Incuriosita dal fatto che Marga d'Andurain, tra le altre attività, vantasse anche quella di albergatrice, avendo gestito per molti anni il famoso Hotel Zenobia, costruito tra le rovine della siriana Palmira, che ho frequentato nel corso di un indimenticabile viaggio in quei luoghi, ho letto il suo libro autobiografico Il marito passaporto.
Vi si accenna alla vita irrequieta dell'autrice, che di nome faceva Jeanne Amélie Marguerite Clérisse, che la contraddistinse sin da ragazza, quando i genitori le fecero cambiare diversi collegi ecclesiastici, nella speranza di domare il suo spirito ribelle e si racconta invece, in dettaglio, la strana avventura che la vide protagonista, nel corso di un viaggio, finito assai male, verso La Mecca.
Marga, nata a Bayonne nel 1893, da famiglia di orgine basca, si sposò giovanissima con il cugino, il conte Pierre d'Andurain, e viaggiò molto assieme al marito, con il quale tentò la fortuna anche in America, e precisamente in Argentina, dove i due iniziarono ad allevare cavalli, peraltro senza alcun successo.
Rientrarono in Europa allo scoppio della prima guerra mondiale, per il desiderio di Pierre di combattere per il suo paese, ma nel 1925, a seguito della morte del padre di lei, che le lasciò una consistente eredità, partirono nuovamente, questa volta verso il Medio Oriente, approdando a Palmira, dove presero in gestione l'hotel sorto accanto all'antica città carovaniera.
Si diceva allora che l'amicizia di Marga con alcuni ufficiali inglesi coprisse in realtà un'attività di spia, che lei nega ostinatamente, com'è logico, nel libro, scritto con molto rancore per il trattamento, secondo lei iniquo, ricevuto dai francesi, in occasione della sua disavventura araba.
In realtà ebbe una costante assistenza da parte del console del suo paese ma, in quegli anni, i diplomatici dovevano districarsi nella difficile situazione del Medio Oriente, e non potevano che essere imbarazzati dal comportamento di questa donna intraprendente, che scompigliava le loro alleanze ed i loro piani.
In effetti Marga, per viaggiare in Arabia e per raggiungere La Mecca (se ci fosse riuscita sarebbe stata la prima donna occidentale a farlo), aveva escogitato un divorzio di comodo dal marito, che le avrebbe consentito di disporre liberamente della propria dote e di sposare un "marito passaporto" arabo, tale Soleiman, scelto a caso e solo perché proveniente dal Najd, regione centrale dell'Arabia. Inoltre s'era convertita all'Islam, prendendo il nome di Zenab (Zenobia, la famosa regina di Palmira).
Tutto ciò però non aveva convinto le autorità di Gedda, che l'avevano fermata, rinchiudendola dapprima nell'harem del vice governatore e poi imprigionandola, quando Soleiman morì per avvelenamento. Sospettata di aver dato lei stessa il veleno al marito, rimase in prigione per due mesi, rischiò la condanna a morte per lapidazione, ma alla fine fu rilasciata e rimpatriata, benché privata della cittadinanza francese e costretta a rimanere a Parigi, senza poter tornare, per un lungo periodo di tempo, a Palmira. Il libro finisce qui ma sappiamo che, quando infine poté viaggiare di nuovo, tornò in Siria all'hotel Zenobia. Era il 1935 e si risposò con Pierre, da lei considerato sempre il suo unico e vero marito, che però fu assassinato l'anno seguente. Lei seguì la stessa sorte nel 1948, quando fu uccisa sul suo yacht nel golfo di Tangeri. Il corpo fu gettato in mare e mai più ritrovato.
Insomma, gli affari e le relazioni dei coniugi d'Andurain e di Marga in special modo, non dovevano essere troppo graditi ai francesi, che vedevano in questa donna libera e un po' folle un pericolo reale per i loro interessi in quella delicata zona del mondo in cui si stava disegnando il futuro assetto del Medio Oriente.
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La prima edizione del libro apparve per Jean Froissart nel 1947 con il titolo "Le mari passeport"
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