In
un prezioso libro edito da Bompiani, Luoghi e paesaggi,
che raccoglie gli scritti in prosa del poeta Andrea Zanzotto sul
paesaggio, tema caro all'autore e declinato più volte in poesia, è
stato inserito un breve articolo, originariamente pubblicato nel
1962, su un piccolo giornale “La Provincia di Treviso”, in
occasione della mostra dedicata da quella città al pittore Cima da Conegliano.
Zanzotto,
allora quarantunenne, aveva già visto il suo paesaggio veneto mutare
profondamente. Nato a Pieve di Soligo nel 1921, aveva ereditato dal
padre la passione per la pittura e, nel paesaggio veneto, era vissuto
quasi ininterrottamente, tranne in un breve periodo trascorso in
Svizzera ed in Francia da dopo la guerra al 1947.
Questi
due fattori, l'immersione iniziale in un ambiente ancora assai simile
a quello che si presentava agli occhi dei pittori che lo
rappresentavano alla fine del medioevo, o come dice lo stesso
Zanzotto, tra il declino del medioevo e gli inizi dell'età moderna,
e l'esempio del padre pittore ed amante della pittura, soprattutto di
quella di Corot, come ricorda in un altro scritto, Verso-dentro
il paesaggio, che nel volume in
questione, non a caso, viene inserito subito dopo quello su Cima da
Conegliano, compongono, intatti ed apparentemente non scalfiti dalla
realtà industriale che si va affermando nel periodo, un inno, di
straordinario impatto emotivo, alla quieta bellezza del paesaggio
veneto.
Cima da Conegliano. San Girolamo nel deserto |
Qui
il poeta non introduce l'elemento nuovo della naturalità ferita dal
“progresso” e sembra dimenticare i mutamenti in atto, per
privilegiare l'esaltazione della bellezza sottolineata dai dipinti
del pittore che, come lui, aveva fatto del paesaggio veneto un
elemento essenziale del suo discorso artistico.
“Il
paese veneto ha fatto la pittura veneta” afferma Zanzotto, che
crede nella positività dell'intervento umano quando scrive, ad
esempio “Il paese s'impone con la sua grazia violenta, piena
rapida (può esserci una violenza della grazia, una sua fatalità).
Le strutture geologiche, mare piana colli e vette tutti a portata
d'occhio; il manto agreste condizionato dall'uomo, il manto boscoso
(in altri tempi favolosamente esteso), gli alberi e il loro individuo
definirsi nella fantasia dei fogliami, il soave trapasso di ciascuno
di questi elementi nell'altro”. L'intervento umano è qui armonizzato con
la natura ed il cenno alle selve, più folte un tempo, è
percepito come una situazione remota, a discolpa sembra, dell'azione dell'uomo.
E
nel descrivere l'opera di Cima da Conegliano la sua prosa si fa quasi
poesia: “L'armonia veneta si atteggia qui in un suo sogno di onesta
fanciulla, sogna se stessa come agreste e soda vitalità, che non
vuol nemmeno sapere di quali fatiche e rischi vinti sia
testimonianza: e i castelli premono pingui di logge finestre e torri,
le stradicciole e le mura gironzolano per balze a misura d'uomo, la
chiesetta conversa col querciolo che le fa compagnia, i dirupi si
sciolgono in serenante accessibilità, le piante sono quelle che ci
donano ombra e che portano dovizia sulla nostra tavola; le donne i
giovani i bambini i vecchi vengono dalla campagna di sempre: salute
baldanza grazia dignità immediate. E' quella di Cima, la variante in
cui la realtà veneta appare come “distesa” in un mito benigno e
terrestre, senza ieri né domani”.
Andrea Zanzotto (1921-2011) è stato più volte proposto per il premio Nobel per la Letteratura
Andrea Zanzotto (1921-2011) è stato più volte proposto per il premio Nobel per la Letteratura
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