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giovedì 5 aprile 2018

Christa Wolf. Un giorno all'anno



"Adesso, scrivendo, sto meglio. Solo il processo dello scrivere aiuta. Dunque per me resterà probabilmente l'unica cosa. Invece la "vita" - cioè: la vita politica, la vita pubblica - scorre sui vecchi binari. A volte mi sembra: precipita verso una brutta fine. E noi assistiamo e facciamo commenti contriti. Ma una volta che si è deragliato con tanta furia, non si può più rientrare nei binari"

(da Christa Wolf, Un giorno all'anno, Roma, edizioni e/o, 2013, traduzione di Anita Raja, p. 98) 

Christa Wolf (1929-2011), una delle più note scrittrici contemporanee di lingua tedesca, personaggio controverso e molto discusso per i suoi trascorsi politici, nata in Polonia e vissuta nella ex DDR, descrive in questo libro ciò che accade a lei ed intorno a lei, in un giorno preciso dell'anno, il 27 settembre, aderendo all'appello del giornale moscovita Isvestija, che, nel 1960,. riprendendo un'iniziativa che fu di Maksim Gor'kij, aveva invitato gli scrittori di tutto il mondo a descrivere proprio quel giorno dell'anno. 
La Wolf, tuttavia, non si ferma al 1960, ma continua, per i 40 anni successivi, a descrivere puntualmente il 27 settembre. Nel lungo periodo compreso in questo singolare diario, molte cose cambiano per la scrittrice e per il mondo. Scorrono così, assieme alle pagine, le vicende personali dell'autrice e quelle della Germania, che vede l'unificazione delle due parti in cui era rimasta divisa dopo la fine della seconda guerra mondiale, con tutte le difficoltà che questo processo comporta, viste da chi, come la Wolf, ha vissuto la complessità dell'integrazione, l'abbandono di una politica sociale di stampo comunista, che per molti significherà la rinuncia a piccole, quotidiane, garanzie di vita, a piccoli e basilari "privilegi", per un salto nel buio di un occidente che appare, almeno in un primo momento, assai poco amico ed assai poco accogliente. 
Il lettore rivive con la Wolf, grazie al suo stile schietto, che ha disturbato più di qualcuno, il passaggio dalla DDR alla Repubblica Federale, il confronto tra i due modelli politici, il fallimento dell'uno, nella consapevolezza di quanto di buono si andava a perdere, ed i passi incerti dell'altro, con la speranza in un futuro migliore, nel paese finalmente riunificato. 
Per ventinove volte scorre il 27 settembre prima della caduta del muro e per altri undici anni la Wolf scrive da una Germania unificata. 

"Ma ecco la ragione determinante per pubblicare questi fogli: penso che siano la testimonianza di un'epoca. Darli alle stampe mi appare una specie di dovere professionale. Ho l'impressione che la nostra storia recente rischi di essere ridotta e vincolata già adesso a formule di facile uso. Forse annotazioni come queste possono contribuire a tenere vive le opinioni su ciò che è accaduto, a verificare ancora una volta pregiudizi, a sciogliere rigidità, a riconoscere le proprie esperienze e ad acquistare maggiore fiducia in esse, ad accostare situazioni poco note..." (p. 10)

Un libro interessante dunque, messo assieme con un certo imbarazzo dall'autrice, che non aveva compilato questo diario per la pubblicazione e che ha dovuto far forza su sé stessa per non andare a correggere opinioni espresse a caldo e poi risultate erronee, come ha dovuto tagliare, per questione di privacy, alcune frasi riferite a personaggi, noti e meno noti, che compaiono nel testo. Un libro da leggere con attenzione, senza farsi sviare dalle opinioni dell'autrice, che cambiano con il tempo e risultano a volte contraddittorie, ma che riflettono un lungo e faticoso percorso di vita.
Le note sono del marito Gerhard, la traduzione, di Anita Raja.

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