(foto Daniela Durissini) |
Sull'onda dei commenti all'assegnazione del premio Nonino di quest'anno a Juan Octavio Prenz, ho letto Solo gli alberi hanno radici, romanzo pubblicato nel 2017 dalla case editrice La nave di Teseo.
Claudio Magris, che scrive la prefazione, nota: " La conoscenza di lingue e letterature slave fa di Prenz un curioso esempio di scrittore sudamericano-mitteleuropeo, che continua a muoversi e ad essere di casa nel vecchio e nel nuovo continente, vicino a quel mondo istriano anch'esso plurinazionale, dove affondano le sue radici - parola che egli, come ha più volte ripetuto, non ama, perché si sente più un animale randagio che un albero incantenato al suolo e perché gli sembra inutile moltiplicare le metafore".
La narrazione ha come sfondo la cittadina di Ensenada de Barragan, in Argentina, piccolo porto di commerci e contrabbandi, poi sviluppatasi e conosciuta semplicemente come Ensenada, la città dove Prenz è nato e dove ha trascorso la prima parte della sua vita.
L'esordio del romanzo è sorprendente e di grande impatto, con la descrizione della località e delle genti che la abitano e la frequentano; da un lato gli immigrati, provenienti da diverse parti del mondo, che si insediano nel quartiere Campamento, simbolo di una provvisorietà destinata a mettere radici, dall'altra i marinai, sradicati e giramondo per definizione e, in gran parte, per vocazione. I due mondi si incontrano, incrociando i loro destini, ma la narrazione ben presto si allontana da coloro che partono, per concentrarsi su coloro che rimangono, magari con il pensiero di tornare nel paese d'origine, per raggiungere il quale si risparmiano i denari per l'acquisto del biglietto per il lungo viaggio in nave, che però vengono distratti continuamente per le esigenze della nuova vita e della nuova casa, mentre in patria i rimasti invecchiano e muoiono e la storia sta preparando una deflagrazione epocale che renderà impossibile il rientro.
In questo microcosmo, rappresentato dal quartiere degli immigrati di Ensenada, si muovono i personaggi ricreati da Prenz, dal bimbo dal quale parte la narrazione, Benigno Salvador Croce, nato lì, figlio di immigrati istriani, che svolge il suo primo lavoretto come procacciatore di clienti per una prostituta locale, al padre, Tihomir Croce, la cui famiglia è stata prima Kreuz, poi Kriz, a seconda dei governi che si sono succeduti in quelle terre, che vive, apparentemente senza grossi traumi, una confusione linguistica ed esistenziale, in alcune pagine indimenticabili del romanzo, a Frane Daicich, uomo di piccola statura, che mantiene una corrispondenza costante con la famiglia, rimasta in Istria, inventando per i preoccupati genitori, una storia fantastica, che lo vedrà fidanzato e poi sposo di una donna bellissima, ed addirittura cresciuto di parecchi centimetri, a molti altri, che si muovono sullo sfondo della, allora piccola, località portuale.
Il personaggio del bisnonno Alexandar Kreuz, morto due volte, la cui vita si svolge interamente in Istria, riporta il lettore alle origini della famiglia Croce ed al paese, con i suoi ritmi ed i suoi riti, con il suo essere comunità, in modo assolutamente diverso da quello in cui lo è quella di Campamento, in cui vivono Benigno Salvador ed i suoi genitori.
Il romanzo si divide in numerosi capitoli, che interrompono e riprendono le vicende dei diversi personaggi, con l'evidente intento di ricreare quella confusione di atteggiamenti e di linguaggi, presente a Ensenada, date le diverse provenienze dei suoi abitanti, tuttavia, se l'esordio è magistrale, la narrazione non riesce a mantenere lo stesso ritmo fino in fondo, ed anzi, verso la fine si sfilaccia un po', diventa decisamente meno incisiva e delude le aspettative.
Prenz, a mio avviso, non ha le capacità affabulatorie di taluni scrittori sudamericani, anche se qua e là ne troviamo qualche cenno, e non costruisce in questo romanzo uno schema narrativo del tutto convincente, anche se il tema trattato e le vicende raccontate, probabilmente con qualche spunto autobiografico, ne rendono piacevole ed interessante la lettura.
⇒(click) Il Libro: Juan Octavio Prenz, Solo gli alberi hanno radici (Milano, La nave di Teseo, 2017)
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