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giovedì 13 settembre 2018

Ricordo di Italo Svevo

Ettore Schmitz (Italo Svevo)
Italo Svevo da giovane 

Il 12 settembre del 1928, Italo Svevo, la moglie Lidia Veneziani ed il nipote Paolo stavano tornando, in automobile, da una vacanza a Bormio, quando, nei pressi di Motta di Livenza, l'autista perse il controllo della vettura, che andò a schiantarsi contro un albero. Lidia raccontò in seguito che il marito, accortosi di quanto stava accadendo, gridò al conducente: "Cosa la fà?". Tutti gli occupanti dell'automobile furono trasportati all'ospedale, nessuno ferito in modo grave. In particolare lo scrittore aveva subito soltanto la frattura del femore, ma l'abitudine al fumo non l'aiutò ed egli morì il giorno successivo, vinto da un enfisema polmonare e da un'insufficienza cardiaca, aggravati dallo shock subito. La figlia Letizia, accorsa al capezzale dei feriti, ricoverati in una stessa stanza, raccontò poi che, quasi in punto di morte, il padre chiese una sigaretta, che ovviamente, gli fu rifiutata, e che commentò: "Questa sarebbe stata davvero l'ultima", sottolineando ancora una volta, con l'ironia che gli era propria, il vizio del fumo, che lo possedeva e che aveva posto in evidenza anche nel suo più celebre romanzo: La coscienza di Zeno.
Si spegneva così, esattamente 90 anni fa, per un banale incidente d'auto, in un periodo in cui le automobili erano davvero poche e la velocità di queste comunque ridotta, uno dei più grandi scrittori italiani.



Il libro più noto di Italo Svevo è disponibile in diverse edizioni


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