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venerdì 10 febbraio 2017

Il Gualicho

La figura del Gualicho, derivata ai Tehuelche dalla cultura Mapuche, corrisponde alla rappresentazione astratta di uno spirito malvagio che può manifestarsi sotto diverse forme, da quella più evidente, che provoca aggressività immotivata, a quella sottile ed ingannevole dell'amore non corrisposto, che consuma la persona, talvolta fino alla morte. Il gualicho, essendo un'entità astratta, non può essere rappresentato e può essere allontanato soltanto mediante pratiche esorcistiche che prevedono, tra l'altro, di mettere in atto un tentativo di colpire lo spirito malevolo fendendo l'aria con ogni oggetto contundente possibile ed in ogni direzione, sperando di colpirlo casualmente, data la sua immaterialità. 
Nel 1877, quando Francisco Perito Moreno giunse al Lago Viedma, e poi al Lago Argentino, scoprì, sulle rive di quest'ultimo, una grotta, in cui rinvenne una mummia, che ritenne appartenere ad un gruppo di indiani fuegini, poi donata al Museo de La Plata di Buenos Aires. Fu lui che diede al luogo il nome di Cueva del Gualicho. 
Lo scrittore argentino Mario Echeverria Baleta (La momia del Cerro Gualicho) riporta un' antica leggenda che racconta di un cacique tehuelche, Goluen, apparentemente invincibile, vittorioso persino con i temibili, e più forti, Mapuche. Innamoratosi di una donna Mapuche, Goluen cadde vittima del Gualicho e morì consumato, scheletrico e secco. Venne sepolto avvolto nel cuoio, dipinto di rosso, affinché il gualicho non uscisse dal corpo e facesse del male al resto della tribù. La grotta in cui fu sepolto venne decorata son segni e simboli destinati a ricordare ai posteri il suo lignaggio e la sua triste storia d'amore. 
Il significato delle mani dipinte sulle pareti della grotta del Gualicho e di altre grotte patagoniche, tra le quali la famosa Cueva de las manos, nei pressi di Perito Moreno, più a nord del Lago Argentino, o del Paredon de las manos, presso Villa Cerro Castillo, in Cile, non è stato ancora del tutto chiarito, anche se si tratta di un uso comune, diffuso in tutte le parti del mondo. Lo scrittore Echeverria Baleta, grande conoscitore e studioso della zona di El Calafate, suggerisce un rapporto con la credenza popolare che faceva delle caverne i luoghi abitati dagli spiriti maligni. In questo caso le mani sarebbero servite ad esorcizzarne la presenza e gli effetti negativi.


Cueva del Gualico
Simboli sulle pareti della Grotta del Gualicho (foto Daniela Durissini)


Mani ed altri simboli sulle pareti della Grotta del Gualicho (foto Daniela Durissini)

Il Museo de La Plata, al quale fu consegnata la mummia ritrovata nella grotta del Gualicho, da qualche anno ha aderito alla richiesta delle comunità indigene ed ha tolto dalle vetrine i resti umani mummificati, molti dei quali, identificati, appartenenti a noti cacique, avviando così una nuova e proficua collaborazione con i membri delle comunità stesse che oggi si trovano rappresentate grazie all'esposizione di oggetti d'arte e di uso quotidiano. I resti sono stati riconsegnati alle comunità.












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