Roma.Museo nazionale romano. Giardino di Livia (foto Daniela Durissini) |
Nella Roma imperiale, mano a mano che la città si andava arricchendo e gli edifici si abbellivano, venne affermandosi l'uso di prolungare il giardino entro lo spazio domestico, riproducendo sulle pareti di una delle stanze attigue allo stesso le piante e gli uccelli che caratterizzavano la zona verde esterna all'edificio ma racchiusa entro il suo perimetro. Alle volte l'artista incaricato di decorare la stanza indulgeva nella rappresentazione di un giardino incantato, ancor più bello di quello reale, del quale avrebbe dovuto creare il prolungamento. Uno degli esempi più conosciuti è quello del cosiddetto "Giardino di Livia", voluto dalla moglie di Augusto per la sua villa di Prima Porta e venuto alla luce durante gli scavi effettuati nel 1863, oggi al Museo nazionale romano.
Si tratta di un esempio magnifico di pittura parietale ad affresco, che riprende probabilmente la tradizione dei giardini illusionistici orientali, ed è il più antico tra quelli romani. Il grande affresco, che riproduce ben 23 specie vegetali e 69 tipi di uccelli, decorava una sala ipogea della villa, priva di finestre, ma forse illuminata da un lucernario aperto nella volta a botte, alla quale si accedeva mediante una scala. Il locale era forse usato per ripararsi dalla calura estiva.
Il giardino riprodotto nella villa di Livia non rimase isolato ma gli esempi più importanti, per una questione di conservazione, provengono dagli scavi di Pompei, dove riemergono ancor oggi edifici che presentano pitture di grande effetto che, malgrado la cesura del 79 d.C. coprono un arco di tempo sufficiente a studiarne l'evoluzione.
Così è per la Casa di Menandro, la Casa dei Cubicoli floreali, la Casa di Venere in conchiglia e quella del Bracciale d'oro.
E' di queste ultime settimane il ritrovamento, a Pompei, di un grande larario, con decorazioni magnifiche e molto ricche, che rappresentano un giardino dove però, data la destinazione cultuale dell'ambiente, appaiono alcune scene inusuali, come delle fiere dorate in lotta con un cinghiale nero, una vasca colorata, un pozzo ed un uomo con la testa di cane, mentre un grande pavone cattura l'attenzione di chi osserva e cieli azzurri accolgono il volo di piccoli uccelli. L'importante ritrovamento, particolare anche per la bellezza dei colori, ancora assai vividi, andrà studiato a fondo e forse, gli scavi che seguiranno sul sito, contribuiranno a far luce anche sul proprietario della casa.
⇒(click) Il libro Salvatore Settis, le pareti ingannevoli. La villa di Livia e la pittura di giardino (Mondadori 2002);
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