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Drežnica.Pot miru (foto Daniela Durissini) |
Drežnica è un piccolo paese situato sulla riva sinistra dell'Isonzo, sopra Kobarid (Caporetto). Quest'ultima località, teatro della sconfitta italiana più dolorosa del primo conflitto mondiale, ma anche della lunga e logorante serie di combattimenti che la precedettero, ed assurto a simbolo, per l'Italia, del tracollo dell'esercito (e di molti ideali), ha raccolto nel bel Museo della guerra, le testimonianze dell'epoca: fotografie, cimeli, mappe, offrendo anche una ricostruzione fedele della nota 12a battaglia dell'Isonzo, quella appunto che, nell'ottobre del 1917, portò alla ritirata italiana verso il Piave.
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Kobarid. Cannone italiano (foto Daniela Durissini) |
Qui, come in molte delle località dove si combatterono battaglie sanguinose, il tempo e la storia non sono riusciti a cancellare del tutto la malinconia che rimane in luoghi ai quali il destino ha assegnato un ruolo negativo, anche se oggi la località è meta turistica privilegiata, grazie alla presenza del fiume, dalle acque smeraldine, che attira molti appassionati canoisti e dei molti sentieri tematici che portano l'escursionista sui bellissimi monti dei dintorni e, appunto sugli scenari della guerra, dove ancora si possono vedere i resti, recentemente restaurati, delle trincee e dei camminamenti.
Opere straordinarie, certo, per una guerra durissima, che vide gli eserciti contrapposti affrontare sacrifici terribili per portare la guerra in montagna, in ambienti complessi ed ostili, vengono oggi visitate da centinaia di persone e costituiscono, appunto, specialmente in questi anni in cui ricorre il centenario del conflitto, un'attrazione in più. E lo spirito giusto, a mio avviso, con il quale affrontare ricordi così impattanti, è quello con il quale è stato realizzato il museo di Kobarid (Caporetto), in cui non si distingue tra gli uomini appartenenti ad un esercito o a quello contrapposto, ma si ferma l'attenzione del visitatore sulla dura vita di trincea, sulla vita condotta tra i monti in condizioni avverse, sul sacrificio di tutti.
Salendo a Drežnica, sulla strada per il monte Nero, anch'esso teatro di guerra, montagna bellissima e panoramicissima, ci si trova in un luogo tutto diverso. Qui la natura magnifica ha fatto il miracolo ed è riuscita a cancellare la tristezza del ricordo come un velo leggero, che si sia posato sul passato, non per nasconderlo, ma per mascherarlo ed esorcizzarlo. Drežnica è una località soleggiata e ridente.
Al centro, la chiesa del Sacro Cuore di Gesù, costruita subito prima della guerra e sopravvissuta ad essa, assurta quasi a simbolo di una volontà di pace insopprimibile, intorno i campi coltivati o destinati allo sfalcio, dato che qui si pratica l'allevamento di ovini e bovini. Le case, alcune delle quali conservano qualche parte molto vecchia, sono esposte al sole e sono ben curate.
Per il paese passa il Pot miru (Sentiero della pace), lunga traversata che percorre tutto il fronte dell'Isonzo, e che qui conduce proprio verso il Krn e la cappella militare sulla collina Planica.
Percorrendone il breve tratto che va da Drežnica a Kosec, si vedono, a lato della strada, delle interessanti opere d'arte che alcuni artisti locali hanno dedicato al ricordo della guerra.
Nella maggior parte di esse viene accentuata la drammaticità, anche con il reimpiego di materiali bellici, ma qui e là vi è invece un accenno di speranza e di serenità, peraltro sostenuta da un ambiente naturale integro e solare, che favorisce una camminata tranquilla sulle tracce lasciate dalle carrarecce costruite allora dai militari ed ora adoperate per le attività agricole e forestali.
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Forma Viva (foto Daniela Durissini) |
Passi di pace e di laboriosità si sovrappongono ai passi ostili e, su tutto, troneggia il Krn, con il suo grande fianco inclinato e con il suo spigolo che svetta sopra il paese, possente ed elegante, prima sentinella del Parco Nazionale del Triglav, che ha inizio proprio alle spalle dell'abitato.