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martedì 27 febbraio 2018

R. Byron in viaggio a Baalbek


Tivadar Kosztka Csontvary. Baalbek (1906)

"Baalbek è il trionfo della pietra, una magnificenza lapidaria il cui linguaggio, ancora visivo, riduce New York a una dimora di formiche. E' una pietra color pesca, striata di oro rossiccio così come le colonne di St. Martin-in-the-Fields sono striate di fuliggine. Ha la consistenza del marmo, senza trasparenza ma con una lieve velatura, come quella delle prugne. L'ora ideale per vederla è l'alba: lo sguardo sale lungo le sei colonne, i cui fusti di pesca e d'oro splendono con la stessa luminosità dell'area cerulea, e perfino i basamenti privi di colonne hanno un'identità vivace, baciata dal sole, sullo sfondo delle profondità violette del firmamento. Sale ancora lo sguardo lungo questa carne scavata, lungo i fusti tre volte enormi, fino ai capitelli sbrecciati e al cornicione grande come una casa, tutti insieme sospesi nel celeste. Lo sguardo spazia oltre le mura, fino ai ciuffi verdi dei pioppi dai tronchi bianchi; oltre ancora, al Libano scintillante in lontananza di toni violacei, azzurri, oro e rosa. E poi scende seguendo le montagne fino al vuoto: il deserto, solitario mare di pietra. Bevi l'aria vibrante. Accarezza la pietra con mano delicata. Da' il tuo addio all'Occidente, se lo possiedi, quindi volgiti a Oriente, turista." (tratto da R. Byron, La via per l'Oxiana, Milano, Adelphi, 1981; 1993, p. 57)

Baalbek (foto Carlo Nicotra, 2003)

Lo scrittore inglese Robert Byron era arrivato a Baalbek nel suo viaggio verso l'Asia centrale, nel settembre del 1933 e ne era rimasto affascinato. Il brano riportato qui è stato inserito nella lunga relazione dell'itinerario intrapreso partendo da Venezia nell'agosto di quell'anno, per giungere in Afghanistan nell'anno successivo, pubblicata per la prima volta con il titolo The road to Oxiana, nel 1937, che costituisce uno dei racconti di viaggio più affascinanti di tutti i tempi.


Pensieri d'autore. Frédéric Gros. Camminare

(foto Daniela Durissini)

"...nel camminare , il vero segno della sicurezza è una giusta lentezza. Intendo, con questo, una lentezza del camminatore che non è l'esatto contrario della velocità. In primo luogo, è l'estrema regolarità del passo, la sua uniformità. Al punto che potremmo quasi dire che il buon camminatore scivola, o meglio bisognerebbe dire che le sue gambe girano, formano dei cerchi. Al cattivo camminatore capita di andare svelto, di accelerare e poi rallentare. I suoi movimenti sono a scatti, le gambe disegneranno una linea spezzata. La sua rapidità sarà fatta di accelerazioni improvvise, seguite da respiri pesanti....La lentezza è più che altro il contrario della precipitazione."

(da Frédéric Gros, Andare a piedi. Filosofia del camminare)


lunedì 26 febbraio 2018

Pensieri d'autore. Victor Hugo. La rivoluzione

Il 26 febbraio 1802 nasceva a Besançon
Victor Hugo
Scrittore, drammaturgo, politico


E. Delacroix. La liberté guidant le peuple (1830)

"Se volete rendervi conto di quello che è la rivoluzione chiamatela Progresso; ma se volete rendervi conto di quello che significa progresso, chiamatelo Domani; ora, il Domani compie irresistibilmente l'opera sua, e la cominicia oggi, arrivando sempre al suo scopo, nei modi più strani".

(da Victor Hugo, I Miserabili, II, I)


domenica 25 febbraio 2018

Beirut agli inizi del Novecento

Cartolina con veduta di Beirut agli inizi del Novecento

Beirut

"Della scomparsa del passato ci si consola facilmente; è dalla scomparsa del futuro  che non ci si riprende. Il paese la cui assenza mi rattrista e mi ossessiona non è quello che ho conosciuto in gioventù, è quello che ho sognato e che non ha mai potuto vedere la luce"

(da Amin Maalouf, I disorientati)




sabato 24 febbraio 2018

La bora a Trieste

Cesare Polli. Cartolina (1903)
In questi giorni, a Trieste, la bora soffia con una velocità che, nelle raffiche, si è sempre mantenuta al di sopra dei 100 km/h, con punte che hanno raggiunto i 133 km/h e sembra che ci siano ancora margini di peggioramento. 
I triestini ci sono abituati. Nasciamo già con la bora nel sangue, fin da piccoli sbattacchiati di qua e di là da questo vento gelido che proviene da ENE. Un tempo in città si mettevano le corde agli angoli delle strade più esposti al vento, affinché la gente potesse reggersi, e proseguire, seppur con difficoltà, il cammino. 

Cesare Polli. Cartolina (1903)
Oggi la bora si fa sentire meno e più raramente, ma quando soffia nessuno pensa di chiudersi in casa, al caldo. Tutti escono, sfidando il vento, facendosi trascinare in una corsa affannata o, quando la raffica non spinge più, fermandosi di colpo, come impietriti. Nemmeno le persone anziane, che hanno visto ben altra bora, come dicono, pensano di stare al riparo. 

Cesare Polli. Cartolina (1903)
In questi giorni volano coppi, cadono impalcature, i cassonetti delle immondizie prendono vita e corrono lungo le strade, il vento fa strage di motorini, strappa le persiane, stacca gli intonaci, ma niente: tutti sono per strada ugualmente. E' la nostra pazzia collettiva, il richiamo verso qualcosa di ancestrale e selvaggio, un tuffo nel passato, quasi un'identificazione che fa di noi triestini, nei giorni di bora, la comunità che i tempi odierni hanno disgregato. 

Cesare Polli. Cartolina (1903)
E da sempre si moltiplicano le vignette satiriche sugli effetti del vento, mentre c'è ancora chi non manca all'appuntamento sul molo Audace, quello dove, il 3 novembre del 1918, attraccò la prima nave della Marina Italiana, il cacciatorpediniere Audace, da cui la lunga banchina che si sporge verso il mare, prese il nome. 

venerdì 23 febbraio 2018

J. Gutenberg e la rivoluzione della conoscenza

J. Gensfleisch. Ritratto di J. Gutenberg


Il 23 febbraio del 1455 venne pubblicato a Magonza, città natale di Johannes Gutenberg, il primo libro stampato con la nuova tecnica, a caratteri mobili,da lui messa a punto. In effetti tale sistema era già usato in Cina, da più di 400 anni, ma i caratteri erano realizzati in legno, e quindi si deterioravano con facilità. L'orafo tedesco pensò invece di realizzarli in lega metallica per renderli più duraturi, ma il lavoro si rivelò lungo e complesso e fu finanziato dal socio di Gutenberg in quell'impresa, l'orafo Johann Fust. 


Bibbia di Gutenberg

Così venne realizzata la prima Bibbia a stampa, venduta per sottoscrizione, e acquistata per lo più da istituzioni religiose, che ebbe un successo immediato. Agli acquirenti era lasciato il compito di contattare l'artista che preferivano per le decorazioni dei due volumi, per le quali venivano lasciati liberi gli spazi, ed era data loro la possibilità di scegliere la legatura, ottenendo così dei volumi personalizzati e talvolta assai diversi l'uno dall'altro. Ne vennero stampati in tutto 180 esemplari, 40 dei quali su pergamena, e gli altri su carta. 
Ad oggi se ne conservano 48, sparsi nei musei e nelle biblioteche di tutto il mondo. 



J. Amman. Tipografia di Francoforte (1568)

L'invenzione del Gutenberg fece sì che, in breve tempo, si diffondessero le tipografie ed i  libri pubblicati e che questi avessero costi che li rendevano accessibili ad un maggior numero di persone, rispetto ai rarissimi manoscritti di epoca medievale. Di conseguenza fu rivoluzionata ed incrementata la conoscenza, che non giungeva più soltanto a pochi privilegiati, ma iniziò a diffondersi anche presso coloro che fino ad allora ne erano rimasti esclusi. Il cammino verso l'accessibilità delle informazioni fu lungo e tortuoso, spesso ostacolato proprio da coloro che ne avevano avuto l'esclusiva, ma fu inarrestabile.
Malgrado il successo ottenuto, i due soci entrarono in disaccordo e si separarono e  Gutenberg morì, pochi anni dopo, povero e dimenticato.


Pensieri d'autore. J. Saramago sul viaggio



W. Turner. Venezia, la foce del Canal Grande

"Il  viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: "Non c'è altro da vedere", sapeva che non era vero. La fine di un viaggio è solo l'inizio di un altro. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l'ombra che non c'era. Bisogna ritornare sui passi già fatti, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito." 

(da J. Saramago, Viaggio in Portogallo)

giovedì 22 febbraio 2018

Amerigo Vespucci e la Luna


Ritratto di Amerigo Vespucci
Il 22 febbraio del 1512 moriva a Siviglia Amerigo Vespucci, navigatore, esploratore e cartografo, protagonista di una delle stagioni più interessanti dell'esplorazione diretta ai nuovi mondi, al di là dell'Oceano Atlantico, che presero il suo nome. Fu infatti il primo a rendersi conto che le terre incontrate da Cristoforo Colombo non erano una parte dell'Asia, bensì un continente a sé e rappresentavano la quarta parte del mondo, com'egli stesso ebbe a dire. 


Carta di G. de Vallseca posseduta da A. Vespucci (Barcellona, Museo Marittimo)
Tuttavia, al di là dei suoi quattro viaggi, alcuni aspetti dei quali sono tuttora controversi, Amerigo Vespucci ebbe il merito di mettere a punto un metodo efficace per calcolare la longitudine, e lo fece osservando il movimento della luna. 
Nel suo racconto del secondo viaggio si sofferma infatti sulla difficoltà di orientarsi in mezzo all'oceano, in mancanza di un qualsiasi punto di riferimento, e sulla conseguente ricerca di un sistema che gli consentisse di tracciare la rotta con sufficiente precisione. 

I racconti di viaggio di A. Vespucci
Fu dall'osservazione del cielo e del movimento degli astri che ebbe l'idea di misurare, nella notte del 23 agosto 1499, lo spostamento della luna rispetto a Marte, ricavandone un'angolazione che, rapportata ai 360 gradi e al perimetro terrestre, così come calcolato da Tolomeo e Alfragano, cioè in 6000 leghe, nonché al meridiano di Cadice, gli consentì di ottenere il punto nave con una precisione pressoché assoluta, riconosciutagli appieno solo in epoche successive. 

Theodor de Bry. Incontro di Vespucci con i nativi americani nel 1497 (1592)
Il secondo viaggio verso quelle che sarebbero state poi chiamate le Americhe, effettuato tra il 1499 ed il 1500, inizialmente assieme ad Alonso de Hojeda, a capo della spedizione, vide il Vespucci proseguire da solo, dall'attuale Guyana, verso la parte meridionale del continente, fino alla foce del Rio delle Amazzoni.



martedì 20 febbraio 2018

Assisi. Palazzo comunale. La "Volta Pinta"

Assisi. "Volta Pinta" (foto Daniela Durissini)
Il palazzo comunale di Assisi possiede un vero gioiello, assai poco conosciuto: la cosiddetta "Volta Pinta", che copre la piccola loggia, risalente al 1342. Pochi anni dopo essere stata costruita la loggia venne chiusa, mediante un muro, eretto nella parte postica, ed un cancello sistemato sul lato che dà sulla piazza, ma fu solo due secoli più tardi, quando ormai il palazzo era divenuto la sede stabile del Governatore Apostolico (1555), che si decise di provvedere alla decorazione pittorica di quello spazio, che ormai aveva perduto le caratteristiche originarie. Fu così che Marcello Tuto, governatore in quell'anno, commissionò l'affresco della volta a Raffaello Coda da Rimini, attivo in quel periodo sia in città che in altri centri dell'Umbria. 


Assisi. "Volta Pinta" (foto Daniela Durissini)
Questi realizzò una decorazione a grottesche, ispirata ai dipinti scoperti da poco e molto apprezzati dagli artisti dell'epoca, della Domus Aurea di Nerone. Come racconta Benvenuto Cellini nella sua autobiografia, il nome di grottesche deriva dalle grotte dell'Esquilino, dove furono rinvenute, nel 1480, queste decorazioni. Si trattava appunto della casa di Nerone, le cui pareti presentavano questo tipo di decorazioni, in cui esseri ibridi e/o mostruosi, si muovevano su sfondi bianchi, o comunque monocromi, intrecciandosi a decorazioni geometriche e naturalistiche.

Domus Aurea. Decorazioni
Gli artisti si facevano calare nelle grotte per studiare queste pitture parietali, fino ad allora sconosciute, e le riprodussero e reinterpretarono in molteplici versioni.
Raffaello Coda realizzò quindi, secondo la moda dell'epoca, ed inserendovi alcuni tratti umoristici, la "Sfida tra Apollo e Marsia", tema mitologico abbastanza comune, in cui Marsia, che con il suo flauto aveva sfidato Apollo in una contesa musicale, non avendo potuto vincere di fronte alla melodia emessa dalla cetra del dio, viene appeso ad un albero dal vincitore e scuoiato vivo.
La scena è però arricchita da tante piccole figurine, riprese in atteggiamenti che richiamano più i popolani dell'epoca che le figure mitiche della classicità.


Assisi. "Volta Pinta" (foto Daniela Durissini)

Assisi. "Volta Pinta" (foto Daniela Durissini)
Il pittore, come testimoniano i documenti dell'epoca, fu pagato 4 fiorini, il 21 agosto 1556, data in cui, probabilmente, portò a termine il lavoro.

sabato 17 febbraio 2018

Pensieri d'autore. Giordano Bruno sulla libertà

Il 17 febbraio del 1600 veniva arso sul rogo a Roma, in Campo dei Fiori
Giordano Bruno
Filosofo ed astronomo

Giordano Bruno

"Verrà un giorno che l'uomo si sveglierà dall'oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo... l'uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo."

(da Giordano Bruno, Spaccio de la bestia trionfante)

venerdì 16 febbraio 2018

Fotografare l'architettura. Roma. Villa Giulia

Quinte architettoniche nel giardino di Villa Giulia

Roma. Villa Giulia (foto Daniela Durissini)

Pensieri d'autore. Marcel Proust sul piacere di leggere



J.H. Fragonard. The reader (1770-72)

"Forse non ci sono giorni della nostra adolescenza vissuti con altrettanta pienezza di quelli che abbiamo creduto di trascorrere senza averli vissuti, quelli passati in compagnia del libro prediletto. Tutto ciò che li riempiva agli occhi degli altri e che noi evitavamo come un ostacolo volgare a un piacere divino: il gioco che un amico veniva a proporci proprio nel punto più interessante, l'ape fastidiosa o il raggio di sole che ci costringevano ad alzare gli occhi dalla pagina o a cambiare posto, la merenda che ci avevano fatto portar dietro e che lasciavamo sul banco lì accanto senza toccarla, mentre il sole sopra di noi diminuiva di intensità nel cielo blu, la cena per la quale si era dovuti rientrare e durante la quale non abbiamo pensato ad altro che a quando saremmo tornati di sopra a finire il capitolo interrotto."

(da Marcel Proust, Del piacere di leggere)

giovedì 15 febbraio 2018

Bertolt Brecht, Vita di Galileo



Justus Sustermans, Ritratto di Galileo (1636)
Il 15 febbraio del 1564 nasceva a Pisa Galileo Galilei, destinato a rivoluzionare, con i suoi studi, molte delle teorie scientifiche del suo tempo. La sua vita però, come noto, non fu affatto priva di ostacoli, frapposti soprattutto da quegli ambienti legati alla Chiesa, che mal sopportavano la messa in discussione di alcuni dei teoremi sui quali si basava il credo religioso. In particolare l'insistenza a voler affermare la posizione periferica della terra nell'universo conosciuto e nell'appoggiare la teoria eliocentrica di Copernico lo portarono al processo davanti all'Inquisizione al quale seguirono l'abiura ed il confino nella sua casa di Arcetri, dove lo colse la morte.

Cristiano Banti, Galileo davanti all'Inquisizione (1857)
Alla vita del grande scienziato Bertolt Brecht dedicò un lavoro teatrale: Vita di Galileo, di cui esistono, come nell'uso del commediografo, diverse versioni. Brecht, infatti, non riteneva mai un suo lavoro pienamente concluso, nemmeno dopo la prima rappresentazione, e pensava ad un continuo perfezionamento delle sue opere, anche in base alle impressioni del pubblico presente. Comunque sia, nonostante le differenze, il nocciolo del lavoro è rappresentato dal paragone tra la vicenda di Galileo, visto in modo assolutamente diverso dall'immagine tramandata dagli storici, molto più travagliato e dubbioso di quanto non lo fosse stato realmente, combattuto tra la tentazione dell'abiura e quella di resistere alle pressioni della Chiesa, e ciò che il mondo stava vivendo all'epoca in cui la commedia fu scritta, tra il 1938 ed il 1939. 

Christoph Scheiner, Osservazione delle macchie solari (1630)
Lo iato tra la cultura al potere e quella che vi si opponeva, lo scontro tra la dimostrazione scientifica ed il dogma imposto dalla Chiesa, la soppressione impietosa di un pensiero libero, sono gli elementi che compongono il lavoro del commediografo, nel quale la figura di Galileo è assurta a simbolo della libertà minacciata e poi perduta in molta parte dell'Europa dell'epoca. Brecht inoltre, dietro al dramma di Galileo celava quello della scienza, che in quegli anni metteva a punto armi micidiali, e veniva meno al suo compito principale, quello cioè di tracciare la strada del progresso, svincolata dalle imposizioni di una politica in grado di condizionarne le scelte e, conseguentemente, i risultati.


⇒(click)Il testo: Bertolt Brecht, Vita di Galileo (scaricabile in formato Kindle)


Pensieri d'autore. Totò, sull'Italia

Il 15 febbraio 1898 nasceva a Napoli, nel rione Sanità, 
Antonio de Curtis, in arteTotò, attore e poeta

Antonio de Curtis, Totò
"Al mio funerale sarà bello assai perché ci saranno parole, paroloni, elogi, mi scopriranno un grande attore: perché questo è un bellissimo paese, in cui però per venire riconosciuti qualcosa, bisogna morire."

(parole riportate dalla compagna Franca Faldini)

mercoledì 14 febbraio 2018

Agli albori del Rinascimento: Leon Battista Alberti


La Città ideale. Edificio centrale
Architettore chiamerò io colui, il quale saprà con certa, e maravigliosa ragione, e regola, sì con la mente, e con lo animo divisare; sì con la opera recare a fine tutte quelle cose, le quali mediante movimenti dei pesi, congiungimenti, e ammassamenti di corpi, si possono con gran dignità accomodare benissimo all'uso de gli homini.
(da L.B. Alberti, De Re Aedificatoria)

Leon Battista Alberti, nato a Genova nel febbraio del 1404, è stato uno degli artisti più completi ed eclettici del Rinascimento. Il padre era un ricco mercante toscano, bandito da Firenze, e la madre una nobildonna genovese. Conclusi a Bologna gli studi di diritto canonico, si dedicò a diverse discipline, tra cui la filosofia e la matematica, ma fu anche letterato, poeta e soprattutto architetto. Frequentò i circoli intellettuali di Firenze e di Roma, e fu autore di alcuni fondamentali trattati sull'arte e l'architettura, come il De Re Aedificatoria, il De Statua, ma anche l'importante Della Pittura.


Piero della Francesca. Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta (1451, Tempio Malatestiano)
Corteggiato dai più importanti signori dell'epoca, lavorò per gli Estensi a Ferrara, per i Malatesta a Rimini, per i Gonzaga a Mantova, e per la ricca famiglia dei Rucellai a Firenze. Il papa Nicolò V gli affidò l'importante piano urbanistico della città di Roma, ed il restauro di alcune chiese.


Rimini. Tempio Malatestiano. Interno prima della distruzione del 1944
Tra i suoi lavori più noti rimane senza dubbio il riattamento della chiesa di San Francesco, a Rimini, la cui struttura gotica, fu completamente modificata dal sovrapposto Tempio Malatestiano, la cui facciata, rimasta incompiuta, presenta un elegante ordine tripartito in cui gli archi laterali avrebbero dovuto ospitare le arche dei Malatesta, oggi collocate all'interno.
L'edificio fu quasi completamente distrutto dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale (1944). 

Rimini. Tempio Malatestiano dopo i bombardamenti del 1944
A Firenze eresse per i Rucellai il palazzo di famiglia, caratterizzato da una decorazione ad opus reticulatum, ripresa nell'edificio centrale del noto dipinto della Città ideale, di autore ignoto, attribuito per lo più a Piero della Francesca, ma che oggi, secondo gli studi più recenti (v. Gabriele Morolli), sembra poter essere opera dello stesso Alberti. Se così fosse sarebbe l'unica sua opera pittorica conosciuta.
Nella stessa Firenze poi, sempre su incarico dei potenti Rucellai, eseguì la facciata della chiesa di Santa Maria Novella.
Morì a Roma nel 1472.

G. Bossi. Ritratto di Leon Battista Alberti (sec. XVIII)


lunedì 12 febbraio 2018

Zoroastro da Peretola



Leonardo Da Vinci. Codice sul volo degli uccelli

Nel 1462 nacque a Peretola Tommaso Masini che, figlio di un ortolano, sosteneva di essere in realtà discendente diretto di una famiglia nobile. La storia sembra dargli ragione, considerando che alcuni studiosi avrebbero effettivamente identificato in lui il figlio del nobile Bernardo Rucellai, cognato di Lorenzo il Magnifico, affidato ad una famiglia di contadini, in quanto illegittimo.



Girolamo Macchietti. Ritratto di Lorenzo de' Medici
Il giovane Tommaso, sembra si fosse dedicato agli studi alchemici e che per questo motivo avesse acquisito la fama di mago ed il soprannome di Zoroastro, che i popolani storpiavano in Chialabastro o Alabastro, “di che forte si adirava”, come ricorda Scipione Ammirati, che ne scrisse una breve biografia, nei suoi Ritratti.


Raffello. Scuola di Atene. Particolare: Zoroastro
Divenuto amico di Leonardo da Vinci, lo seguì a Milano presso la corte degli Sforza, a Modena, ed ancora al suo rientro a Firenze, dove gli fece da assistente nella realizzazione dell'affresco La battaglia di Anghiari, preparando i colori per il dipinto, compito importantissimo che richiedeva grande esperienza ed abilità.



Leonardo. Studio per La Battaglia di Anghiari
Ma l'episodio che lo ricorda nella storia della scienza è senza dubbio il suo volo di collaudo della macchina ideata da Leonardo alla cui costruzione aveva partecipato. Come noto l'esperimento, relazionato da Leonardo nel suo Codice sul volo degli uccelli, non ebbe un grande successo, ed il coraggioso collaudatore, partito dalla cima del Monte Ceceri, presso Fiesole, riuscì a mantenersi in aria per poco più di un chilometro, prima di atterrare rovinosamente, riportando, per fortuna, solo qualche frattura. In base ad alcuni recenti ritrovamenti, che segnerebbero il luogo esatto dell'atterraggio, sembra di poter affermare che questo fosse avvenuto più lontano di quanto si sia creduto fino ad oggi.



Leonardo. Studio per macchina volante
Comunque sia Tommaso continuò a collaborare con Leonardo a Firenze, e morì a Roma, di colera, nel 1530.
Tommaso ebbe amicizie tra i nobili e gli intellettuali del tempo.
La sua figura particolare, ed il suo difficile carattere, ispirarono ad Anton Francesco Grazzini, detto il Lasca, commediografo, il ritratto del personaggio di Zoroastro, alto, con la barba lunga e disordinata, che amava stare solo e che, del resto, non trovava nessuno disposto ad abitare nella sua casa, piena di attrezzi usati per praticare l'alchimia, sudicia e sporca come lui, che tuttavia suscitava la timorosa riverenza della popolazione, che lo riteneva “gran filosofo e negromante” (Anton Francesco Grazzini, Le cene)



Theodorus Pelecanos, Synosius (Trattato alchemico, 1478)


Firenze si appresta a ricordare, nel 2019, i 500 anni dalla morte di Leonardo, celebrando, tra l'altro, l'esperimento del volo. 


giovedì 8 febbraio 2018

La crudel zobia grassa / Il crudele giovedì grasso




Pieter Bruegel il Vecchio. "Lotta tra Carnevale e Quaresima" (1559)
Il giovedì grasso del 1511, che quell'anno cadeva il 27 di febbraio, i contadini friulani, istigati dal nobile Antonio Savorgano, entrarono a Udine ed assalirono i palazzi dei nobili massacrando alcuni esponenti delle famiglie più in vista ed appropriandosi delle suppellettili contenute nelle dimore. Scesero poi in strada, vestiti con gli abiti dei signori, inscenando una crudele rappresentazione carnevalesca.

Pieter Bruegel il Giovane. La processione del matrimonio
Gli antefatti di questa rivolta contadina, la più importante dell'epoca rinascimentale, vedevano le popolazioni del Friuli oppresse da una nobiltà feudale, che Venezia, pur occupandone i territori, lasciava agire liberamente, non essendo intenzionata a metter mano all'antico sistema che aveva governato una terra, che per la Repubblica rappresentava un confine utile ad arginare le invasioni dei Turchi e la potenza imperiale, ma che non era sufficientemente integrata nell'amministrazione dello stato.


Albrecht Dürer. Il Mulino (1489)
Di fatto si erano create due fazioni opposte, l'una, degli Zamberlani, seguace dei Savorgnan, la più potente famiglia nobile friulana, che aveva preso le parti di Venezia, l'altra degli Strumeri, seguace delle famiglie della nobiltà terriera e vicine all'Impero, che si erano rese responsabili di scontri più o meno violenti fin dal 1509.
Nel periodo di carnevale del 1511 il Savorgnan aveva approfittato della presenza in città degli esponenti di diverse famiglie nobili e, cavalcando il malcontento dei contadini, li aveva incitati alla rivolta, della quale poi, probabilmente, perse il controllo, e che, appoggiata da una parte della popolazione cittadina, fu caratterizzata da episodi feroci. La ribellione fu sedata solo dall'arrivo di un contingente veneziano dalla città fortezza di Gradisca.


Mura di Gradisca (foto Daniela Durissini)
Tuttavia i contadini non si arrestarono ma si rivolsero ai castelli del contado, molti dei quali furono danneggiati gravemente.Venezia, costretta ad intervenire, perseguì i complici del Savorgnan, mentre lo stesso Antonio, benché risparmiato dalla giustizia, passò all'Impero e si ritirò a Villaco, dove venne ucciso nel 1512, mentre i suoi beni furono sequestrati.


Maestro del Trionfo della Morte. "Trionfo della morte" (1446)
A poca distanza dalle rivolte contadine, scoppiò in Friuli una grave pestilenza e, nel marzo dello stesso anno un terribile terremoto devastò ulteriormente quelle terre. 


mercoledì 7 febbraio 2018

Pieter Bruegel il Vecchio. L'uomo e la Natura



Pieter Bruegel il Vecchio. Autoritratto
Mentre la data di morte del pittore olandese Pieter Bruegel è nota, ed è il 5 settembre del 1569, la data di nascita è assai incerta, anche se comunque può collocarsi tra il 1525 ed il 1530. Anche la sua prima formazione pittorica non è chiara, mentre si inizia a fare un po' di chiarezza quando lo si ritrova a lavorare come disegnatore per l'editore ed incisore Hieronymus Cock, che gli fa riprodurre alcune opere di Hieronymus Bosch, prima di inciderle. L'accuratezza dei disegni consegnati dal giovane Pieter stupisce il committente, che se ne serve in più di un'occasione.


Pieter Bruegel il Vecchio. "I pesci grandi mangiano i pesci piccoli" (1557)
Celebre “I pesci grandi mangiano i pesci piccoli”, stampato da Cock nel 1557, in cui emerge chiaramente la capacità del disegnatore, il quale, in alcune sue opere successive, rivelò l'influenza di Bosch, anche se seppe distaccarsene, donando alle sue figure una ben diversa profondità ed una modernità palpabile.


Pieter Bruegel il Vecchio. "La caduta degli angeli ribelli" (1562)
Dopo aver iniziato a lavorare ad Anversa, frequentando il gruppo di intellettuali che circondavano l'editore Cock, Bruegel venne persuaso da quest'ultimo a visitare l'Italia e, sebbene non si conoscano con esattezza le date del suo viaggio, egli ne riportò delle opere che testimoniano le tappe toccate.


Pieter Bruegel il Vecchio. "Battaglia navale nel porto di Napoli" (1556)
Di ritorno nei Paesi Bassi continuò a frequentare i circoli intellettuali, dai quali attinse la sua committenza ma, dopo il matrimonio con la figlia del suo maestro Pieter Coecke, decise di trasferirsi a Bruxelles, città commerciale, più viva di Anversa, ma anche più violenta, piena di gente di ogni tipo, attirata dai traffici commerciali, che gli ispirò il famoso dipinto della Torre di Babele (1563).

Pieter Bruegel il Vecchio. "Torre di Babele" (1563)
Il periodo di Bruxelles fu assai prolifico, ormai l'artista aveva affinato la sua tecnica, che gli fu propria e particolarissima. Infatti, provenendo da una seria preparazione nel disegno, egli seppe inserire la sue numerose figure in uno sfondo che consentiva l'emergere prepotente del paesaggio, pur non rinunciando alla cura quasi maniacale dei particolari.

Pieter Bruegel il Vecchio. "Cacciatori nella neve" (1565)

Pieter Bruegel il Vecchio. "La fienagione" (1565)
L'uomo di Bruegel, è il popolano che deve confrontarsi, perdente, con la Natura, e sopportare le fatiche che lo stare al mondo, in quel mondo, comportano. Nell'apparente caos di scene troppo affollate, ogni singola figura è soggetto, curata nel suo gesto, spesso ironico, mentre il paesaggio è sfondo che emerge e si fa protagonista, al pari dell'uomo, ed il tutto viene riprodotto con un'accuratezza ineguagliata dopo di lui, alla quale non riuscirà ad arrivare nemmeno il figlio Pieter, in tanto simile al padre.

Pieter Bruegel il Vecchio. "Proverbi fiamminghi" (1559)
Negli ultimi anni le piccole figure che affollavano i primi lavori si avvicinano ed acquistano spazio nei dipinti, fino a giungere quasi al primo piano, sicuramente ad una posizione privilegiata, mentre l'artista inserisce addirittura sé stesso, ultimo a destra, nell'insieme gioioso del "Banchetto nuziale". Ma in realtà nelle figure che conquistano i primi piani dei dipinti si fa strada la riflessione, mentre vengono abbandonati i gesti ironici e spontanei, per una più matura consapevolezza di una fine imminente, che l'autore incontrerà a Bruxelles, non ancora vecchio, nel 1569.

Pieter Bruegel il Vecchio. "Banchetto nuziale" (1568)

Pieter Bruegel il vecchio. "Il cacciatore di nidi" (1568)