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giovedì 6 aprile 2017

Codex purpureus rossanensis. Uno splendido manoscritto medievale


Codex purpureus rossanensis. Giuda


Il codex purpureus è un evangeliario greco miniato datato al VI secolo, originario della Siria o della Palestina, portato probabilmente in Italia dai monaci melchiti fuggiti verso occidente, tra i secoli VIII-IX, sia a causa dell'odio iconoclasta dei bizantini, sia a causa delle invasioni arabe. Rimasto nell'oblio per secoli venne nuovamente alla luce nel 1879, grazie allo studioso tedesco Adolf von Harnack,


Adolf von Harnak


che lo ritrovò nella sacrestia della cattedrale di Rossano e fu studiato e pubblicato da O. von Gebhardt (Die Evangelien des Matthaus und des Marcus aus dem Codex purpureus Rossanensis, Leipzig 1883). Prima di loro ne aveva fatto cenno Cesare Malpica, nel suo Diario di viaggio (1845-47).



Cesare Malpica


Il codice era già stato studiato dal canonico Scipione Camporota attorno al 1831, ma questi non ne aveva dato notizia. 


Il manoscritto




Il manoscritto, su supporto pergamenaceo, è tinto di rosso porpora. 



Codex purpureus rossanensis. Ultima cena


E' composto di 188 fogli e riporta i testi dei Vangeli dei Matteo e Marco (quest'ultimo mutilo), ed una lettera di Eusebio a Carpiano sulla concordanza dei Vangeli; è in lingua greca; la scrittura è un'onciale molto bella e dal ductus regolare, vergata su due colonne. 



Codex purpureus rossanensis. Esempio di scrittura


E' arricchito da 15 miniature, superstiti di un più ricco corredo iconografico, che illustrano la vita di Gesù nella settimana precedente la crocifissione. 



Codex purpureus rossanensis. Entrata di Gesù a Gerusalemme e Purificazione del Tempio


Ogni miniatura occupa un intero foglio, e tutte assieme riproducono un ciclo pittorico ecclesiastico, rappresentando un unicum tra i codici miniati.



Codex purpureus rossanensis. Agonia nel Getsemani


Originariamente il codice doveva presentare circa 400 pagine, in quanto una parte, contenente gli altri due Vangeli, è andata perduta.
Nel 2012 il codice è stato inviato all'Istituto Centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario per essere restaurato e studiato e nell'estate del 2016 è tornato a Rossano, dove un museo anch'esso rinnovato ed una sala dedicata hanno accolto l'opera, che necessita di particolari tecniche di conservazione. 
Nel 2015 è stato riconosciuto Patrimonio dell'umanità dell'Unesco ed inserito tra i nuovi documenti del Registro della memoria mondiale.




⇒ Testo della lettera di Eusebio a Carpiano


⇒ Sito ufficiale del Museo Diocesano e del Codice di Rossano


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