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venerdì 24 gennaio 2020

Letture. Romain Rolland, Chère Sophia. La vita di uno dei più importanti intellettuali del Novecento



I due volumi che raccolgono parte delle lettere inviate da Romain Rolland all'amica Sofia Guerrieri-Gonzaga, tra il 1903 ed il 1933 rivestono un'eccezionale importanza documentale. La BNF, che custodisce l'intero carteggio, ne ha favorito la pubblicazione per stimolare lo studio della personalità dell'intellettuale, premio Nobel per la Letteratura nel 1915, e del periodo storico, interessantissimo tanto dal punto di vista politico quanto da quello culturale. 
Rolland conobbe Sofia quando, giovanissimo, si trovava a Roma e frequentava la casa di Malwida von Meysenbug, alla quale restò legato da sincera amicizia, nonostante la grande differenza d'età, fino alla morte di lei, avvenuta nel 1903.
Anche Sofia frequentava la casa di Malwida e fu così che i due ebbero modo di conoscersi, ma si persero di vista per lunghi anni, dopo il rientro di lui a Parigi.
Quando si incontrarono di nuovo, durante un soggiorno in Svizzera, iniziarono a scriversi, dapprima regolarmente, come Rolland era abituato a fare con Malwida, con la quale scambiava almeno una lettera alla settimana, e poi, man mano che gli impegni di lui aumentavano, più di rado. Ci sono pervenute (e sono qui raccolte) soltanto le lettere di Rolland, perché Sofia, ad un certo punto, gli chiese di distruggere tutte le sue, cosa che lui fece. 
Nella prima e più corposa parte della corrispondenza ci appare un uomo ancor giovane, deluso dal recente divorzio e piuttosto solo, dedito principalmente alle sue letture, all'nsegnamento della musica ed alla scrittura. Rolland è un lettore avido ed esperto, un musicologo appassionato (otterrà la prima cattedra di Storia della musica alla Sorbona), e scrive tantissimo. Oltre ad una serie di biografie, inizia quel progetto straordinario, che gli varrà il Nobel, imitato da Marcel Proust, che sarà il romanzo in dieci volumi Jean Chrisophe, in cui inventa un personaggio, la cui infanzia e giovinezza coincide grossomodo con quella di Beethoven, e la cui maturità assomiglia molto a quella dell'autore. Attraverso Jean Christophe muove una critica spietata alla società parigina dell'epoca ed in particolare ai circoli culturali, all'ambiente letterario ed ai critici, i quali non lo perdoneranno. 
Lo scoppio della prima guerra mondiale lo sorprende in Svizzera, dove rimarrà per tutta la durata del conflitto, occupandosi, tra l'altro, della corrispondenza dei prigionieri di guerra francesi, mantenendosi neutrale ed avvicinandosi sempre più al pacifismi di Gandhi e Tagore, che conosce personalmente ed ospita nella sua casa vicino a Ginevra.
L'assegnazione del Nobel, contestatissima, soprattutto da parte dell'ambiente letterario francese, cambia di molto la sua posizione nell'ambito della cultura europea e non solo. Il suo libro, riedito molte volte, è conosciuto e tradotto in molti paesi ed i suoi contatti con letterati e semplici lettori si moltiplicano, riempiendo le sue giornate e tutto il suo tempo, tant'è vero che anche lo scrivere diventa per lui difficile.
Nel dopoguerra Sofia, sposata con il politico Pietro Bertolini, morto nel 1920, si avvicina al fascismo, mentre Rolland, ormai nel pieno della maturità, è fortemente critico nei confronti del regime e si rifiuta, proprio per questo, di viaggiare in Italia.
I loro incontri, pertanto, diventano sempre più rari, fino ad estinguersi, e la corrispondenza stessa diventa sempre più occasionale; il rapporto di amicizia tra i due risente sia della diversità di vendute, sia della lontananza incolmabile e, a poco a poco, si guasta e finisce. 
Alla fine del secondo volume, siamo nel 1933, Rolland è un uomo maturo, ormai molto conosciuto ed affermato. Sogna un'Europa capace di superare ogni nazionalismo e di vivere in pace e si oppone al fascismo che vede nascere e svilupparsi nell'Italia tanto amata, dove aveva pensato di trascorrere la vecchiaia, come aveva fatto l'amica Malwida.
il sogno di una vita si è ormai definitivamente infranto di fronte ai soprusi ed alle violenze, sempre più frequenti, di cui sono vittime anche alcuni suoi amici e che Sofia sembra non voler vedere. Ormai lei è troppo lontana dal suo sentire e dalle sue idee ed il contenuto delle poche lettere dell'ultimo periodo è sempre meno interessante. Ma ciò che ci lasciano questi due volumi è una preziosissima testimonianza del periodo formativo del giovane intellettuale, della sua ricerca di una strada da percorrere nella scrittura del suo romanzo ed anche della sua vivacità culturale che lo porta a leggere moltissimo, ad appassionarsi alle storia ed alle vite dei personaggi che poi tratteggerà abilmente nelle sue numerose biografie. Sembra strano che uno scrittore prolifico come Rolland sia così poco conosciuto, ma quando si legge, proprio qui, nelle lettere, dell'onestà intellettuale  con la quale affronta e critica gli ambienti culturali parigini, quando si comprende quanto il suo carattere schivo lo emarginasse rispetto a quegli stessi circoli letterari che erano in grado di stabilire il successo o meno di ogni pubblicazione, almeno in Francia, si comprende perché Rolland fosse più noto all'estero che nel suo paese. Se poi aggiungiamo il fatto che si sottrasse ad ogni possibile coinvolgimento nel corso della prima guerra mondiale rimanendo in Svizzera ed abbracciando, nel frattempo, le idee pacifiste di Gandhi, mentre alcuni dei suoi amici più cari combattevano sui peggiori fronti franco-tedeschi, risultano chiari i motivi del disinteresse, se non addirittura dell'aperta contestazione nei suoi confronti. Ma qualunque fosse la sua posizione politica (alla fine della sua vita si avvicinò, sembra senza conoscerne la brutalità, alla Russia di Stalin) è certo che Rolland è stato uno dei più straordinari e complessi intellettuali del periodo a cavallo tra i secoli XIX e XX. 


⇒(click) Il libro: Romain Rolland, Chère Sofia, Voll. I e II, Paris, Albin Michel, 1960

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