Donne siriane (foto Carlo Nicotra) |
Erano belle quelle donne, erano sorridenti là, nel deserto della Siria, non lontano da Apamea. Le avevamo incontrate a lato della strada, dove ci eravamo fermati a riposare e dove loro, che appartenevano ad una tribù nomade, avevano le tende. Fu un incontro felice. Poche parole dette in due lingue diverse, finito con un abbraccio. Oggi il loro mondo è stato travolto e qui voglio ricordare com'era quel paese meraviglioso che accoglieva culture molto diverse tra loro, dove si poteva viaggiare su un bus di linea e vedersi offrire un gelato dal passeggero accanto, dove convivevano l'islam più rigoroso con quello meno osservante, dove ti aprivano le case di Aleppo per farti vedere le antiche dimore, circondate da alte mura che racchiudevano giardini lussureggianti, dove si percorrevano senza timore le strade di Damasco e dove si poteva alloggiare all'hotel Zenobia, dentro le rovine di Palmira.
Aleppo, Cittadella (foto carlo Nicotra) |
Era l'ottobre del 2003 quando avevamo iniziato il nostro viaggio da Aleppo, città magnifica e sfaccettata, considerata Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO dal 1986. Si percorreva la strada principale che conduceva alla Cittadella, vero capolavoro di architettura d'epoca medievale, passando davanti alle caratteristiche botteghe che vendevano un po' di tutto ma specialmente il famoso sapone d'Aleppo, all'olio di oliva, che profumava l'aria. Si passava quindi per il suq, pieno di vita e di colori, e si saliva infine l'ultimo tratto della collina, per entrare nella fortezza, dalla quale si vedeva tutta la città, oggi quasi completamente distrutta.
Hama. Norie (foto Carlo Nicotra) |
Il nostro viaggio era proseguito su un bus di linea fino ad Hama, la città forse più conservatrice del paese. Lì le donne erano tutte coperte e faceva una certa impressione vedere tutte queste figure nere camminare per le strade, alcune con l'intero volto nascosto dietro ad un fitto velo scuro. La città era stata bombardata dal padre di Bashar al-Assad, Hafez, nel 1982, provocando la morte di un numero imprecisato di persone, ma comunque non inferiore alle 35000, certamente calcolate per difetto.
Si andava ad Hama per le Norie, le antiche e celebri ruote in legno che servivano a sollevare le acque del fiume Oronte. Cenando all'aperto, in un piccolo locale accanto al fiume, si sentiva la musica continua di questi antichi e complicati ingranaggi.
Colonnato di Apamea (foto Carlo Nicotra) |
Da Hama eravamo andati ad Apamea, celebre soprattutto per il colonnato, corrispondente al cardo massimo, fatto erigere dall'imperatore Traiano, lungo la direttrice che da Hama conduceva verso Antiochia. La via è più larga della strada principale di Palmira. Oggi intorno alle rovine sono state scavate migliaia di buche da parte dei cercatori di antichità.
Castello di Palmira (foto Carlo Nicotra) |
Dopo un breve passaggio in Libano, attraversando piuttosto avventurosamente la valle della Bekaa (ma allora, con qualche accorgimento ed un po' di prudenza si poteva fare), eravamo rientrati in Siria e ci eravamo diretti a Palmira. Il viaggio verso la misteriosa città nel deserto era stato ricco di aspettative, ma la realtà le aveva ampiamente superate. Avevamo preso alloggio presso il mitico hotel Zenobia, costruito nel 1900 dentro le rovine, uno degli alberghi più famosi del Medio Oriente, proprio per la sua storia e la sua ubicazione. Di primo mattino, quando il sole non era ancora troppo caldo, eravamo saliti al castello, passando accanto ad un gruppo di pastori nomadi, che ci avevano accolti con un sorriso. L'aria era purissima ed il deserto meraviglioso. Ai nostri piedi le rovine della Sposa del Deserto, come veniva chiamata la città di Palmira, Tadmor nell'antica lingua aramaica, la città delle palme.
La città, citata da documenti assiri fin dal XIX secolo a.C., visse un periodo particolarmente felice dal I secolo a.C., quando divenne un importante centro carovaniero, ed in seguito, quando i romani la annetterono alla provincia di Siria e la arricchirono di molti monumenti che la resero unica. La città era il fulcro dei commerci con l'oriente e lungo la sua celebre via colonnata si fermavano le carovane cariche di merci preziose che avevano attraversato il deserto dirette all'imbarco sulle rive del Mediterraneo. Qui i mercanti trovavano riposo nelle terme e svago nel teatro e si concludevano affari, mentre la città cresceva sino a sfiorare il cuore dell'oasi, dove le acque irregimentate sapientemente, permettevano la crescita dei preziosi datteri.
La città, che nella seconda metà del III secolo d.C. divenne il regno della mitica Zenobia, perse man mano di importanza ed andò definitivamente in rovina dopo la conquista araba, avvenuta nel 634.
La città è parte del Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO ed ha subito gravissimi ed irreparabili danni a seguito delle distruzioni perpetrate dall'ISIS. Vogliamo ricordarla com'era.
Oggi le splendide tombe a torre non esistono più
Palmira. Tomba a torre (foto Carlo Nicotra) |
Gran parte del patrimonio monumentale è stato danneggiato o distrutto
Palmira. Complesso monumentale (foto Carlo Nicotra) |
L'archeologo Khaled al-Asaad, che era rimasto sul posto nonostante l'arrivo dei miliziani dell'ISIS, proprio per tentare di difendere il sito che aveva studiato per tutta la virta, è stato barbaramente ucciso. A lui deve andare la riconoscenza del mondo intero per essere riuscito a mettere in salvo moltissimi reperti.
Palmira al tramonto (foto Carlo Nicotra) |
Il nostro viaggio era proseguito su una corriera sgangherata verso Damasco, allora vivace capitale di uno stato che sperava nella possibilità di un rinnovamento
E che ospitava monumenti antichi, testimonianza di diverse culture
Damasco (foto Carlo Nicotra) |
Ed un mercato enorme e sempre pieno di gente, in grado di offrire ogni tipo di merce
Damasco. Mercato (foto Carlo Nicotra) |
L'ultima tappa del viaggio era stata Bosra, con il suo splendido teatro
Bosra. Teatro (foto Carlo Nicotra) |
Questo breve racconto vuol essere un omaggio ad un paese straordinario ed a tutti quelli che, per molti anni, hanno atteso invano momenti migliori.
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