano che la
città si arricchiva e si ampliava venivano eretti nuovi ed imponenti
edifici. La città crebbe in particolare sotto Traiano, che annesse
il regno nabateo, e sotto Adriano, che la visitò nel 129. In
quell'occasione fu eretto l' imponente arco di trionfo, tuttora
visibile. All'inizio del III secolo divenne colonia, ma già alla
fine del secolo iniziò il processo di declino, dovuto principalmente
allo spostamento degli assi commerciali verso il mare, anche a causa della caduta di Palmira. Tuttavia
rimase comunque una città importante per un lungo periodo, almeno
fino alla conquista da parte dapprima dei persiani e poi degli arabi,
nei primi decenni del VII secolo. Fu il terribile terremoto del 747
che la rase al suolo e che ne determinò il declino definitivo.
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Jerash. Porta meridionale (foto C. Nicotra)
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Il
sito archeologico che oggi vediamo è uno dei più importanti del
paese.
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Pianta di Jerash (By Hobe / Holger Behr (Proprio lavoro) [Public domain], via Wikimedia Commons) |
Ciò
che colpisce il visitatore è innanzitutto il foro, di forma
ellittica, che prelude al cardus maximus, lastricato in pietra
calcarea, che ospitava al centro una statua o un altare, sostituiti
poi da una fontana. Il foro collegava l'area del tempio di Zeus con
la grande via colonnata diretta alla porta nord.
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Jerash. Lungo il cardus maximus. Sullo sfondo la porta nord (foto C. Nicotra)
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Lungo la stessa incrociavano i decumani, segnati da due tetrapili e sorgeva il ninfeo, una fontana monumentale, eretta nel 191, riccamente decorata e composta da due piani, coperti da una cupola a forma di conchiglia dalla quale fuoriusciva l'acqua che si raccoglieva nella grande vasca sottostante, dalla quale defluiva attraverso le bocche di sette leoni.
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Jerash. Ninfeo (foto C. Nicotra)
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Proseguendo
lungo la strada lastricata e fiancheggiata da colonne, si raggiungono
i propilei, che preludono al tempio di Artemide. Eretto alla metà
del II secolo l'edificio era caratterizzato da dodici colonne con
capitelli corinzi e nei sotterranei vi si custodiva il tesoro del
tempio. La scalinata d'accesso, all'epoca, era fiancheggiata da
botteghe. Dopo aver superato relativamente intatto la conquista
araba, fu distrutto dai crociati.
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Jerash. Propilei (foto C. Nicotra) |
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Jerash. Tempio di Artemide (foto C. Nicotra)
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Dalla
parte opposta, al di fuori della cerchia muraria, risalente per gran
parte al periodo bizantino, si trova l'arco di Adriano, eretto in
occasione della visita dell'imperatore, nel 129.
La
struttura è possente. Era stato progettato come porta meridionale
della città, anche se non ebbe mai questa funzione.
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Jerash. Arco di Adriano (foto C. Nicotra) |
Accanto all'arco si trova l'ippodromo e, più in là, il teatro meridionale; più grande e
capace di quello settentrionale, poteva ospitare 5000 persone. La
scena si è in parte conservata.
Nell'area
archeologica sono presenti anche le rovine di alcune chiese costruite
in periodo bizantino, sfruttando in parte i materiali lapidei dei
monumenti romani.
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Jerash. Teatro meridionale (foto C. Nicotra) |
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