Le vie cave, chiamate anche "tagliate etrusche" sono un fenomeno unico ed interessantissimo della zona del tufo. Scavate nell'antichità nella morbida roccia tufacea, collegavano i diversi centri del territorio già in epoca etrusca. Allora il piano di calpestio era assai più alto di quello attuale, abbassatosi nei secoli a causa delle intemperie, del consumo dovuto all'uso ed ai cedimenti naturali. Si tratta di corridoi alti fino a 20 metri ed a tratti molto stretti (la larghezza arriva al massimo ai 2 metri) che, per le loro caratteristiche, incutevano paura nei passanti, tant'è vero che, in epoca medievale, in alcuni punti, sono state scavate delle nicchie, i cosiddetti scacciadiavoli, dove venivano collocate delle immagini sacre a protezione dei viandanti. Le pareti, per lo stesso motivo, sono ricche di incisioni e simboli sacri.
È ancora dubbia la loro funzione originaria, e non sappiamo con certezza se fossero state realizzate come vie funerarie, dato che si trovano spesso nei pressi di sepolcreti, o come sistemi difensivi o semplicemente come itinerari di collegamento veloce tra un centro abitato e l'altro. Possiamo però immaginare che servissero a tutto questo, mentre venivano senz'altro usate come passaggio tra un borgo e l'altro fino a che non venne realizzata la viabilità recente. Del resto, ancora in un tempo non troppo lontano, il territorio attorno a Sovana, Sorano, Pititgliano, era disseminato di piccoli insediamenti rurali, legati appunto da questa rete di sentieri scavati nella roccia.
Oggi un grosso problema è rappresentato dal degrado dovuto all'azione della vegetazione che, a tratti, copre interamente la via cava, ma che soprattutto ne consuma i bordi. Un tempo il fenomeno veniva limitato dalla continua manutenzione effettuata dai villici e dal taglio regolare della legna.
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