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martedì 1 dicembre 2020

Culture. La società vulnerabile

Max Beckmann. Grande natura morta con telescopio (1927)
Monaco di Baviera. Pinakothek der Moderne 
(foto Daniela Durissini)

(Max Beckmann, per le sue osservazioni critiche sul decadimento della società, dovette lasciare la Germania. Morì in esilio a New York)

La sensazione di sicurezza rispetto al futuro che esisteva dieci anni fa è svanita e si ha l'impressione di essere sottomessi ad un cambio vertiginoso che ci impedisce di programmare la nostra vita. Quasi tutto è caduco e fragile: le relazioni personali, il lavoro, la politica, l'estetica e pure il sesso. Le ultime scoperte delle fisica contribuiscono ad accentuare il concetto della volatilità, ponendo in rilievo il fatto che la materia è formata da particelle che interagiscono, in continuo movimento, la cui traiettoria è impossibile da prevedere. Dato che l'essere umano è stato educato a vivere nell'ambito della certezza e della prevedibilità, questa volatilità ci produce una spiacevole sensazione di malessere all'acutizzarsi della percezione della nostra vulnerabilità. Ma non c'è altra alternativa al vivere con questa realità. La veloce successione degli avvenimenti ha in sé un altro problema: il fatto che ci fa perdere la prospettiva e ci impedisce di distinguere tra il bene ed il male, l'importante ed il banale. L'unica cosa che conta è un presente precario che ci trascina come una poderosa corrente nel mare. Non possiamo resistere alla forza di alcuni cambiamenti che non controlliamo e di fronte ai quali mancano di risposte anche le istituzioni ed i partiti. Ciò spiega la nascita di organizzazioni come Podemos, il cui successo sta nell'offrire ricette semplici a fronte di situazioni estremamente complicate. La volatilità ha smesso di essere una circostanza esterna alle cose per convertirsi nell'essenza delle stesse. Heidegger lo comprese molto bene quando intuì le conseguenze del progredire della tecnica e la depersonalizzazione del mondo contemporaneo. Per dirlo in altra maniera, la volatilità ci impedisce di essere e ci spinge ad esistere o, ancor peggio, a sopravvivere in un ambiente che cambia di continuo al quale siamo obbligati ad adattarci. E' puro darwinismo. Difficile sapere dove ci porta questa tendenza delle società avanzate che ci fa tornare alla vulnerabilità dell'uomo del Paleolitico.
 
(da Pedro Cuartango, Elogio de la quietud; traduzione: Daniela Durissini)


La sensación de seguridad respecto al futuro que existía hace diez años se ha desvanecido y da la impresión de que estamos sometidos a un cambio vertiginoso que nos impide hacer planes sobre nuestra vida. Casi todo es caduco y frágil: las relaciones personales, el trabajo, la política, la estética e incluso el sexo. Los últimos avances de la física contribuyen a acentuar el concepto de volatilidad al poner de relieve que la materia está formada por partículas que interactúan en continuo movimiento cuya trayectoria es imposible de predecir. Dado que el ser humano ha sido educado para vivir en el ámbito de la certeza y la previsibilidad, esta volatilidad nos produce una incómoda sensación de malestar al agudizar la percepción de la propia vulnerabilidad. Pero no hay otra alternativa que vivir con esta realidad. La veloz sucesión de los acontecimientos tiene otro problema: que nos hace perder la perspectiva y nos impide distinguir entre lo bueno y lo malo, lo valioso y lo banal. Lo único que pesa es un presente precario que nos arrastra como una poderosa corriente en el mar. No podemos resistir la fuerza de unos cambios que no controlamos y frente a los que también carecen de respuesta las instituciones y los partidos. Eso explica el nacimiento de organizaciones como Podemos, cuyo éxito reside en ofrecer recetas simplistas frente a situaciones extremadamente complicadas. La volatilidad ha dejado de ser una circunstancia externa a las cosas para convertirse en su propia esencia. Eso lo vio muy bien Heidegger cuando intuyó las consecuencias del avance de la técnica y la despersonalización del mundo contemporáneo. Para decirlo de otra forma, la volatilidad nos impide ser y nos impulsa a existir o, peor todavía, a sobrevivir en un entorno siempre cambiante al que nos tenemos que adaptar. Es darwinismo puro. Difícil saber adónde nos lleva esta tendencia de las sociedades avanzadas que nos retrotrae a la vulnerabilidad del hombre del Paleolítico.

da Pedro Cuartango, Elogio de la Quietud

Pedro Cuartango, giornalista spagnolo con una laurea in filosofia ed una in scienza dell'informazione, scrive questo bel libro in cui fa il punto sulla sua vita di ultra cinquantenne, che si porta appresso i ricordi di un passato probabilmente enfatizzato e le angosce del tempo presente, ricordando gli insegnamenti ricevuti alla facoltà di filosofia dell'università parigina di Vincennes, le passeggiate con Deleuze, i fugaci incontri con Sartre, e le sue letture. All'epoca in cui la frequentò l'università era una fucina di idee in cui, un insegnamento assolutamente libero, favoriva l'incontro tra studenti e professori, ed un apprendimento privo delle angosce di esami e pratiche burocratiche. Allora funzionò e, accanto a maestri insigni quali il già ricordato Deleuze e Châtelet, si formarono molti giovani intellettuali. Cuartango deve a questa formazione la capacità di guardare il presente con spirito critico, ricordando i suoi filosofi prediletti, che ricorrono spesso nei numerosi e brevi capitoli in cui è suddiviso il libro, che si legge con piacere e con una certa curiosità. Ho riportato qui sotto una parte di uno di questi capitoli con la traduzione, perché mi sembra che ben si adatti ai tempi che stiamo vivendo.




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