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giovedì 20 settembre 2018

Helena Janeczek, La ragazza con la Leica



Ho letto La ragazza con la Leica, il libro della Janeczek, pubblicato da Guanda nel 2017, che ha vinto il premio Bagutta ed il premio Strega, entrambi nel 2018. Devo dire che non mi è piaciuto, soprattutto verso la fine l'ho trovato piuttosto noioso, ma anche nell'insieme non mi ha entusiasmata. Ne parlo perché, comunque sia, si tratta di un lavoro che ha richiesto un lungo lavoro di ricerca da parte dell'autrice, che ha scelto di rappresentare la protagonista della storia, Gerda Pohorylle, poi Gerda Taro, dal punto di vista di alcuni di coloro che la conobbero e che condivisero con lei il periodo dell'esilio e l'esperienza della guerra civile spagnola. Helena Janeczek scrive la biografia della fotografa, morta in Spagna, a Brunete, sul campo di battaglia, travolta da un carro armato, a soli 27 anni, partendo dai suoi primi anni in Germania e seguendone la vicenda umana, professionale e politica. Nata nel 1910 da genitori ebrei polacchi, dovette lasciare il suo paese e rifugiarsi in Francia, a Parigi, dove svolse diversi lavori prima di iniziare a fotografare. La sua amicizia e poi l'amore per l'ungherese Endre Friedman, che in seguito si fece chiamare Robert Capa, rappresentò indubbiamente lo stimolo per dedicarsi con sempre maggior serietà alla fotografia. Con la sua Leica, e non solo, Gerda eseguì dei réportages dalle zone di guerra, quando in Spagna si iniziò a combattere quello che doveva rivelarsi un conflitto lungo e sporco, in cui non si combatté soltanto tra nemici dichiarati ma anche tra le diverse fazioni della sinistra. Come si seppe in seguito, e forse non era ancora chiaro allora, quella guerra portò alla resa dei conti tra le diverse anime del partito comunista, facendo non poche vittime. Dalla voce di nessuno dei testimoni sopravvissuti si può evincere il grado di consapevolezza di Gerda e Robert su quanto realmente stava accadendo dietro le quinte del conflitto, ma quello che emerge diffusamente è il carattere caparbio ed ambizioso di lei, abituata ad essere ammirata da tutti, a fronte di un comportamento molto meno impegnato di lui, che pur divenne uno dei maggiori fotografi di guerra del secolo. Interessante il raffronto tra le foto eseguite dai due sullo stesso soggetto, a dimostrazione di come vedessero con occhio differente la medesima situazione. E con occhio differente i due vedevano anche la vita, senz'altro più seria ed impegnata lei, che nessuno riuscì a dissuadere dal tornare in Spagna in un momento particolarmente critico. La morte di Gerda, che sopportò con coraggio la fine, a seguito della terribile ferita procuratale dal carro armato, sopraggiunta dopo molte ore di sofferenze atroci, colpì molto, allora, l'opinione pubblica e, quando la salma fu traslata a Parigi, fu accolta da una moltitudine di persone che la accompagnarono al Père Lachaise, dove fu tumulata.
La storia della ragazza con la Leica è una vicenda importante per molte ragioni e, le ricerche eseguite per poterla scrivere, la rendono interessante, tuttavia la narrazione è a tratti faticosa e sembra che l'autrice stessa abbia dovuto affrontare non pochi problemi per mettere insieme le troppe informazioni assunte, o meglio quelle, probabilmente in numero eccessivo, che ha voluto riportare nel suo libro. 


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