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venerdì 14 luglio 2017

La tomba del profeta Giona



Giona. Miniatura dal menologio di Basilio II (sec. XI)

Il profeta Giona

La figura del profeta Giona, vissuto tra il IX e l'VIII secolo a.C. è stata descritta in un libro dell'Antico Testamento che porta il suo nome. Il testo, redatto in ebraico, secondo i biblisti è databile al periodo successivo all'esilio babilonese, quindi descrive fatti accaduti alcuni secoli prima e, sul piano storico, è scarsamente attendibile.
Vi si narra di come il Signore ordinò a Giona, figlio di Amittai, di recarsi a predicare a Ninive, e di come questi, impaurito dal compito assegnatogli, disobbedì, e si imbarcò su una nave diretta a Tarsis. Nel corso della traversata una grande tempesta investì la nave rischiando di farla naufragare e, per salvarla, Giona venne gettato in mare. Inghiottito da un grosso pesce, nella pancia del quale rimase per tre giorni, ottenne il perdono del Signore. Il pesce lo risputò su una spiaggia e Giona si recò a predicare a Ninive, dove, inaspettatamente, gli abitanti lo seguirono. Ciò nonostante egli avrebbe voluto che il Signore punisse la città e se ne allontanò. Qui viene introdotta la nota metafora del ricino, spuntato per volere divino sopra la testa del profeta per fargli ombra, e morto dopo poche ore, lasciandolo in balia del sole e del vento; una piccola pena, lo redarguisce il Signore, di fronte alla severità con la quale avrebbe voluto punire una città di centoventimila anime “che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra”.

Giona risputato dal pesce sulla spiaggia. Miniatura (sec. XVI)

Il racconto è fortemente simbolico. Tra i riferimenti più noti vi sono Tarsis, identificata con Tartesso, città posta alla foce del Guadalquivir, sull'Atlantico, il posto più occidentale che il profeta potesse raggiungere, mentre Dio gli aveva ordinato di predicare ad oriente, ed il pesce, che rappresenta il caos, ed insieme l'abisso della disobbedienza. Questa immagine ha avuto un'enorme seguito, tanto nell'arte figurativa come nella letteratura. Celebre anche l'espressione riferita agli abitanti di Ninive che, non sapendo distinguere una mano dall'altra, non sanno in effetti distinguere tra il bene ed il male.
In realtà il libro esprime l'esigenza, sentita da una parte dell'ebraismo postesilico, e fortemente avversata da alcune correnti, simboleggiate proprio dall'atteggiamento di Giona, di aprirsi ai Gentili.
Giona è nominato anche nel II Libro dei Re ed è citato da Matteo nel Nuovo Testamento.
La figura del profeta trova posto anche nel Corano, alle sure decima, trentasettesima e ventunesima, dove viene indicato con il nome di Dhu al Nun (Uomo della balena) e gli viene attribuita sia l'esperienza vissuta nel ventre della balena, sia la predicazione a Ninive, con alcune varianti rispetto al testo biblico, ma sostanzialmente coerenti con quella versione.
A Giona inoltre la tradizione islamica attribuisce la formula “Non c'è altro dio all'infuori di te! Gloria a te! Sono stato un ingiusto!” la quale, tra diverse altre, viene usata nel dhikr, atto devozionale consistente nel ripetere molte volte le medesime frasi in ricordo di Allah.


Secondo la tradizone coranica Giona viene lasciato dal pesce sotto un albero di zucca

La tomba


Il profeta sarebbe stato sepolto a Ninive, e la sua tomba, risalente all'VIII secolo a.C., e venerata anche dai musulmani è stata distrutta a martellate dai miliziani dell'ISIS nel luglio del 2014. La moschea-mausoleo che la ospitava, eretta su una collina accanto a numerose altre tombe di religiosi, e sorta accanto ad un antico monastero, è stata distrutta mediante numerose cariche di dinamite che hanno risparmiato solo il portale d'accesso.
Quando la zona è stata liberata dai seguaci del Califfato, gli archeologi accorsi sul posto per verificare i danni provocati dalle devastanti esplosioni del 2014 hanno rinvenuto i tunnel scavati dai miliziani sotto il sito archeologico, i quali hanno svelato la presenza di un palazzo assiro costruito all'epoca del re Sennacherib (705-681a.C.). Importanti bassorilievi e due leoni alati, che generalmente venivano posizionati alle porte dei palazzi, sono solo alcuni tra i più importanti ritrovamenti. Pochi invece gli oggetti di minori dimensioni, in gran parte asportati dai miliziani per essere rivenduti sui mercati internazionali.
Ora gli archeologi devono lavorare velocemente al recupero delle parti del palazzo messe in luce, per il concreto pericolo di crollo dei tunnel che comprometterebbe, forse per sempre, la fruizione e lo studio di questo importante tassello della storia mesopotamica.


⇒ (click) Le foto della distruzione della tomba di Giona

⇒ (click) Le distruzioni di Mosul e di altri siti archeologici in Iraq

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