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Emona. Fortezza militare romana (Matevž Paternoster, dokumentacija Muzeja in galerij mesta Ljubljane) |
La
parte meno conosciuta ma non meno importante dell'antica strada
romana che da Aquileia raggiungeva la Valle del Vipacco e si
inerpicava al passo Ad Pirum per giungere ad Emona
(Lubiana, Slovenia), era quella che da lì proseguiva fino alla
fortezza di Viminacium, oggi Kostolac (Serbia).
Percorso
più antico di quello romano, ed una delle possibili vie percorse
dagli Argonauti,
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J.V. Valvasor. Die Ehre deß Herzogthums Crain (1689). Gli Argonauti costruiscono Emona |
è riportato sulla Tabula Peutingeriana, con tutti
i centri più importanti che si trovano lungo la strada che, come
d'uso, i romani ampliarono e resero più facilmente percorribile,
costruendo le necessarie infrastrutture.
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Emona nella Tabula Peutingeriana con la partenza della strada verso i Balcani |
Emona,
o Aemona Iulia, fu fondata dai romani sul luogo, accanto ad un
fiume, in cui già sorgeva un abitato celtico e già all'inizio del I
secolo, a seguito della rivolta dalmato-pannonica del 6-9 d.C.,
divenne fortezza legionaria permanente. La costruzione aveva notevoli
dimensioni: il perimetro delle mura, alte dai 6 agli 8 metri, era di
540x430 metri di lato.
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Resti di mura romane a Lubiana |
La fortezza era dotata di quattro porte e di
diverse torri. Era tuttavia anche centro commerciale, in quanto si
trovava lungo la via dell'Ambra, antica e frequentatissima strada che
collegava il nord ed il centro Europa con l'area mediterranea. Di
notevole importanza anche la via d'acqua costituita dal fiume. Subì
diverse distruzioni nel corso dei secoli in cui si trovò al centro
di cruente battaglie, una delle quali vide trionfare Teodosio su
Magno Massimo (battaglia della Sava 388). Fu distrutta dagli Unni di
Attila che proseguirono poi diretti in Italia (452).
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Schema della fortezza di Lubiana con le strade che vi arrivavano |
Da
Emona la strada scendeva verso la penisola Balcanica, passando
per Praetorium Latobicorum (Trebnje, Slovenia), Neviodunum
(Dronovo, Slovenia), arrivava a Siscia (Sisak, Croazia), a
Servitium (Stara Gradiška,
Croazia), Marsonia (Slavonski Brod, Croazia) Cibalae
(Vinkovci, Croazia), Sirmium (Sremska Mitrovica, Serbia),
Taurunum (Zemun, Serbia), Singidunum (Beograd, Serbia),
per finire a Viminacium (Kostolac).
Lungo
la strada le pietre miliari indicavano allora il cammino e la
distanza tra le città principali ed oggi forniscono utili notizie
sul periodo di realizzazione del tracciato. Presso Velika Vas, vicino
a Krško (Slovenia), è stata
rinvenuta una di queste pietre, alta 2,33 metri, eretta al tempo di
Marco Aurelio e Lucio Vero, nel 161.
Siscia
(Sisak) fu una delle più importanti città romane dell'area.
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Scavi archeologici a Siscia (Croazia) |
Nel IV secolo a.C. era un insediamento celtico (Segestica), che i
romani tentarono più volte di conquistare fino a quando, nel 35 a.C.
Ottaviano, divenuto più tardi imperatore, riuscì a prenderla, dopo
un assedio di un mese, ed a stabilirvi un campo militare. Data la
posizione favorevole, l'insediamento romano crebbe ben presto, essendo
strategico per tutte le operazioni militari in Pannonia. Sotto
Vespasiano divenne una colonia dotata di un porto fluviale di una
certa importanza e fu dotata di diversi edifici pubblici di rilievo,
come il teatro, l'anfiteatro e le terme. Sotto Diocleziano, allorché
la Pannonia fu divisa in quattro parti (297 d.C.) Siscia
divenne la capitale della provincia della Pannonia Savia, con
una popolazione di 40.000 abitanti ed una notevole comunità
cristiana. Decadde a seguito della disintegrazione dell'impero
romano.
Più
a sud, tra Marsonia e Sirmium, la strada si divideva in
due tronconi, uno dei quali passava per Cibalae, città natale di due
imperatori romani: Valentiniano I e Valente. La città fu anche
teatro di una famosa battaglia, combattuta nell'ottobre del 316 tra
gli eserciti degli imperatori Costantino e Licinio, nella quale
morirono 20.000 soldati e Licinio venne sconfitto e fuggì,
rifugiandosi a Sirmium.
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Licinio e Costantino si affrontarono a Cibalae |
Di
notevole importanza le numerose ceramiche rinvenute sul posto ed ora
conservate nel museo di Vinkovci.
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