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martedì 7 febbraio 2017

I popoli nativi della Terra del Fuoco

Terra del Fuoco, il territorio più a sud del mondo e, fino a qualche decennio fa, tra i meno popolati. Quando vi arrivarono, i primi esploratori si trovarono di fronte ad un territorio aspro, caratterizzato da montagne severe, ed in parte ricoperto da boschi inaccessibili. Lo popolavano genti abituate ad affrontare il clima proibitivo di quella parte del mondo, divise in due gruppi etnici distinti: al centro dell'isola erano stanziati i Selk'nam o Ona, mentre lungo le coste e sulle isole vivevano gli Yamana, cibandosi prevalentemente di pesci e molluschi, talvolta di carne di balena, e spostandosi su semplici canoe. Questi indigeni vennero a contatto con i primi esploratori molto tardi, benché già Magellano, nel 1521, avesse avvistato dei fuochi durante il suo passaggio lungo lo stretto che oggi porta il suo nome.  Agli occhi stupefatti dei navigatori, che riuscirono ad accostare per primi quelle terre, i nativi apparvero nudi, nonostante le rigide temperature. In realtà si ungevano con il grasso di balena che consentiva loro di opporre una certa resistenza al freddo, ma che emanava, all'olfatto non abituato degli europei, un olezzo insopportabile.  Durante un primo viaggio nel sud dell'America a bordo del Beagle, Robert Fitz Roy, a seguito del furto di una barca del Beagle, prelevò come ostaggi quattro indigeni Yamana, e li condusse in Inghilterra. L'episodio è assai noto poiché il Fitz Roy aveva promesso di ricondurli, dopo un certo periodo, alle loro terre, e si impegnò moltissimo per mantenere la parola data, fino ad impiegare il proprio patrimonio, per organizzare un secondo viaggio del Beagle, al quale partecipò il naturalista Charles Darwin, redigendone una fedele relazione.
Dei quattro indigeni, chiamati York Minster, Fuegia Basket, Jimmy Button e Boat Memory, portati in Inghilterra uno, Boat Memory, morì ben presto di vaiolo, mentre gli altri appresero la lingua inglese, e vennero educati, sebbene per un tempo assai breve, alla maniera occidentale. Quando furono riportati in terra del Fuoco  la tribù di appartenenza sembrò non volerli riconoscere. Tuttavia quando, alcuni mesi più tardi, il Beagle tornò sul posto, ritrovò Jimmy, divenuto già una persona del tutto diversa e assai più simile a quella che era stata prelevata, anni prima, per essere portata in Inghilterra. Quando, nel 1959, un gruppo di missionari cristiani venne assalito ed ucciso da alcuni indigeni, si ritenne probabile che alla guida di questi ultimi vi fosse proprio Jimmy, ormai reintegratosi presso il suo popolo e dimentico delle relazioni avute con gli europei.

Indigeni Yamana su canoa
Indigeni Yamana su una canoa di corteccia (foto Daniela Durissini)


Per quanto concerne gli Ona invece, ne sappiamo molto soprattutto grazie al libro che scrisse Lucas Bridges,  Ultimo confine del mondo, intorno alla sua esperienza in Terra del Fuoco. Lucas, nato ad Ushuaia, era vissuto fin da bambino accanto agli Yamana, di cui suo padre, il reverendo Thomas Bridges, titolare della missione in quel luogo, aveva avuto cura. Thomas redasse un vocabolario inglese-yamana. Tuttavia Lucas, trovando l'ambiente di Ushuaia troppo civilizzato, sognava di penetrare i boschi alle spalle dell'abitato, di valicare i monti e di conoscere la misteriosa tribù dei Selk'nam o Ona e, col tempo, riuscì a mettersi in contatto con loro ed a conquistarne la fiducia, tanto da venir considerato un membro della tribù ed avere accesso ai rituali segreti della stessa. Gli Ona, a differenza degli Yamana, vivevano prevalentemente all'interno della Terra del Fuoco, erano nomadi come gli Yamana, ma si spostavano a piedi, a caccia dei guanachi, della cui carne si cibavano, con le cui pelli si coprivano e con le quali coprivano anche le loro tende. I guerrieri Ona erano straordinariamente forti e Bridges racconta di come riuscissero a portare pesi superiori al loro stesso peso per lunghi ed impervi tragitti. Con il loro aiuto riuscì ad aprire un sentiero che collegava l'estancia di Harbertorn, dove si era sistemata la sua famiglia quando il padre aveva lasciato la missione di Ushuaia, con il lago Fagnano (o Cami) e, sempre con il loro aiuto, riuscì a realizzare ed a portare avanti l'estancia Viamonte, nella regione di Rio Grande. 
Quando scoppiò la prima guerra mondiale Lucas si recò in Inghilterra per combattere e, quando tornò in Terra del Fuoco, alla fine del conflitto, dovette constatare la quasi totale sparizione della tribù, decimata dai bianchi che miravano alla conquista di sempre maggiori spazi da destinare a pascolo, ma anche dalle malattie che attaccavano con facilità queste popolazioni che mai prima d'allora erano venute in contatto con virus molto comuni in Europa, come quelli dell'influenza o del morbillo.
Il missionario ed antropologo Martin Gusinde, noto per aver ripreso le tribù fuegine in una nutrita serie di fotografie, lavorò in Terra del Fuoco dal 1918 al 1924 e si rese subito conto che ormai stava documentando la fine di quelle popolazioni, già intaccate dalla civiltà occidentale. 

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