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martedì 16 gennaio 2018

Rocca di Monrupino. Dove la Vergine vinse il diavolo




Rocca di Monrupino. Chiesa (foto Daniela Durissini)
Su di un colle, alle spalle del piccolo borgo carsico di Monrupino/Repentabor, non lontano da Trieste, si trova la rocca con il santuario dedicato alla Vergine, che in passato è stato una nota meta di pellegrinaggio.
Il colle, abitato fin dai tempi preistorici, come attestano i ritrovamenti riconducibili ad un castelliere, e quindi sede di una fortificazione romana, che, come spesso accadeva, vi si sovrappose, già agli inizi del XIV secolo ospitava una piccola chiesa. Ma fu nel secolo successivo che, di fronte alle numerose e minacciose scorrerie dei Turchi, fu eretto un muro a difesa dell'edificio sacro, destinato ad ospitare temporaneamente, entro il perimetro fortificato, gli abitanti del luogo ed i beni che questi riuscivano a trasportare nel poco tempo che avevano a disposizione per fuggire, da quando veniva dato l'allarme, diffuso mediante l'accensione di fuochi, di colle in colle, di paese in paese, all'avvicinarsi delle bande di predoni.


Rocca di Monrupino (foto Daniela Durissini)
Questo tipo di difesa spontanea, costituito da un muro sufficientemente resistente ad un eventuale primo impatto con piccoli drappelli di cavalleria leggera e, data la modalità delle incursioni, non destinato a resistere ad un eventuale assedio, che in genere non si verificava, è molto diffuso su tutti i territori interessati dalle incursioni turchesche e prende il nome di tabor, significativamente ricorrente nella denominazione slovena dell'abitato sottostante. Oggi come allora vi si accede da una porta fortificata, sul lato occidentale.


Rocca di Monrupino. Mura (foto Daniela Durissini)
Il borgo di Monrupino, sito non lontano da una delle strade che conducevano alla Carniola e, data la comodità del valico, molto usata per i traffici commerciali verso questa regione, attrasse nei secoli anche i pellegrini che si recavano al santuario, circondato da un'aura di mistero, sito com'era in una zona impervia e tuttavia dominante l'intero territorio circostante, dai lontani monti, spesso coperti di neve, fino al mare.


Rocca di Monrupino. Porta d'accesso al tabor (foto Daniela Durissini)
Si diceva che la Vergine fosse intervenuta per scacciare il demonio che praticava il luogo indisturbato, ostacolando, tra l'altro, proprio la costruzione della chiesa, e che l'avesse infine vinto. Della lotta tra i due rimarrebbe un'impronta, in una roccia che si nota proprio davanti alla chiesa, generalmente ritenuta quella del piede della Vergine, ma che qualcuno, invece, preferisce pensare come appartenente allo zoccolo del diavolo. Dipende dai punti di vista e da come ognuno vuol vedere la piccola pozza formatasi per l'azione dell'acqua nella roccia calcarea.


Rocca di Monrupino. Impronta del "piede della Vergine" (foto Daniela Durissini)
D'altronde, quando d'inverno soffia la bora e le ombre si allungano precoci nel piazzale tra la chiesa e l'antica canonica, sembra ancora di sentire le urla ed i lamenti di creature demoniache, e di vederne le ombre agitarsi sinistre tra le rocce, materializzazione delle antiche leggende. Non resta allora che trovare rifugio nella chiesa, che ha sostituito la costruzione più antica ed è stata inaugurata nel 1512 e più volte rimaneggiata.


Rocca di Monrupino. Chiesa (foto Daniela Durissini)
Della costruzione cinquecentesca rimangono in effetti pochissimi elementi architettonici. La chiesa presenta un campanile addossato alla facciata ed un tetto in lastre di pietra. Caratteristica l'antica canonica, risalente al secolo XV, addossata al muro del tabor, alla quale si accede mediante una scala in pietra, alla base della quale si trova un pozzo, che garantiva la sopravvivenza alla popolazione che si rifugiava entro le mura.
Dall'ampio piazzale, nelle giornate serene, si gode di un panorama mozzafiato.


Rocca di Monrupino. Antica canonica (foto Daniela Durissini)


Per un approfondimento sui tabor e le fortificazioni di rifugio 





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