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venerdì 21 aprile 2017

Aquileia. Il porto fluviale romano



Porto fluviale di Aquileia (foto Daniela Durissini)

Aquileia, città portuale, nonostante non sorgesse direttamente sul mare, al quale tuttavia era collegata attraverso canali ed attraverso il fiume Natisone-Torre, che scorreva accanto alle mura cittadine, in età giulio-claudia era dotata di ottime strutture per l'approdo, venute alla luce grazie agli scavi archeologici effettuati negli anni Trenta del secolo scorso.
Tuttavia sembra probabile che alcune strutture esistessero già precedentemente, in età repubblicana.
L'alveo del fiume, oggi interrato, era allora ampio 48 metri e le banchine, come la maggior parte delle strutture attinenti all'attività del porto, sorgevano sulla sponda destra orografica. Sulla sinistra invece, è stato messo in luce un muro in blocchetti di pietra, interrotto da gradinate che scendevano all'acqua.
Camminando lungo il viale che affianca gli scavi si possono individuare chiaramente le banchine rivestite nella parte superiore con lastre verticali di calcare d'Istria, sopra le quali si notano gli ormeggi, mentre più in basso è stato individuato quello che si ritiene fosse un piano di carico inferiore.


Banchine con scalinate (foto Daniela Durissini)

Dalle banchine si dipartono tre passaggi lastricati che corrispondono a tre decumani cittadini. Due di questi sono costituiti da delle rampe spezzate, mentre il terzo e più meridionale, è gradinato. Esso corrisponde al decumano di Aratria Gallia, che prese il nome da colei che ne finanziò la realizzazione. Da questo punto in poi la banchina appare realizzata in modo molto diverso ed è probabile che possa essere datata ad un periodo successivo a quello in cui fu realizzato il settore precedente.
In una posizione arretrata rispetto alle banchine sono stati rinvenuti i resti di un edificio inizialmente individuato come magazzino ma con più probabilità un portico, destinato allo scarico ed allo smaltimento delle merci.


Porto fluviale di Aquileia. Banchine (foto Daniela Durissini)

Nel corso del III secolo d.C., probabilmente nel 238, allorché Massimino il Trace cinse d'assedio la città, furono erette alcune opere di difesa che in parte vennero a sovrapporsi alle banchine del porto. Si fece ampio ricorso al materiale lapideo già esistente in loco. Le scalinate furono sbarrate per la necessità di chiudere un facile accesso al cuore della città. Il porto fu ancora utilizzato ma agli accessi al fiume furono difesi per mezzo di torrioni rettangolari. Una cinta difensiva venne eretta nella parte più meridionale del porto, di cui costituì il muro di sponda. Nel corso di un successivo assedio, avvenuto nel 361 d. C., le opere di difesa furono rinforzate per mezzo di due torrioni circolari, ma sembra che in quell'occasione gli assedianti avessero deviato il fiume, contribuendo così all'interro, già in atto naturalmente, dello stesso, il che spiegherebbe la realizzazione di pontili utili a raggiungere le imbarcazioni ormeggiate al largo e l'utilizzo di pali per il contenimento delle rive.


Porto romano di Aquileia. Elemento decorativo (foto Daniela Durissini)

Gli scavi più importanti vennero condotti negli anni compresi tra il 1926 ed il 1931 dalla direzione del Museo Archeologico aquileiese. La passeggiata archeologica è stata realizzata nel 1934. Nel corso degli anni sono stati rinvenuti, in località Monastero, poco a nord del porto fluviale, tre ponti che attraversavano il corso del fiume Natisone.



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