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domenica 3 dicembre 2017

Roma. Dal giardino di Livia al Colosseo

Roma. Museo Nazionale romano. Opus sectile (foto Daniela Durissini)
Oggi, prima domenica del mese, musei gratuiti e, per noi, giornata campale. Il fatto che l'entrata noi si pagasse, oltre al notevole risparmio, ci ha dato soprattutto la possibilità di accedere in molti luoghi di grande interesse senza fare le consuete file alla biglietteria, il  che corrisponde ad un risparmio enorme di tempo. 
Tuttavia gli eventi ci hanno preso un po' la mano e siamo rientrati in albergo a sera, più stanchi di ieri.
Dunque, l'idea iniziale era quella di recarci a Palazzo Massimo alle Terme, una delle sedi del Museo Nazionale Romano, per vedere, in particolare, il famoso giardino di Livia, ed alcuni altri capolavori lì custoditi. Ma come non fare una prima sosta davanti alla fontana dell'Acqua Felice, voluta da papa Sisto V per rifornire i rioni del Viminale e del Quirinale, ma soprattutto per convogliare parte delle acque verso la sua villa Montalto? La fontana fu inaugurata nel 1587.


Roma. Fontana dell'Acqua Felice (foto Daniela Durissini)
E come non fermarsi anche alla Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, il cui progetto iniziale fu affidato, nel 1562, da papa Pio IV, al vecchio Michelangelo, che già lavorava a San Pietro? Questo edificio riveste un particolare interesse perché qui Michelangelo, chiamato a risistemare ed adattare parte delle terme di Diocleziano, ne rispetto' a tal punto le forme originarie, da creare una chiesa svilippata maggiormente in larghezza  che in lunghezza, contro tutti i più comuni canoni e contro il parere della  committenza. Ma tant' è la chiesa rimase così,  come l'aveva voluta il grande maestro, almeno nella forma, poiché il Vanvitelli, intervenuto alla metà del XVIII secolo, ne mutò radicalmente gli arredi, che Michelangelo  aveva voluti essenziali. 


Roma. Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri (foto Daniela Durissini)
All'interno della  chiesa si percepisce ancora il disegno delle terme e, naturalmente, il genio di Michelangelo  che seppe rispettare il luogo. Usciti mentre iniziava la funzione del mattino domenicale, come non dare un'occhiata, all'esterno, a ciò che rimane delle terme di Diocleziano?
Finalmente ci siamo diretti al museo, dove siamo entrati, come previsto, senza fare la fila.  Si inizia al livello 0, molto interessante perché vi sono esposte le opere che segnano il passaggio dall'arte del periodo repubblicano a quella del periodo imperiale, quando ormai era penetrato e si era affermato a Roma il gusto per l'arte greca, più raffinata e ritenuta, in molti aspetti, dai più tenaci conservatori, decadente.


Roma. Museo Nazionale romano. Statua di Augusto (foto Daniela Durissini)
Il livello 1 ospita invece opere risalenti all'età imperiale, tra cui alcuni pezzi molto noti, come il Discobolo Lancellotti, ritrovato durante gli scavi dell'Esquilino, nel 1781, ed appartenuto alla villa Palombara, copia di epoca adrianea della famosissima opera di Mirone del V secolo a.C.. 


Roma. Museo Nazionale romano. Discobolo Lancellotti (foto Daniela Durissini)
Altro pezzo molto noto è il sarcofago di Portonaccio, in cui fu seppellito, con ogni probabilità, un generale che partecipò alle campagne germano-sarmatiche, combattute da Marco Aurelio, l'imperatore filosofo, negli anni 172-5. Il sarcofago, di rara bellezza, presenta scende di combattimenti e, sul coperchio, scene di vita del defunto. 

Roma. Museo Nazionale romano. Sarcofago del Portonaccio (foto Daniela Durissini)
Infine al livello 2, siamo entrati nel giardino di Livia. Nella stanza, riprodotta nelle esatte misure del ninfeo sotterraneo della villa appartenuta alla moglie di Augusto, a Prima Porta, sono stati sistemati gli splendidi affreschi, staccati, che ne decoravano le pareti, raffiguranti un giardino lussureggiante ed uccelli, sia in volo, sia posati sui rami. Non si può far altro che sedersi e restare a guardare, ammirati, tentando di immaginare gli ospiti di Livia e la stessa padrona di casa, che si ritiravano a chiacchierare in questo ambiente mirabilmente ricreato.

Roma. Museo Nazionale romano. Giardino di Livia (foto Daniela Durissini)
Sullo stesso piano sono ospitate anche le pitture murali ed alcuni pavimenti musivi provenienti dalla villa della Farnesina, scoperta quando si fecero gli sbancamenti per creare il Lungotevere. Qui si sono potute ricreare alcune stanze, parte di un corridoio e di un  criptoportico. Un interessante filmato colloca i ritrovamenti nel loro contesto originario. Usciti dal museo abbiamo attraversato l'Esedra di piazza della Repubblica e, lungo via Nazionale, siamo arrivati nei pressi dei Mercati di Traiano. 

Una sosta alla gelateria siciliana per un delizioso gelato fatto con ingredienti naturali e non con i cremolati, dove il pistacchio è composto da pistacchi tritati, il caco contiene pezzi di frutta ed il mandarino è così buono da essersi meritato un riconoscimento internazionale lo scorso anno.

Così ritemprati abbiamo deciso di fare una passeggiata pomeridiana dentro i Fori, oggi ad ingresso gratuito, ed abbiamo trascorso il pomeriggio tra il foro di Traiano e quello di Cesare, che lo inaugurò nel 46 a.C., creando scandalo tra i senatori, ricevendoli seduto, nel tempio di Venere genitrix, di cui oggi rimangono in piedi tre colonne, sottolinenando così il suo stretto legame con la divinità e, contemporaneamente, la sua superiorità rispetto a coloro che, invece, avrebbe dovuto considerare suoi pari. 

Roma. Fori imperiali. Foro di Cesare. Tempio di Venere genitrix (×foto Daniela Durissini)
Con quel gesto, in fondo, Cesare iniziava un nuovo percorso, ma scavava anche un solco profondo tra sé stesso ed i notabili romani che non avrebbero tollerato a lungo quello che ormai era un dato di fatto e che, dopo Cesare, avrebbe caratterizzato i suoi successori.
Il foro di Augusto, poi quello di Nerva, il tempio della Pace, l'arco di Settimio Severo e poi su, verso il Palatino, passando accanto all'ara di Cesare, al tempio di Antonino e Faustina, a quello di Romolo, a quello di Vesta, fino all'arco di Tito, con il trionfo che ricorda la guerra giudaica, 

Roma. Fori imperiali. Arco di Tito. Scene della guerra giudaica (foto Daniela Durissini)
ed ancora alla poderosa Basilica di Massenzio, distrutta da un terremoto ma della quale rimangono ancora delle murature e parte delle volte che consentono di percepirne l'originaria grandiosità.

Roma. Fori imperiali. Basilica di Massenzio (foto Daniela Durissini)
Infine il Colosseo, stava proprio davanti a noi. Come rinunciarci? Siamo entrati così nell'anfiteatro più grande del mondo, visitando anche un'interessante mostra sulle origini e sulla fortuna dell'edificio, che nei secoli, anche e forse soprattutto, quando fu abbandonato ed assunse l'aspetto di un'imponente rovina, venne studiato, disegnato, percepito come il simbolo della città, unico sempre riconoscibile tra i suoi pur numerosi monumenti,  che ispirò parole di ammirazione ad artisti, scrittori, poeti. 

Roma. Colosseo. Interno (foto Daniela Durissini)
Peccato la folla enorme che non ci ha consentito di godere appieno della visita.
Ritorno riattraversando i Fori, quando ormai il sole stava calando. 

A questo punto ci siamo concessi un caffè con panna seduti comodamente al Caffè Greco di via Condotti, ammirando gli arredi interni ed i vari quadri che adornano le pareti, alcuni dei quali rappresentano proprio il Colosseo. Ho già  scritto di questo Caffè, che ha aperto nel 1760, ed è  un'attrazione nel cuore della città. I prezzi sono piuttosto elevati, specialmente se ci si siede. 

Roma. Caffè Greco (foto Daniela Durissini)

.....alle prossime passeggiate romane!


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