Wadi Rum. Petroglifo - dromedario (foto C. Nicotra) |
A circa 60 chilometri a nord di Aqaba, si incontra il Wadi Rum, un'ampia valle (in arabo,
appunto, Wadi), formata, molti millenni fa, dallo scorrere di un
antico fiume, ora scomparso.
Si
tratta della forma più evidente e spettacolare di questo tipo di
formazione geologica presente in Giordania e, perciò, una delle più
conosciute e frequentate. Dal 2011 è stato inserito nell'elenco
UNESCO come patrimonio dell'umanità.
Wadi Rum (foto C. Nicotra) |
Evitando
le gite organizzate e facendosi accompagnare soltanto da una guida,
si ha però l'opportunità di visitare questo luogo magnifico in
totale solitudine e nelle ore migliori, cioè verso il tramonto,
quando la luce diminuisce ed i colori sono più caldi.
Dalla
piana desertica ci si sposta rapidamente verso le montagne (la più
alta, il Jebel Rum, misura poco più di 1700 metri), dove formazioni
rocciose levigate dal vento presentano pareti lisce e colori
fantastici.
Wadi Rum. Pareti con petroglifi (foto C. Nicotra) |
Su
alcune di queste pareti sono presenti dei petroglifi (incisioni
figurative su roccia) risalenti a diverse epoche e testimonianza di
una frequentazione pressoché ininterrotta nel tempo, dai primi
insediamenti umani nella zona, risalenti ad 8000 a.C.., fino ai tempi
storici.
Wadi Rum. Petroglifi (foto C. Nicotra) |
Ancor oggi alcune tribù beduine che si muovono nel wadi
riconoscono sulle pareti i segni identificativi dei pozzi e dei
luoghi di riparo e di sosta, come su delle mappe, incise sulla roccia
per essere tramandate attraverso le generazioni, ed ancora, almeno in
parte, utilizzabili.
Wadi Rum. Petroglifo - dromedario (foto C. Nicotra) |
I petroglifi però non si limitano a fornire
indicazioni pratiche, ma raffigurano animali, carovane, scene di
caccia.
Wadi Rum. Petroglifi - scena di caccia (foto C. Nicotra) |
L'archeologo italiano Edoardo Borzatti von Löwenstern
ha dedicato molti anni alla studio di queste incisioni, trovando, tra
l'altro, tracce di un alfabeto antico, che sembra precedere quello
dei Thamudeni, popolazione araba nomade, preislamica, che frequentava
anticamente la zona.
Wadi Rum. Petroglifi - rappresentazione di animali (foto C. Nicotra) |
In
tempi ben più recenti (1917-18) passò di qui anche Lawrence
d'Arabia, e l'eco delle sue avventure arabe si diffuse in occidente
assieme alla fama della bellezza del wadi.
Alcune
formazioni rocciose particolari, come il grande arco di pietra,
Wadi Rum. Arco (foto C. Nicotra) |
costituiscono una delle mete irrinunciabili del percorso che si snoda
lungo piste, a tratti irriconoscibili, che percorrono la parte più
accessibile e totalmente sabbiosa della valle.
Wadi Rum. Lungo le piste del deserto (foto C. Nicotra) |
Le
popolazioni beduine che vivono oggi una vita semi nomade, allevano
dromedari e capre e difendono l'integrità del territorio proprio
perché lo vivono ancora in modo tradizionale, almeno per una parte
dell'anno.
Wadi Rum. Fuoco beduino (foto C. Nicotra) |
Questo stato di cose è stato fortemente voluto dal
governo giordano il quale ha compreso come proprio queste popolazioni
fossero le custodi ideali di una regione fragile e nel contempo aspra
come questa che, tra l'altro, ospita una fauna ed una flora endemiche
e preziose, che è necessario tutelare. Nel 1988 l'intera zona è
stata dichiarata area protetta.
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