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domenica 29 gennaio 2023

Fotografare l'arte. Menade danzante

Roma. Musei Capitolini. Menade danzante (foto Daniela Durissini)
Rilievo con menade danzante realizzato in marmo pentelico, derivante da un monumento circolare e ritrovato nel 1875 a Roma, presso la piazza Vittorio Emanuele. Si tratta di una replica neoattica di un donario votivo coregico realizzato da Callimaco nel periodo compreso tra il 406 ed il 405 a.C. per la rappresentazione della Baccanti di Euripide. (Roma, Musei Capitolini) 

domenica 22 gennaio 2023

Archeologia. Aquileia. Artemide efesina

Aquileia. Museo Archeologico Nazionale
Artemide efesina (foto Daniela Durissini)
Nell'Aquileia del I secolo d.C. erano presenti i culti di alcune divinità orientali. Tra questi, molto importante, appare quello dell'Artemide efesina, dea lunare legata alla natura ed alla caccia, la cui rappresentazione tipica è caratterizzata dalla veste ricchissima, ornata con offerte e simboli di fecondità. L'Artemide di Aquileia è stata scolpita in marmo e la provenienza non è stata tracciata. La divinità è citata anche in un'iscrizione bilingue fatta realizzare da Tiberio Claudio Magno, cittadino originario di Efeso e che ad Aquileia era patrono del collegio dei cacciatori di Nemesi (►(click) Francesca Diosono, I Nemesiaci, Diana e l'arena: una rilettura di CTh XIV, 7,2), divinità legata alla caccia ed ai combattimenti con animali o tra animali ospitati, generalmente, negli anfiteatri. Le numerose riproduzioni esistenti in epoca romana e ritrovate in diverse località, fanno riferimento all'originaria statua di Artemide ritrovata in Efeso. 

martedì 17 gennaio 2023

Fotografare l'arte. Commodo come Ercole

Roma. Musei Capitolini. Commodo come Ercole  (fine II sec. d. C.)
 (foto Daniela Durissini)
A Roma, presso i Musei Capitolini, è conservato il busto dell'imperatore Commodo nelle vesti di Ercole. Commodo, figlio di Marco Aurelio, divenuto imperatore nel 180 d. C., viene ricordato come crudele e depravato. Fu avversato dal senato romano e divenne noto per le sue prove di forza (si esibiva anche come gladiatore), per cui fu soprannominato l'Ercole romano. Il busto, realizzato in marmo lunense, lo ritrae nei panni di Ercole, adornato con gli attributi del semidio, cioè la pelle del leone di Nemea, con la bocca sulla testa e le zampe annodate sul petto, i pomi delle Esperidi e la clava. Dal confronto con le monete che lo ritraggono si evince che il busto mostra tratti assai realistici. Fu ritrovato nel 1874 presso un criptoportico nel complesso degli horti Lamiani.

mercoledì 11 gennaio 2023

Fotografare l'arte. Vulci. La sfinge etrusca

Vulci. Sfinge (foto Daniela Durissini tratta dallo spiegone illustrativo)
A Vulci, durante la campagna di scavo del 2011, sono state rinvenute 25 tombe tra le quali quella detta della sfinge, dal ritrovamento all'interno di una sfinge (550-560a.C.) dal corpo leonino, dalle ali di rapace e dal volto umano. La statua, probabilmente non contemporanea alla tomba, ma inserita nel momento in cui il dromos era già coperto, è stata realizzata in nenfro, pietra vulcanica tipica della statuaria di Vulci a partire dal 600a.C. 

mercoledì 4 gennaio 2023

Arti e architetture. Vulci. Il mitreo

Vulci. Mitreo. Il dio Mitra che uccide il toro (copia) 
(foto Daniela Durissini)
Nel 1975, nel corso di alcuni scavi condotti a Vulci dalla Soprintendenza Archeologica dell'Etruria Meridionale, è stato scoperto un sito, dedicato al culto del dio Mitra, annesso alla domus di un ricco proprietario. La scoperta è molto importante poiché ha fornito agli archeologi una gran messe di informazioni su questo culto, di origine orientale. Tra le statue ed i reperti ceramici rinvenuti, il ritrovamento più importante è stato il gruppo di Mitra che uccide il toro, realizzato in marmo ed inizialmente in diversi frammenti, poi restaurato ed esposto in loco in copia in argilla, realizzata dall'artista Carlo Brignola. Il gruppo comprende il dio Mitra che afferra per il muso il toro e lo pugnala, mentre attorno al corpo dell'animale ferito si trovano anche un cane, in attesa di leccare il sangue che correrà dalla ferita inferta dal dio, il serpente ed uno scorpione, in numerosi casi correlati alla tauroctonia (sec. III d.C.).
Altrettanto interessante l'architettura del mitreo che svela la scenografia dei rituali praticati. All'altare, sul fondo, si giunge lungo uno stretto corridoio fiancheggiato dalle sedute in pietra dove si sistemavano i covenuti. I sei archetti in pietra che caratterizzano i banconi laterali corrispondono ai diversi livelli che il neofita doveva superare prima di giungere alla settima sfera, quella del dio.