Fin
da quando gli spagnoli giunsero nel territorio dell'attuale Argentina
ci furono dei conflitti con le tribù locali di mapuche e tehuelche,
per il possesso delle terre che i nuovi venuti ritenevano lecito
conquistare con le armi, strappandole, però, di fatto, a coloro che
su quelle terre erano nati e vissuti da generazioni. Gli scontri con
gli spagnoli non videro mai le tribù del tutto sopraffatte e si
giunse alla creazione di un confine che, seppur sacrificava di molto
l'estensione del territorio indigeno, ne conservava una parte in
totale gestione delle popolazioni locali. In questo primo, lungo,
periodo, molti nativi si videro costretti, per necessità, a lavorare
nelle estancias dei nuovi coloni bianchi, collaborando con loro, ma
molti altri continuarono a vivere liberi spostandosi nei territori di
loro pertinenza che, ovviamente, man mano che la conquista avanzava,
si trovavano sempre più a sud e sempre più ridotti.
Le
cose peggiorarono sensibilmente dopo il 1816, a seguito della
proclamazione d'indipendenza dell'Argentina, quando il nuovo stato si
mostrò deciso ad occupare effettivamente l'intero territorio a
disposizione, affidando a nuovi coloni ampi spazi da destinare a
pascolo.
Dal
1833 continue campagne militari mirarono a liberare il territorio
dalla presenza dei nativi i quali, con la loro capacità di reazione,
resistettero a lungo prima di venir sconfitti definitivamente, anche
se non mancarono le tribù che scelsero di passare dalla parte dei
conquistatori e che furono impiegate nelle battaglie contro il loro
stesso popolo.
Nel
1872 un noto capo mapuche, Calfucura, riuscì a riunire 6000
guerrieri provenienti da diverse tribù per il vittorioso assalto ad
alcuni abitati della provincia di Mendoza. La reazione da parte del
governo del presidente Sarmiento fu immediata ed il potente cacique
fu battuto, poco dopo, nella battaglia di San Carlos de Bolivar.
Il
presidente che succedette a Sarmiento, Nicolas Avellaneda, diede
inizio, nel 1875, ad una prima campagna, affidata al ministro Alsina,
ufficialmente destinata a consentire il popolamento del deserto, di
fatto liberandolo dalle tribù native; Alsina iniziò a costruire una
linea di fortificazioni, in comunicazione tra loro, per proteggere
la sua avanzata, e rendere più efficace e definitiva la penetrazione
in territorio indigeno, ma ben più devastante si rivelò la seconda
campagna militare, del 1879, affidata al comando del generale Julio
A. Roca. Il fine dichiarato era quello di eliminare gli indigeni.
Le parole di Roca, che divenne presidente dopo Avellaneda e continuò la sua battaglia contro i nativi fino alla loro sconfitta, sono significative:
"Estamos como nación empeñados en una contienda de razas en que el indigena lleva sobre si el tremendo anatema de su desaparición, escrito en nombre de la civilización. Destruyamos, pues, moralmente esa raza, aniquilemos sus resortes y organización politica, desaparezca su orden de tribus y si es necesario dividase la familia. Esta raza quebrada y dispersa, acabará por abrazar la causa de la civilización. Las colonias centrales, la Marina, las provincias del norte y del litoral sirven de teatro para realizar este propósito ".
Si trattò di un vero e proprio genocidio, perpetrato anche grazie ai nuovi fucili a retrocarica importati dagli Stati Uniti. I mapuche e tehuelche vennero sterminati senza alcuna pietà e coloro che non trovarono la morte vennero fatti prigionieri, donne e bambini compresi, e destinati a servire le ricche famiglie di proprietari terrieri e di imprenditori che avevano favorito ed in parte finanziato queste campagne militari e che vivevano nelle città argentine e nelle proprietà agricole, dove i prigionieri venivano impiegati nelle coltivazioni della canna da zucchero e delle viti, attività che allora stavano decollando. Pochi riuscirono a salvarsi ed a trasferirsi nei territori del sud più lontani e meno appetiti dai coloni e vennero confinati in riserve.
"Estamos como nación empeñados en una contienda de razas en que el indigena lleva sobre si el tremendo anatema de su desaparición, escrito en nombre de la civilización. Destruyamos, pues, moralmente esa raza, aniquilemos sus resortes y organización politica, desaparezca su orden de tribus y si es necesario dividase la familia. Esta raza quebrada y dispersa, acabará por abrazar la causa de la civilización. Las colonias centrales, la Marina, las provincias del norte y del litoral sirven de teatro para realizar este propósito ".
Si trattò di un vero e proprio genocidio, perpetrato anche grazie ai nuovi fucili a retrocarica importati dagli Stati Uniti. I mapuche e tehuelche vennero sterminati senza alcuna pietà e coloro che non trovarono la morte vennero fatti prigionieri, donne e bambini compresi, e destinati a servire le ricche famiglie di proprietari terrieri e di imprenditori che avevano favorito ed in parte finanziato queste campagne militari e che vivevano nelle città argentine e nelle proprietà agricole, dove i prigionieri venivano impiegati nelle coltivazioni della canna da zucchero e delle viti, attività che allora stavano decollando. Pochi riuscirono a salvarsi ed a trasferirsi nei territori del sud più lontani e meno appetiti dai coloni e vennero confinati in riserve.
Cacique Tehuelche Casimiro (foto Daniela Durissini) |
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