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domenica 5 novembre 2017

Giordania - Wadi Rum



Wadi Rum. Petroglifo - dromedario (foto C. Nicotra)

A circa 60 chilometri a nord di Aqaba, si incontra il Wadi Rum, un'ampia valle (in arabo, appunto, Wadi), formata, molti millenni fa, dallo scorrere di un antico fiume, ora scomparso.
Si tratta della forma più evidente e spettacolare di questo tipo di formazione geologica presente in Giordania e, perciò, una delle più conosciute e frequentate. Dal 2011 è stato inserito nell'elenco UNESCO come patrimonio dell'umanità.

Wadi Rum (foto C. Nicotra)

Evitando le gite organizzate e facendosi accompagnare soltanto da una guida, si ha però l'opportunità di visitare questo luogo magnifico in totale solitudine e nelle ore migliori, cioè verso il tramonto, quando la luce diminuisce ed i colori sono più caldi.
Dalla piana desertica ci si sposta rapidamente verso le montagne (la più alta, il Jebel Rum, misura poco più di 1700 metri), dove formazioni rocciose levigate dal vento presentano pareti lisce e colori fantastici.

Wadi Rum. Pareti con petroglifi (foto C. Nicotra)

Su alcune di queste pareti sono presenti dei petroglifi (incisioni figurative su roccia) risalenti a diverse epoche e testimonianza di una frequentazione pressoché ininterrotta nel tempo, dai primi insediamenti umani nella zona, risalenti ad 8000 a.C.., fino ai tempi storici.

Wadi Rum. Petroglifi (foto C. Nicotra)

Ancor oggi alcune tribù beduine che si muovono nel wadi riconoscono sulle pareti i segni identificativi dei pozzi e dei luoghi di riparo e di sosta, come su delle mappe, incise sulla roccia per essere tramandate attraverso le generazioni, ed ancora, almeno in parte, utilizzabili. 

Wadi Rum. Petroglifo - dromedario (foto C. Nicotra)

I petroglifi però non si limitano a fornire indicazioni pratiche, ma raffigurano animali, carovane, scene di caccia. 

Wadi Rum. Petroglifi - scena di caccia (foto C. Nicotra)

L'archeologo italiano Edoardo Borzatti von Löwenstern ha dedicato molti anni alla studio di queste incisioni, trovando, tra l'altro, tracce di un alfabeto antico, che sembra precedere quello dei Thamudeni, popolazione araba nomade, preislamica, che frequentava anticamente la zona.

Wadi Rum. Petroglifi - rappresentazione di animali (foto C. Nicotra)

In tempi ben più recenti (1917-18) passò di qui anche Lawrence d'Arabia, e l'eco delle sue avventure arabe si diffuse in occidente assieme alla fama della bellezza del wadi.
Alcune formazioni rocciose particolari, come il grande arco di pietra, 

Wadi Rum. Arco (foto C. Nicotra)

costituiscono una delle mete irrinunciabili del percorso che si snoda lungo piste, a tratti irriconoscibili, che percorrono la parte più accessibile e totalmente sabbiosa della valle.


Wadi Rum. Lungo le piste del deserto (foto C. Nicotra)

Le popolazioni beduine che vivono oggi una vita semi nomade, allevano dromedari e capre e difendono l'integrità del territorio proprio perché lo vivono ancora in modo tradizionale, almeno per una parte dell'anno. 

Wadi Rum. Fuoco beduino (foto C. Nicotra)

Questo stato di cose è stato fortemente voluto dal governo giordano il quale ha compreso come proprio queste popolazioni fossero le custodi ideali di una regione fragile e nel contempo aspra come questa che, tra l'altro, ospita una fauna ed una flora endemiche e preziose, che è necessario tutelare. Nel 1988 l'intera zona è stata dichiarata area protetta.


Il libro: Edoardo Borzatti, Wadi Rum (disponibile su Amazon, in italiano)

La guida / The guide: Treks and Climbs in Wadi Rum (disponibile su Amazon, anche Kindle /available on Amazon, also Kindle)



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