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mercoledì 10 gennaio 2018

Raffaello, Giovanni da Udine ed i frutti delle Americhe



Villa Farnesina. Raffaello. Loggia di Amore e Psiche (foto Daniela Durissini)
Quando Alessandro Chigi, ricco banchiere di origini senesi, stabilitosi a Roma, dove aveva aperto un banco di prestito e dove intratteneva rapporti d'affari persino (e soprattutto) con il papa, decise di farsi costruire una villa sul Tevere, chiamò a progettarla Baldassarre Peruzzi, che ne curò anche una parte delle decorazioni interne. Tuttavia furono numerosi gli artisti che lavorarono alla nuova costruzione; uno in particolare, Raffaello, buon amico del proprietario, vi si impegnò a lungo, assieme ai pittori e decoratori che facevano parte della sua bottega.


Sebastiano del Piombo. Polifemo (foto Daniela Durissini)
Il Chigi, noto per aver prestato denaro a Guidobaldo da Montefeltro, Piero de' Medici e per aver finanziato la campagna militare di Cesare Borgia, amava l'arte ed avendone le possibilità economiche, volle che la sua dimora romana fosse magnifica. Vi abitò assieme a Francesca Ordeaschi, fatta rapire e sposata dopo diversi anni, quando ormai erano nati alcuni dei cinque figli della coppia, sembra su sollecitazione del papa Leone X, che celebrò le nozze. All'amore fra i due si ispirò Raffaello, che nella villa aveva già dipinto il Trionfo di Galatea, nelle decorazioni della loggia, che allora dava accesso alla dimora, detta di Amore e Psiche, con riferimento al dipinto del soffitto, certamente disegnato dall'artista ma probabilmente in gran parte eseguito dai maestri della sua bottega, tra i quali va senz'altro ricordato Giulio Romano.


Raffaello. Trionfo di Galatea (foto Daniela Durissini)
Quando si trattò di dipingere i festoni vegetali che Raffaello aveva pensati per ripartire le scene, chiamò ad eseguirli uno dei suoi allievi, Giovanni Nani o de' Ricamatori, conosciuto come Giovanni da Udine, il quale si era trasferito a Roma ed era entrato a far parte della bottega nel 1514. Profondo conoscitore della natura, e cacciatore, Giovanni si era specializzato proprio in quel genere di decorazioni “a grottesche”, che riprendevano lo stile ed i motivi di analoghi dipinti restituiti dalla Domus Aurea neroniana.

Ritratto di Giovanni da Udine 
Raffaello lo aveva voluto alla villa proprio per la sua capacità di restituire fedelmente i colori e l'aspetto delle piante e degli uccelli che avrebbero dovuto arricchire il soffitto della loggia, pensata come la compenetrazione della dimora con i lussureggianti giardini circostanti, scomparsi dopo la realizzazione del Lungotevere, in epoca ottocentesca.


Giovanni da Udine. Loggia di Amore e Psiche (foto Daniela Durissini)
Inoltre le decorazioni erano destinate a rappresentare la prosperità e l'abbondanza, di cui la ricca famiglia poteva godere. Celebre una festa data alla villa per il figlio del banchiere, Lorenzo Leone, alla fine della quale le posate e le stoviglie da tavola, in argento, furono gettate nel Tevere (ma recuperate con un sistema di reti nascoste).

Giovanni da Udine. Loggia di Amore e Psiche (foto Daniela Durissini)
Recenti studi, condotti con tecniche non invasive, hanno dimostrato che l'adesione alla realtà, ricercata ed ottenuta da Giovanni da Udine, si deve innanzitutto al fatto che le decorazioni furono senz'altro realizzate dal vero, la qual cosa è straordinaria, qualora si pensi che furono rappresentate quasi duecento specie botaniche, tra le quali alcune assolutamente sconosciute all'epoca, poiché provenienti dalle Americhe, “scoperte” di recente. Sembra che Agostino Chigi, buon amico di alcuni mercanti veneziani, si fosse fatto mandare degli esemplari di zucche e soprattutto le pannocchie di mais, che forse aveva piantato nel proprio giardino, e che Giovanni aveva potuto copiare, impiegando per renderle più vive, e qui sta la novità, pigmenti normalmente utilizzati nelle realizzazioni in ceramica e vetro, rendendoli assai simili ai lavori dei Della Robbia, già allora molto apprezzati.


Giovanni da Udine. Loggia di Amore e Psiche (foto Daniela Durissini)

Giovanni da Udine. Loggia di Amore e Psiche (foto Daniela Durissini)
Nonostante l'ottima riuscita del lavoro sembra che il Chigi abbia dovuto sopportare le bizze di Raffaello, il quale, innamorato di una ragazza del posto, forse colei che fu ritratta nel famoso dipinto de “la Fornarina”, oggi esposto a Palazzo Barberini, e che diede il volto a Galatea, portava la ragazza alla villa come condizione essenziale per continuare a sovrintendere ai lavori di decorazione delle stanze. Ciò nonostante, soddisfatto del risultato finale, che riuscì a godersi per breve tempo, il mecenate, che morì nel 1520, a soli 54 anni, commissionò all'artista la realizzazione della cappella di famiglia nella chiesa di Santa Maria del Popolo, dove fu sepolto.


Raffaello. La Fornarina (foto Daniela Durissini)
In un recente volume, curato da Antonio Sgamellotti e Giulia Caneva ed edito con il patrocinio dell'Accademia dei Lincei (proprietaria attuale della villa Farnesina, usata come sede di rappresentanza), in occasione della mostra “I colori della prosperità: frutti del vecchio e nuovo mondo”, vengono riportati i risultati degli studi effettuati sulle decorazioni della loggia (Roma, Bardi edizioni, 2017).

Giovanni da Udine. Loggia di Amore e Psiche (foto Daniela Durissini)
Durante gli sbancamenti per la realizzazione del Lungotevere vennero alla luce i resti di un'altra villa, di epoca romana e risalente alla prima età imperiale, costruita più o meno nella stessa posizione, ed appartenuta a Vipsanio Agrippa, generale di Augusto ed artefice della vittoria di Azio, che ne sposò la figlia, Giulia. Gli affreschi ed i pavimenti della lussuosa dimora sono conservati al Museo Nazionale Romano.


Villa Chigi (ora Villa Farnesina) appartiene all'Accademia Nazionale dei Lincei 


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