Apamea. Via colonnata (foto Carlo Nicotra) |
Apamea (foto Daniela Durissini) |
Apamea. Cardus maximus (foto Carlo Nicotra) |
Il sito,
frequentato fin dalla preistoria, si trovava sulle rive del fiume
Oronte, lo stesso che molti secoli più tardi avrebbe mosso le grandi
ruote di legno di Hama. La città, forse fondata dagli ittiti,
appartenne poi ai persiani, ai macedoni, ai seleucidi. Si deve a
questi ultimi l'erezione dell'acropoli, sulla collina che domina la
valle dell'Oronte, e la fondazione di una città nuova che,
sviluppatasi grazie ai commerci, contò una popolazione di 500.000
persone. Prese il nome dalla moglie del fondatore, Seleuco I Nicatore
e fu sede della cavalleria reale. Nel corso dei secoli venne
parzialmente distrutta dai terremoti e dalle conseguenze delle
vicende belliche ma venne sempre ricostruita.
Uno
degli interventi più importanti si deve a Traiano, agli inizi del II
secolo, dopo che i romani l'avevano conquistata e parzialmente
distrutta sotto Pompeo, ricostruita una prima volta con Claudio, e
dopo che un terremoto l'aveva distrutta nuovamente nel 115.
L'intervento disposto da Traiano fu molto importante perché, di
fatto, cambiò il volto della città, con la costruzione, tra
l'altro, del teatro e delle terme. Venne eretto anche un tempio a
Zeus Belos e fu sede di una nota scuola neoplatonica diretta da
Giamblico. Alla fine del IV secolo molti templi, ospitando culti
pagani, vennero distrutti su ordine del prefetto Materno Cinegio,
cristiano intransigente e fanatico.
Successivamente
fu assalita dai persiani e conquistata definitivamente dagli arabi
nel 636. Questi ricostruirono la cittadella fortificata.
In
seguito fu danneggiata ripetutamente, nel corso dei secoli, da gravi
terremoti, venne conquistata dai cristiani al tempo delle crociate,
ripresa dagli arabi e, brevemente dai Mongoli.
Solo
agli inizi del XX secolo divenne oggetto di studio da parte di
spedizioni archeologiche.
La
via colonnata
Apamea. Colonnato (foto Carlo Nicotra) |
La lunga strada che attraversava la città di Traiano, era più ampia di quella, più celebre, di Palmira. Si snodava tra la porta di Antiochia e quella di Hama, per una lunghezza di 2 km con una larghezza di 37,5 m e si caratterizzava per l'ampio portico.
Apamea. Colonnato. Portico (foto Carlo Nicotra) |
In una parte il portico laterale era retto da
colonne scanalate, non comuni in questi luoghi, e molto più costose
di quelle lisce, usate comunemente.
Apamea. Colonnato. Colonne scanalate (foto Carlo Nicotra) |
Terme
Gli
scavi archeologici hanno potuto accertare la bellezza ed unicità del
complesso termale, al quale si accedeva attraverso un ingresso
monumentale. Un ricco corredo di statue adornava gli ambienti.
Apamea. Terme e colonna monumentale (foto Carlo Nicotra) |
Agorà
Là
dove il colonnato muta d'aspetto e le colonne presentano scanalature
a spirale, sorgeva un tempo l'agorà, sulla quale vegliavano le
statue, probabilmente in bronzo, degli imperatori Antonino Pio, Marco
Aurelio e Lucio vero. Qui sorgeva anche il tempio di Zeus Belos, il
cui oracolo veniva consultato di frequente da Settimio Severo. Il
tempio, assieme ad altri, venne distrutto su richiesta del vescovo
Marcello.
Apamea. Agorà (foto Carlo Nicotra) |
Apamea. Colonne nella zona dell'agorà (foto Carlo Nicotra) |
Cittadella
Le mura della cittadella fortificata vennero costruite in epoca medievale dai mamelucchi, nel
corso del XII secolo
Apamea. Cittadella (foto Carlo Nicotra) |
sulla collina che dominava la città ormai in rovina
Apamea. Cittadella (foto Carlo Nicotra) |
Un
gravissimo problema, ad Apamea, sito molto poco controllato, era da
sempre lo scavo abusivo. Camminando lungo il celebre colonnato
capitava di essere fermati da ragazzini pronti a vendere reperti
archeologici a prezzi stracciati.
Oggi, oltre alle distruzioni subite dal sito a causa della guerra, i droni hanno mostrato migliaia di buche intorno alla zona archeologica, segno evidente che gli scavi abusivi non si sono fermati.
Apamea. Colonne (foto Daniela Durissini) |
Nessun commento:
Posta un commento
I vostri commenti ed osservazioni sono graditi