"La vita non è né brutta né bella
ma è originale!"
(da La coscienza di Zeno)
Trieste. Statua di Italo Svevo (foto Daniela Durissini) |
A Trieste, in piazza Hortis, davanti alla sede occupata fino a qualche anno fa dalla Biblioteca Civica, è stata collocata, nel 2004, una statua in bronzo, a grandezza naturale, dello scrittore Italo Svevo. L'opera, si deve allo scultore triestino Nino Spagnoli. Raffigura Svevo con il cappello in una mano ed un libro nell'altra, nell'atto di recarsi in biblioteca, cosa che, in effetti, era abituato a fare.
Nel romanzo Una vita, il protagonista, Alfonso Nitti, impiegato di banca, vi si rifugia a studiare, nella realtà, Italo Svevo, impiegato per 18 anni alla Banca Union, amava frequentare le sale tranquille della biblioteca cittadina, ed è per questo motivo che si è ritenuto di ricordarlo proprio davanti al palazzo di Piazza Hortis. Accanto alla statua una targa riporta una frase tratta dal romanzo più noto di Svevo, La coscienza di Zeno.
“Non
aveva ancora letto interamente un classico italiano e conosceva
storie letterarie e studi critici a bizzeffe; più tardi si gettò
nella lettura di opere di filosofia tedesca tradotte in francese.
Scoperse
la biblioteca civica e quei secoli di cultura messi a sua
disposizione, gli permisero di risparmiare il suo magro borsellino.
Con le sue ore fisse, la biblioteca lo legava, apportava nei suoi
studi la regolarità ch'egli desiderava. La frequentava assiduamente
anche perché la sua stanza in casa Lanucci era poco adatta a
studiarci”.
(da Italo Svevo, Una vita, (1892), Roma, Newton Compton, 2015)
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