Rocca di Monrupino. Chiesa (foto Daniela Durissini) |
Su
di un colle, alle spalle del piccolo borgo carsico di
Monrupino/Repentabor, non lontano da Trieste, si trova la rocca con il santuario dedicato alla Vergine,
che in passato è stato una nota meta di pellegrinaggio.
Il
colle, abitato fin dai tempi preistorici, come attestano i
ritrovamenti riconducibili ad un castelliere, e quindi sede di una
fortificazione romana, che, come spesso accadeva, vi si sovrappose,
già agli inizi del XIV secolo ospitava una piccola chiesa. Ma fu nel
secolo successivo che, di fronte alle numerose e minacciose scorrerie
dei Turchi, fu eretto un muro a difesa dell'edificio sacro, destinato
ad ospitare temporaneamente, entro il perimetro fortificato, gli
abitanti del luogo ed i beni che questi riuscivano a trasportare nel
poco tempo che avevano a disposizione per fuggire, da quando veniva
dato l'allarme, diffuso mediante l'accensione di fuochi, di colle in
colle, di paese in paese, all'avvicinarsi delle bande di predoni.
Rocca di Monrupino (foto Daniela Durissini) |
Questo
tipo di difesa spontanea, costituito da un muro sufficientemente
resistente ad un eventuale primo impatto con piccoli drappelli di
cavalleria leggera e, data la modalità delle incursioni, non
destinato a resistere ad un eventuale assedio, che in genere non si
verificava, è molto diffuso su tutti i territori interessati dalle
incursioni turchesche e prende il nome di tabor,
significativamente ricorrente nella denominazione slovena
dell'abitato sottostante. Oggi come allora vi si accede da una porta
fortificata, sul lato occidentale.
Rocca di Monrupino. Mura (foto Daniela Durissini) |
Il
borgo di Monrupino, sito non lontano da una delle strade che
conducevano alla Carniola e, data la comodità del valico, molto
usata per i traffici commerciali verso questa regione, attrasse nei
secoli anche i pellegrini che si recavano al santuario, circondato da
un'aura di mistero, sito com'era in una zona impervia e tuttavia
dominante l'intero territorio circostante, dai lontani monti, spesso
coperti di neve, fino al mare.
Rocca di Monrupino. Porta d'accesso al tabor (foto Daniela Durissini) |
Si
diceva che la Vergine fosse intervenuta per scacciare il demonio che
praticava il luogo indisturbato, ostacolando, tra l'altro, proprio la costruzione della chiesa, e che l'avesse infine vinto. Della
lotta tra i due rimarrebbe un'impronta, in una roccia che si nota
proprio davanti alla chiesa, generalmente ritenuta quella del piede
della Vergine, ma che qualcuno, invece, preferisce pensare come
appartenente allo zoccolo del diavolo. Dipende dai punti di vista e
da come ognuno vuol vedere la piccola pozza formatasi per l'azione
dell'acqua nella roccia calcarea.
Rocca di Monrupino. Impronta del "piede della Vergine" (foto Daniela Durissini) |
D'altronde,
quando d'inverno soffia la bora e le ombre si allungano precoci nel
piazzale tra la chiesa e l'antica canonica, sembra ancora di sentire
le urla ed i lamenti di creature demoniache, e di vederne le ombre
agitarsi sinistre tra le rocce, materializzazione delle antiche
leggende. Non resta allora che trovare rifugio nella chiesa, che ha
sostituito la costruzione più antica ed è stata inaugurata nel 1512
e più volte rimaneggiata.
Rocca di Monrupino. Chiesa (foto Daniela Durissini) |
Della
costruzione cinquecentesca rimangono in effetti pochissimi elementi
architettonici. La chiesa presenta un campanile addossato alla
facciata ed un tetto in lastre di pietra. Caratteristica l'antica
canonica, risalente al secolo XV, addossata al muro del tabor, alla
quale si accede mediante una scala in pietra, alla base della quale
si trova un pozzo, che garantiva la sopravvivenza alla popolazione
che si rifugiava entro le mura.
Dall'ampio
piazzale, nelle giornate serene, si gode di un panorama mozzafiato.
Rocca di Monrupino. Antica canonica (foto Daniela Durissini) |
Per un approfondimento sui tabor e le fortificazioni di rifugio
⇒ (click) Carlo Nicotra, Architetture militari, tabor e fortificazioni nel goriziano e nella valle del Vipacco
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