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mercoledì 19 settembre 2018

La Foresta di Tarvisio

Foresta di Tarvisio (foto Daniela Durissini)

Taglio della legna (foto Daniela Durissini)
Ai piedi delle Alpi Giulie occidentali, ed al confine con Austria e Slovenia si estende la foresta di Tarvisio, la più grande area boschiva demaniale italiana, al di fuori dei parchi, che, con i suoi 24000 ettari di comprensorio, interessa i comuni di Tarvisio, Malborghetto-Valbruna e Pontebba. L'area ha una storia molto particolare: da quando, nel 1007, fu donata dall'imperatore Enrico II, il Santo, di origini bavaresi, al vescovado bavarese di Bamberga, rimase di proprietà della Chiesa per più di sette secoli, fino al 1759, allorché la acquistò l'imperatrice Maria Teresa d'Austria, concedendo però ai locali i diritti di servitù. A seguito però della massiccia deforestazione, dovuta allo sfruttamento eccessivo e non pianificato, il governo austriaco, nel secolo successivo, la reintegrò nei beni statali ed il governo italiano, al quale fu assegnata dal trattato di pace di San Germano, posteriore alla prima guerra mondiale, la affidò al Demanio statale. In seguito le proprietà ex-ecclesiastiche confluirono dapprima in un'azienda amministrata dal Fondo per il Culto e, con la revisione dei patti lateranensi, al Fondo Edifici per il Culto del Ministero degli Interni. La gestione è condotta oggi dal Ministero dell'Agricoltura di concerto con l'Azienda per le Foreste del Friuli Venezia Giulia. In questo modo vengono preservati i diritti di sfruttamento delle popolazioni locali e nello stesso tempo si attua un'attenta politica di controllo della fauna e della flora, qui particolarmente interessanti. A questo proposito va segnalata la presenza dell'abete rosso di risonanza, il cui legno è molto prezioso ed ambito per la costruzione di strumenti musicali. 
Foresta di Tarvisio (foto Daniela Durissini)
Fortunatamente i boschi non sono troppo frequentati e ci sono angoli solitari e selvaggi, tuttavia, in alcuni punti chiave, rappresentati dal fondovalle di Valbruna e, soprattutto, dai laghi di Fusine, la pressione turistica è davvero troppo impattante. Nel caso di Fusine si permette alle auto di accedere alla stretta strada che conduce ai laghi e di parcheggiare a lato degli stessi dove, sprattutto nelle domeniche estive, si creano ingorghi, difficilmente risolvibili, portando così l'inquinamento ed il rumore in un luogo che dovrebbe essere il simbolo stesso della pace e della tranquillità. 
Occorre dire inoltre che, per quanto riguarda la sentieristica e la segnaletica ci sarebbe ancora molto da fare. Mantenere i sentieri (tutti, non soltanto quelli più frequentati) e le opportune segnalazioni, invoglierebbe l'escursionista a percorrerli, cercando itinerari alternativi e scoprendo così angoli meravigliosi di questo impareggiabile mondo montano ed alleggerirebbe l'eccessiva pressione sulle zone più conosciute. 

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