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Roma. Basilica di San Pietro (foto Daniela Durissini) |
Il
30 gennaio del 1629, all'età di 73 anni, moriva a Roma Carlo
Maderno. Di origini ticinesi, si trasferì da ragazzo a Roma, dove fu
affidato dai genitori alle cure dello zio, Domenico Fontana,
architetto affermato, con il quale iniziò a lavorare. Dopo un lungo
periodo di gavetta, durante il quale gli furono affidati incarichi
sempre più importanti, affiancò il fratello dello zio, Giovanni
Fontana, nella realizzazione dell'acquedotto di Loreto, e redasse un
progetto per la prevenzione delle piene del Tevere.
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Ritratto di Carlo Maderno |
La
sua prima opera importante fu però la realizzazione della chiesa di
Santa Susanna alle Terme di Diocleziano, che gli valse l'attenzione
delle più importanti famiglie della città, che gli richiesero dei
progetti per le loro proprietà. La sua fama andò così aumentando
e, nel 1603, assunse, assieme a Giovanni Fontana, la soprintendenza
della "Fabbrica di San Pietro".
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Roma. Santa Susanna |
La
costruzione della chiesa, progettata da Michelangelo, era stata
interrotta e, dopo la morte di Clemente VIII, il nuovo papa, Paolo V,
decise di portarla a termine, ma le esigenze erano mutate ed il
Maderno, vincitore del concorso per il compimento dell'opera, indetto
nel 1606, dovette, di fatto, stravolgere il progetto
michelangiolesco.
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Roma. Basilica di San Pietro (foto Daniela Durissini) |
L'aggiunta
della facciata, in particolare, che l'architetto aveva prevista con
due campanili, uno dei quali fu realizzato successivamente dal
Bernini e demolito per grossi problemi statici, e che, di fatto,
impediva di apprezzare la grande cupola del Michelangelo, oltre ad
apparire eccessivamente larga, fu duramente ed a lungo criticata, ma
il Maderno aveva dovuto accontentare la committenza, soddisfacendo
alle esigenze liturgiche.
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Roma. Palazzo Barberini (foto Daniela Durissini) |
Oltre
a San Pietro si dedicò alla chiesa di San Giovanni dei Fiorentini,
alla progettazione di un'ala del Quirinale ed a diversi altri
progetti.
Negli
ultimi anni si fece affiancare dal nipote, Francesco Borromini, con
il quale lavorò a Palazzo Barberini. Nello stesso cantiere fu attivo
anche Gian Lorenzo Bernini, che realizzò una delle scale del
palazzo, mentre l'altra, di forma elicoidale, era stata ideata dal
Borromini.
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