Non
conoscevo la figura di Lucas Bridges fino a quando, in viaggio in
Argentina, non ho trovato il suo libro El último confin de la
tierra: una juventud entre los fueguinos
(2016) tradotto in spagnolo e pubblicato recentemente dalla casa
editrice Altair, di Madrid, dall'originale inglese Uttermost
Part of the Earth (1948).
Ed è
stata una fortuna, dato che l'edizione italiana, uscita per Einaudi,
Ultimo confine della Terra. Viaggio nella Terra del Fuoco
(2009), è da tempo esaurita.
Il
libro, di piacevole lettura, narra la vita dell'autore durante il
periodo trascorso nella Terra del Fuoco, ed è stato scritto a Buenos
Aires, quando Bridges, ammalato di cuore, aveva da tempo lasciato il
suo ultimo impiego, come amministratore di un'estancia cilena, ed è stato pubblicato solo un anno prima della sua morte, avvenuta nell'aprile del 1949.
Come
precisa lo stesso autore il libro, l'unica sua opera letteraria, si
deve all'insistenza di A.F. Tschiffely, scrittore e viaggiatore (fu
protagonista, tra l'altro, di un lunghissimo viaggio a cavallo da
Buenos Aires a New York), che lo contattò quando ancora lavorava in
Cile, andando a trovarlo nell'estancia che dirigeva, e che gli
rinnovò l'invito qualche temo dopo, quando si trovarono a Londra.
Tschiffely, tra l'altro, corresse e tagliò molti brani del libro,
accorciandolo notevolmente e rendendolo più scorrevole, ed un
secondo lavoro di ripulitura fu fatto dalla casa editrice inglese che
per prima accettò di pubblicarlo.
A.F. Tschiffely durante il suo viaggio a cavallo |
La storia
Figlio
di Mary Ann Varder e del missionario Thomas, arrivati ad Ushuaia nel
1871 per occuparsi della missione lasciata dal reverendo Stirling,
che per primo aveva abitato quel luogo, fu il terzo bianco nato nella
terra degli Yaghan. Il primo era stato suo fratello Despard. La
famiglia fu accresciuta, negli anni successivi, di altri tre figli,
William, Bertha e Alice, che andarono ad aggiungersi alla
primogenita, Mary, nata prima dell'arrivo dei genitori a Ushuaia, a
Despard ed a Lucas. Nel 1874 arrivò dall'Inghilterra anche la zia
Johanna, sorella della madre, per portare aiuto alla famiglia e
sostenere la meno forte Mary Ann, nel suo compito di madre e di
moglie, reso indubbiamente complicato dalle condizioni in cui si
viveva allora all'ultimo confine della terra.
La famiglia Bridges a Ushuaia. Lucas è il bambino a destra |
Il
lungo racconto si snoda nel tempo trascorso tra il 1871 ed il 1887,
quando il padre lasciò la missione per trasferirsi nell'estancia di
Harberton e poi negli anni successivi, quando Lucas visse per qualche
tempo con l'altro gruppo di nativi presenti all'interno della Terra
del Fuoco, gli Ona, per poi fondare con il loro aiuto la nuova
estancia di Valmonte, vicino a Rio Grande.
Indigeni Yaghan |
Cresciuto
accanto agli Yaghan, indigeni che vivevano lungo le coste,
Indigeno yaghan con la sua canoa |
pescando
e raccogliendo molluschi e spostandosi a bordo di piccole canoe,
Lucas sognava di entrare in contatto con gli indigeni delle montagne, i Selknam o Ona, coloro che vivevano più appartati, all'interno della Terra del
Fuoco.
Guerriero Ona |
La loro lingua misteriosa, i loro costumi schivi, esercitavano
sul ragazzo un fascino irresistibile, finché riuscì ad entrare in
contatto con loro e, cosa più importante, a conquistare la loro
fiducia, a tal punto che venne considerato quasi come uno di loro, e
gli venne concesso di partecipare ai riti segreti. Per questo motivo,
per la profonda conoscenza di ambedue i popoli, la testimonianza di
Lucas Bridges, assume una straordinaria importanza. Inoltre il suo
racconto descrive con precisione l'evoluzione di Ushuaia, da
minuscola sede missionaria a paese sul quale l'Argentina iniziò a far
valere i propri diritti territoriali, ritenuto infine dalla famiglia
Bridges troppo popolato e troppo cambiato, per continuare a viverci.
Il terreno di Harberton, dove fu costruita l'estancia in cui si
trasferì la famiglia venne concessa a Thomas Bridges dallo stato
argentino come riconoscimento del lungo lavoro svolto a Ushuaia.
Per
Lucas però, che sognava gli ampi spazi liberi che avevano
caratterizzato i primi anni della sua vita, anche l'estancia era
troppo comoda e troppo civilizzata, voleva vivere nei boschi
dell'interno e così fece durante tutto il periodo in cui, con il
determinante aiuto degli indigeni Ona, aprì il sentiero che,
attraverso le montagne, univa la zona del lago Fagnano alla costa
meridionale (oggi sentiero Bridges). Lungo questo percorso pensava di trasferire le greggi di
proprietà della famiglia verso Nord. Con gli stessi Ona, minacciati,
come gli altri indigeni della Terra del Fuoco, dall'avanzare dei
bianchi, che entravano nei loro territori per cercare l'oro ma anche,
e soprattutto, per introdurvi dei grandi allevamenti di ovini,
costruì e mantenne la nuova estancia di Viamonte, non lontano da Rio
Grande.
Lucas Bridges tentò, per quanto possibile, di difendere gli Ona, consentendo loro di installarsi liberamente sui propri terreni, ma all'epoca l'Isla Grande era oggetto di molti appetiti, riassunti in un personaggio che segnò, negativamente, la storia di quei territori.
Julius Popper argentino di origine rumena,
Julius Popper |
che con l'appoggio dello stato argentino, amministrava l'intera isola, si rese infatti responsabile del genocidio degli Ona,
Spedizione Popper. Genocidio degli Ona |
avendo organizzato una vera e propria spedizione per eliminare gli indigeni e lasciare il territorio della Terra del Fuoco ai cercatori d'oro e agli allevatori.
Uccisione di un indigeno Selknam durante la spedizione Popper |
Quando
scoppiò la prima guerra mondiale Lucas Bridges andò in Inghilterra
e ritornò in terra del Fuoco solo alla fine del conflitto, con la
moglie inglese, scoprendo che ormai tutto il mondo che conosceva era
scomparso. Gli indigeni erano stati uccisi negli scontri con i coloni
ma soprattutto dalle malattie che questi avevano portato, di fronte
alle quali non possedevano difese immunitarie.
Pochissimi dei suoi amici erano sopravvissuti e lo rimproveravano di averli dimenticati.
Ciò
che il libro non racconta è che, dopo aver vissuto per un periodo in
Rodesia, dove conduceva una fattoria assieme ai fratelli, si lasciò
convincere, senz'altro attratto dalla possibilità di vivere
nuovamente in Patagonia, ad amministrare un'estancia nella zona del
rio Baker, nel sud del Cile. L'estancia era enorme e solo per
visitare tutti i terreni posseduti, ci mise più di due settimane,
tornando estremamente provato. Ma lì Lucas Bridges perse il buon
nome che s'era fatto in Argentina, essendo costretto dalle
circostanze a difendere la terra che gli era stata affidata e dovendo
per questo motivo scacciare dalla stessa le famiglie che vi erano
insediate da tempo. I numerosi scontri con la popolazione locale e
l'aiuto chiesto ai carabineros per effettuare gli sgomberi, gli
valsero il malcontento se non l'odio della gente. Per l'estancia
Bridges fece moltissimo e la rese produttiva in poco tempo,
dimostrando ancora una volta la propria esperienza ed il proprio
carattere e riuscendo là dove prima di lui altri avevano fallito. Si
dice che tornasse spesso alla foce del rio Baker, a Caleta Tortel,
dove il fiume arriva al Pacifico e dove, nei primi decenni del XX
secolo, era ancora insediato un piccolo gruppo di indigeni Alakaluf.
Questi incontri lo riportavano lontano nel tempo, nei momenti più
felici della sua vita, quando la Terra del Fuoco era popolata da
Yaghana e Ona e quando a Ushuaia vi era solo una piccola missione,
guidata dal padre Thomas e non un carcere gestito dallo stato
argentino.
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