Trieste. Statua di Saba (foto Daniela Durissini) |
A Trieste, nella zona pedonale compresa tra via Dante e via San Nicolò, il Comune ha fatto posizionare, nel 2004, una statua bronzea di Umberto Saba, che lo rappresenta nell'atto di camminare verso la libreria Antiquaria che fu di sua proprietà e che si trova poco distante.
L'autore dell'opera è l'artista Nino Spagnoli. La figura si appoggiava ad un bastone e teneva in bocca la pipa, ma purtroppo entrambi sono stati più volti rotti e portati via dai vandali, tant'è vero che il Comune ha deciso di non ricollocare più la pipa, in quanto al bastone, non si sa ancora se verrà rimesso al suo posto. In effetti la statua così appare in un atteggiamento innaturale.
Ai piedi della statua una targa ricorda il poeta (1883-1957), nato come Umberto Poli, che mutò poi il cognome in Saba, con un verso della sua poesia "Avevo" (1944)
"Avevo una città bella tra i monti e il mare luminoso"
La produzione di Umberto Saba, che visse in diverse città, ma che sempre ricordava con struggente affetto Trieste, comprende alcune prime raccolte di poesie, degli anni Dieci del Novecento, "Il canzoniere", pubblicato a proprie spese per la prima volta nel 1921, ed incrementato in seguito con altre composizioni, "Ultime cose", del 1943, "Scorciatoie e raccontini" (Einaudi, 2011), "Storia e cronistoria del Canzoniere", ed un romanzo rimasto incompiuto, "Ernesto"(Einaudi, 2015).
Qui di seguito la poesia "Trieste", tratta dalla sezione "Trieste e una donna" da "Il canzoniere". La prima strofa è stata riportata su una targa posta in cima alla via del Monte, una strada in forte salita che conduce al Colle di San Giusto, l'angolo in cui il poeta si rifugiava a pensare e ad osservare la sua città. Chi visita Trieste non dovrebbe trascurare di recarsi in questo posto.
“Ho
attraversato tutta la città.
Poi
ho salito un'erta,
popolosa
in principio, in là deserta,
chiusa
da un muricciolo:
un
cantuccio in cui solo
siedo;
e mi pare che dove esso termina
termini
la città.
Trieste
ha una scontrosa
grazia.
Se piace,
è
come un ragazzaccio aspro e vorace,
con
gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per
regalare un fiore;
come
un amore
con
gelosia.
Da
quest'erta ogni chiesa, ogni sua via
scopro,
se mena all'ingombrata spiaggia,
o
alla collina cui, sulla sassosa
cima,
una casa, l'ultima, s'aggrappa.
Intorno
circola
ad ogni cosa
un'aria
strana, un'aria tormentosa,
l'aria
natia.
La
mia città che in ogni parte è viva,
ha
il cantuccio a me fatto, alla mia vita
pensosa
e schiva”
(da Umberto Saba, Il canzoniere, Trieste e una donna, Trieste)
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