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lunedì 13 marzo 2017

Apamea


Apamea. Via colonnata
Apamea. Via colonnata (foto Carlo Nicotra)


Apamea
Apamea (foto Daniela Durissini)


Apamea. Cardo
Apamea. Cardus maximus (foto Carlo Nicotra)


Il sito, frequentato fin dalla preistoria, si trovava sulle rive del fiume Oronte, lo stesso che molti secoli più tardi avrebbe mosso le grandi ruote di legno di Hama. La città, forse fondata dagli ittiti, appartenne poi ai persiani, ai macedoni, ai seleucidi. Si deve a questi ultimi l'erezione dell'acropoli, sulla collina che domina la valle dell'Oronte, e la fondazione di una città nuova che, sviluppatasi grazie ai commerci, contò una popolazione di 500.000 persone. Prese il nome dalla moglie del fondatore, Seleuco I Nicatore e fu sede della cavalleria reale. Nel corso dei secoli venne parzialmente distrutta dai terremoti e dalle conseguenze delle vicende belliche ma venne sempre ricostruita.
Uno degli interventi più importanti si deve a Traiano, agli inizi del II secolo, dopo che i romani l'avevano conquistata e parzialmente distrutta sotto Pompeo, ricostruita una prima volta con Claudio, e dopo che un terremoto l'aveva distrutta nuovamente nel 115. L'intervento disposto da Traiano fu molto importante perché, di fatto, cambiò il volto della città, con la costruzione, tra l'altro, del teatro e delle terme. Venne eretto anche un tempio a Zeus Belos e fu sede di una nota scuola neoplatonica diretta da Giamblico. Alla fine del IV secolo molti templi, ospitando culti pagani, vennero distrutti su ordine del prefetto Materno Cinegio, cristiano intransigente e fanatico.
Successivamente fu assalita dai persiani e conquistata definitivamente dagli arabi nel 636. Questi ricostruirono la cittadella fortificata.
In seguito fu danneggiata ripetutamente, nel corso dei secoli, da gravi terremoti, venne conquistata dai cristiani al tempo delle crociate, ripresa dagli arabi e, brevemente dai Mongoli.
Solo agli inizi del XX secolo divenne oggetto di studio da parte di spedizioni archeologiche.

La via colonnata


Apamea. Colonnato
Apamea. Colonnato (foto Carlo Nicotra)


La lunga strada che attraversava la città di Traiano, era più ampia di quella, più celebre, di Palmira. Si snodava tra la porta di Antiochia e quella di Hama, per una lunghezza di 2 km con una larghezza di 37,5 m e si caratterizzava per l'ampio portico.


Apamea. Colonnato. Portico
Apamea. Colonnato. Portico (foto Carlo Nicotra)


In una parte il portico laterale era retto da colonne scanalate, non comuni in questi luoghi, e molto più costose di quelle lisce, usate comunemente.


Apamea. Colonnato. Colonne scanalate
Apamea. Colonnato. Colonne scanalate (foto Carlo Nicotra)


Terme



Gli scavi archeologici hanno potuto accertare la bellezza ed unicità del complesso termale, al quale si accedeva attraverso un ingresso monumentale. Un ricco corredo di statue adornava gli ambienti.


Apamea. Terme e colonna monumentale
Apamea. Terme e colonna monumentale (foto Carlo Nicotra)


Agorà



Là dove il colonnato muta d'aspetto e le colonne presentano scanalature a spirale, sorgeva un tempo l'agorà, sulla quale vegliavano le statue, probabilmente in bronzo, degli imperatori Antonino Pio, Marco Aurelio e Lucio vero. Qui sorgeva anche il tempio di Zeus Belos, il cui oracolo veniva consultato di frequente da Settimio Severo. Il tempio, assieme ad altri, venne distrutto su richiesta del vescovo Marcello.



Apamea. Agorà
Apamea. Agorà (foto Carlo Nicotra)


Apamea. Colonne Agorà
Apamea. Colonne nella zona dell'agorà (foto Carlo Nicotra)

Cittadella


Le mura della cittadella fortificata vennero costruite in epoca medievale dai mamelucchi, nel corso del XII secolo


Apamea. Cittadella
Apamea. Cittadella  (foto Carlo Nicotra)

sulla collina che dominava la città ormai in rovina


Apamea. Cittadella
Apamea. Cittadella (foto Carlo Nicotra)



Un gravissimo problema, ad Apamea, sito molto poco controllato, era da sempre lo scavo abusivo. Camminando lungo il celebre colonnato capitava di essere fermati da ragazzini pronti a vendere reperti archeologici a prezzi stracciati. 

Oggi, oltre alle distruzioni subite dal sito a causa della guerra, i droni hanno mostrato migliaia di buche intorno alla zona archeologica, segno evidente che gli scavi abusivi non si sono fermati. 




Apamea. Colonne
Apamea. Colonne (foto Daniela Durissini)

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