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martedì 8 dicembre 2020

Culture. L'antico pellegrinaggio a San Giacomo di Galizia

Santa Croce. Canonica (foto Daniela Durissini)

Da un mio vecchio lavoro di catalogazione effettuato sugli archivi medievali triestini, traggo alcune notizie sul pellegrinaggio effettuato a San Giacomo di Galizia (San Giacomo di Compostela). Nei testamenti del XV secolo si nota come non fosse affatto rara la decisione di lasciare una parte del patrimonio da destinare ad una o più persone incaricate di effettuare un pellegrinaggio, per la salvezza dell'anima del testatore, che talvolta, allo stesso scopo, lasciava anche ingenti somme per far dire numerose sequenze delle caratteristiche 30 messe gregoriane. Il santuario di San Giacomo di Galizia però era una meta troppo lontana per inviarvi qualcuno, avendo una ragionevole certezza che vi arrivasse e compisse così il volere del testatore, e pertanto generalmente si preferiva indicare mete più vicine e più frequentate da coloro che partivano dall'estremo nordest della penisola. 
La meta galiziana era ritenuta così difficile da raggiungere, il cammino così irto di pericoli ed il viaggio tanto lungo, che chi vi si recava faceva a sua volta testamento, disponendo dei propri beni prima di partire. Nel corso del XV secolo si trovano soltanto sei testamenti di persone in partenza per San Giacomo, e non sappiamo se tra queste ci fosse qualcuno incaricato del pellegrinaggio da altri, però troviamo anche il testamento di ser Concio, bavarese, di passaggio a Trieste ed ammalatosi, che incarica i suoi eredi di mandare una persona a San Giacomo ed una a Roma, corrispondendo ben 37 ducati, una cifra molto consistente. Anche Antonio, barbiere di Cividale, ammalato, detta il testamento, una prima volta nel 1475, ed una seconda nel 1486. La prima stesura prevede l'invio di una persona a San Giacomo, una a Sant'Antonio di Vienna (Padova), due alla Beata Vergine di Loreto, ed indica l'ospedale di San Giusto quale erede universale, mentre la seconda stesura, essendo trascorsi undici anni, mantiene solo il pellegrinaggio a San Giacomo, mentre divide i beni tra Driota, convivente del testatore, e l'ospedale di San Giusto.
Su uno dei muri esterni della canonica di Santa Croce, già scuola parrocchiale, che presenta alcuni interessanti resti dell'apparato decorativo originario, databile tra il XV ed il XVII secolo, vi è scolpito il bastone del pellegrino accanto alla conchiglia di San Giacomo, a ricordare che, raggiunto l'altipiano, proprio lì, dove si poteva dare un ultimo sguardo alla città, iniziava il lungo cammino che, in molti mesi, avrebbe condotto il pellegrino fin sulle sponde dell'oceano atlantico.

►(click) A questo indirizzo è consultabile on line la catalogazione da me effettuata sul fondo Vicedomini conservato presso l'Archivio Diplomatico della Biblioteca Civica A. Hortis di Trieste



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