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giovedì 23 luglio 2020

Letture. Mary Shelley. Rambles in Germany and Italy in 1840, 1842, and 1843



Mary Shelley, nota soprattutto come autrice di Frankestein, fu una viaggiatrice attenta e colta. Dei due volumi dedicati ai viaggi in Germania ed Italia compiuti con il figlio Percy Florence e con alcuni amici, le lunghe parti dedicate all'Italia rivelano una donna curiosa e capace di comprendere a fondo il paese in cui si trova e di cui, grazie ai precedenti viaggi effettuati con il marito, il poeta Percy Bysshe Shelley, conosce la lingua. Mary quindi, è in grado di comunicare con le persone con le quali viene a contatto e questo, ovviamente, facilita anche un certo approccio meno superficiale di quello che caratterizza sovente gli altri stranieri impegnati all'epoca nel famoso Grand tour. 
Il marito Percy, poeta romantico, allievo del padre di Mary, il filosofo William Godwin, era morto nel 1822 proprio in Italia, durante una traversata in barca nel golfo di La Spezia, e Mary, che era profondamente innamorata, ne portò il segno per tutta la vita e non si risposò. Passati quasi vent'anni da quell'episodio decise però di tornare in Italia con l'unico figlio sopravvissuto dei quattro che aveva avuti dal marito, anche se in più parti del lungo resoconto di viaggio emergono i timori che nutre per la vita del giovane, specialmente quando questi decide di navigare sul lago di Como o nel golfo di Napoli. 
Nel primo volume la Shelley racconta di un lungo soggiorno a Cadenabbia, sul lago di Como, in cui descrive non solo la bellezza dei luoghi ma anche la famiglia degli albergatori che li ospitano, rivelando il meccanismo nascosto del potere matriarcale nell'organizzazione dell'attività e nella gestione del quotidiano. Attratta da tutto ciò che la circonda, fin nei minimi dettagli, offre un resoconto preciso della situazione politica e sociale dell'epoca in Lombardia, e non tralascia alcuni importanti e dettagliati riferimenti culturali, che ad altri viaggiatori sarebbero senz'altro sfuggiti. Il viaggio continua a Lecco, Bergamo e poi a Milano dove, a causa di un contrattempo, rimane da sola per alcuni giorni e da dove riparte per lasciare l'Italia. Nel secondo volume invece l'itinerario è molto più lungo e complesso e tocca diverse località partendo dal Lago di Garda, dove giungono attraverso il passo del Brennero, Bressanone e Trento, e quindi Verona, Venezia, Firenze, Roma, Sorrento, Capri, Pompei, Amalfi, Salerno. In ogni località, dovendo fermarsi per parecchio tempo, iniziano a cercare un appartamento, specialmente a Venezia, molto cara, ma alla fine Mary giunge sempre alla conclusione che si trova in Italia per viaggiare e conoscere e non certo per svolgere i lavori di casa e quindi ripiegano su un albergo, alle volte trovandosi molto bene ed alle volte adattandosi a sistemazioni di fortuna. Ma chi cercasse nei resoconti di viaggio di Mary, scritti come d'uso all'epoca in forma di lettera, i dettagli dell'itinerario rimarebbe deluso. Le descrizioni di ciò che vede sono per la maggior parte dei casi scarne ed incomplete. In realtà ciò che interessa alla Shelley è la quotidianità, la cultura e l'attualità politica, il che la porta a soffermarsi a lungo su singole figure di intellettuali ed artisti e sulla storia recente del paese, rivelando appieno la libertà di pensiero alla quale il padre l'aveva allevata e che negli anni aveva coltivato e la sua non comune cultura. Un'attenzione particolare è sempre rivolta alla condizione della donna, sia questa la proprietaria dell'albergo del nord del paese, la nobildonna veneziana o la contadina caprese, con il viso cotto dal sole, la sua aria fiera e la forza d'animo che la sorregge anche nelle difficoltà della vita quotidiana. Mary, donna libera ed autonoma, si confronta di continuo con le donne che incontra, parla con loro, vuole capire e riferisce, gettando uno sguardo al di là delle apparenze e dando vita e dignità ad ognuna di loro. 
Questo approccio particolare, che raggiunge la sua massima espressione verso la fine del secondo viaggio, si scosta decisamente dalle impressioni iniziali del primo itinerario italiano, laddove nel riferire della traversata del passo dello Spluga, la Shelley offre al lettore una delle poche descrizioni particolareggiate dell'ambiente attraversato, rivelando la sua matrice romantica. Il fiume impetuoso, le montagne scure e la strada pericolosa lungo la quale sale faticosamente la carrozza, quasi in bilico, a tratti, sul precipizio, dipingono un quadro che riporta all'immagine che ne offrì il pittore William Turner, ma forse, maggiormente, ad un dipinto più noto dello stesso artista, Il ponte del diavolo al San Gottardo.

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