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martedì 15 maggio 2018

Letture. Il Giappone post bellico di Kazuo Ishiguro

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Il premio Nobel per la letteratura, Kazuo Ishiguro, ci porta qui nel Giappone dell'immediato dopoguerra. La narrazione copre un periodo che va dall'ottobre del 1948 al giugno del 1950, due anni scarsi in cui cambiano molte cose nella vita del protagonista, il pittore Masuji Ono, le cui opere non si possono vedere perché, come si scopre nel dipanarsi della storia, dedicate all'esaltazione del vecchio regime e della politica imperialista ormai definitivamente sconfitta. 
"Se in un giorno di sole ti arrampichi per il ripido sentiero che porta dal piccolo ponte in legno fino a quello che qui intorno si suole chiamare il "Ponte dell'Esitazione", non dovrai camminare molto prima che fra le cime di due alberi di ginko ti appaia il tetto della mia casa".
L'incipit ci immerge nell'atmosfera sognante del vecchio Giappone, prima della guerra, quando il pittore aveva comprato una vecchia casa sulla collina, appartenuta ad un uomo colto e molto ricco, i cui eredi avevano indetto una sorta di concorso per cederla non al miglior offerente ma a colui che fosse stato ritenuto il più degno di subentrare ad una tale personalità. In questa casa insperata e bellissima, circondata da una vasto giardino, ed ora semi distrutta a seguito dei pesanti bombardamenti subiti dalla vicina città, vivono il vecchio pittore ed una figlia da marito che, perduta un'occasione di sposarsi l'anno precedente, cerca ora una seconda possibilità. Quanto peserà sull'approvazione dei futuri suoceri la consapevolezza dell'imbarazzante adesione di Masuji Ono alle idee politiche del recente passato? E soprattutto quanto ha pesato sull'occasione perduta? 
Il racconto, in cui la trasformazione della città e della sua periferia va di pari passo con la presa di coscienza del protagonista, ci parla del veloce cambiamento del Giappone nel dopoguerra, del desiderio delle nuove generazioni di cancellare tutto ciò che rappresentava la tradizione, e dell'adesione ai modelli importati dall'America e totalmente estranei alla cultura del paese. Così alla vecchia casa in legno, affacciata sul giardino si preferisce un piccolo appartamento nel centro cittadino, ai vecchi locali pubblici si sostituiscono le nuove case, alte quattro piani, e persino i parchi cambiano aspetto. Il vecchio pittore non si ritrova in un mondo che è mutato tanto rapidamente e, pian piano, ripercorrendo le tappe salienti della sua vita artistica e culturale, comprende che il suo tempo è definitivamente tramontato. Comprende, ma giustifica, i propri errori, il periodo di esaltazione, il suo successo dovuto all'adesione alla propaganda di regime, ed anche qualche pessima azione, commessa in nome della fedeltà al paese. "Le persone come la Tartaruga, le persone come Shintaro, possono percorrere coraggiosamente la propria strada, abili e inoffensivi, ma non conosceranno mai la felicità che io provai quel giorno. Persone simili non sanno che cosa significhi rischiare tutto nel tentativo di sollevarsi al di sopra della mediocrità". 
Quindi la sua non è assolutamente una resa, bensì una presa d'atto di quanto le cose siano cambiate, non un pentimento, ma una fiera rassegnazione al nuovo corso della storia. Alla fine anche l'ultimo dei bar che frequentava si arrende alle nuove costruzioni, la mutazione radicale è stata completata ed al vecchio pittore non resta che sedersi da solo, in compagnia dei propri ricordi, sulla panchina dove un tempo si trovava il tavolo riservatogli nel suo locale preferito, attorno al quale riuniva, per interminabili discussioni, i suoi allievi, che ormai gli hanno voltato le spalle.

Kazuo Ishiguro, Un artista del mondo fluttuante, Torino, Einaudi, 2006

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