Non è facile parlare di questo libro dei fratelli Arkadij e Boris Strugackij, noti scrittori russi di fantascienza, dato che, come precisa nella postfazione uno degli autori, Boris, questo lavoro ha avuto una lunghissima gestazione, è stato più volte modificato e, in ultima analisi, non può definirsi propriamente un racconto di fantascienza. Pensato inizialmente come tale, nell'Unione Sovietica degli anni Sessanta, ed elaborato con grande difficoltà ed a prezzo di molti ripensamenti, il racconto che oggi leggiamo è composto da due narrazioni separate, che in un primo momento hanno visto la luce singolarmente. Solo con la Perestrojka e quindi con la maggior libertà di espressione, il libro è stato ripensato e pubblicato nella veste attuale.
I due ambienti in cui si svolge il racconto sono il Direttorato per le Foreste, e la vicina foresta. Entrambi sorprendono il lettore ed il protagonista, Perec, il quale è giunto al Direttorato attratto proprio dal mondo che sta ai suoi piedi e che è destinato a scomparire se i progetti di estirpazione e trasformazione previsti andranno a buon fine. La grande metafora, che ancor oggi, a più di cinquant'anni dalla prima redazione ed a più di trenta da quella definitiva, riesce ad inquietare, mette in scena un mondo, quello del Direttorato, ormai distrutto dalla ripetitività, dalla burocrazia e dalla velocità, in cui anche le macchine si ribellano e dal quale, ogni tanto, fuggono, contrapposto ad un mondo nuovo, ancora necessariamente confuso, pieno di trabocchetti, di luoghi che mettono paura, ma anche di vita. Ed è una vita eccessiva ed incontenibile quella che si studia alla stazione biologica, che dipende dal Direttorato ma si trova nella foresta, indicata peraltro genericamente come tale, ma composta in realtà da rocce che si elevano al di sopra del manto verde, da paludi, da colline, e nella quale si incontrano anche villaggi, alcuni abbandonati e sommersi dalle acque, altri abitati da uomini semplici, anch'essi impegnati in gesti e discorsi ripetitivi, diversi però da quelli degli uomini del mondo superiore, più lenti, meno programmati, poco consapevoli.
Il secondo protagonista, un pilota di elicottero caduto nella foresta e raccolto e curato dai suoi abitanti, è Kandid, nome evocativo di un personaggio che possiede un animo puro e semplice, che si adatta a vivere in uno dei villaggi, e che vuole esplorare la zona, trovare la città di cui tanto si parla ma che nessuno ha mai visto, e che riesce, se pur per poco, ad entrare in contatto con il mondo femminile che risulterà dominante e vincente.
Le donne, nella foresta, giocano un ruolo importantissimo, dimostrando una capacità, che gli uomini non hanno, di adattarsi al nuovo, e di saper condurre il gioco, di saper guardare al futuro, dato che è proprio questo che la foresta rappresenta. Le paure, i luoghi misteriosi, le paludi, la nebbiolina lilla che pervade molte zone e trasforma gli uomini togliendo loro la capacità di ragionare, sono fenomeni che le donne affrontano e dominano, perché capaci di lasciarsi alle spalle il noto per l'ignoto. La conquista della foresta, cioè del mondo futuro, avviene infatti solo se si è pronti a rinunciare alla sicurezza, ben più paurosa, in fondo, del certo, del programmato e dell'abitudine. C'è da dire, tra l'altro, che quando il libro è stato dato alle stampe nella sua versione definitiva, l'invenzione della foresta iniziava ad essere più che mai attuale, con la nuova coscienza ambientale che si andava sviluppando.
La scrittura dei fratelli Strugackij, specie in alcune parti, è spiazzante, e non si può far altro che frugare nel proprio bagaglio culturale, alla ricerca dei giusti riferimenti letterari che consentono di chiarire alcuni punti oscuri. Ma nel superarli si avrà la soddisfazione di aver compreso appieno i messaggi inseriti in questo racconto complesso e fantastico in cui il titolo stesso si riferisce alla difficoltà del procedere sulla via di un progresso alternativo che comprenda anche la salvaguardia dell'ambiente e, soprattutto, dei nostri istinti più autenticamente umani.
⇒(click) Il libro: Arkadij, Boris Strugackij, La chiocciola sul pendio, Catania, Carbonio Editore, 2019, trad. D. Liberti
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