Copertina di C. Gomez e C. Leoni |
Questo
bel libro di Miguel Gómez Segovia è il racconto, assai aderente al
vero, della vita del capo Mapuche Kilapan e della lotta che condusse
contro lo stato cileno. E' la storia di un uomo e del suo popolo, una
storia di resistenza e di dolore, ed è una storia esemplare, che
viene raccontata con nel cuore un'altra storia di resistenza, più
recente e, per certi aspetti, non meno cruenta, E' stato pubblicato
con il patrocinio della CONADI (Corporación Nacional de Desarollo Indigena), concesso fin dal 2009, ed il figlio
Carlos l'ha reso disponibile in rete, dove si può trovare su Amazon.
L'autore,
cileno di Osorno, è morto recentemente in Austria, dove viveva da
molto tempo con la famiglia, dopo essere stato costretto all'esilio
durante il periodo della dittatura, avendo militato nel partito
comunista.
Essendo
stato proposto alle più note case editrici, il libro, malgrado il
patrocinio, fu più volte rifiutato e, benché gli amici, in periodi
recenti, gli avessero assicurato l'appoggio e l'interessamento di
qualche editore indipendente, l'autore preferì desistere dalla
pubblicazione, cosicché il racconto rimase nel cassetto per molti
anni.
Il
lavoro però è prezioso ed è costato molte ore di paziente lavoro
presso la Biblioteca Nazionale, impiegate nella consultazione di una
gran mole di documenti originali che hanno consentito di dar voce ai
personaggi che, oltre al protagonista, animano il racconto, ove si dà
spazio ai capi Mapuche ribelli, come a coloro che decisero di
collaborare con lo stato, ed ai rappresentanti dello stato stesso.
All'inizio
s'incontra un Kilapan ragazzo, che apprende dal padre, il noto
cacique Magín Wenu, i segreti che lo porteranno ad essere un
guerriero tra i più stimati dal suo popolo. E' lo stesso Magín
Wenu poi che lo manda presso il cacique Kalfucura, di origini cilene,
ma stabilitosi dall'altro lato della cordigliera, in Argentina, per
completare la sua formazione. Kalfucura era divenuto celebre per il
ruolo svolto nella lunga guerra che aveva visto contrapposti gli
indigeni allo stato, che intendeva estendere il proprio potere sul
territorio ancora in mano ai nativi. Questa lunga lotta che vide il
massacro degli indigeni e fu assai brutale, venne ricordata dagli
argentini come “conquista del deserto” e si svolse tra il 1848 ed
il 1855.
Kilapan
diventerà un guerriero forte e coraggioso e, dopo la morte del
padre, che gli farà promettere di non arrendersi mai nella lotta per
la difesa del suo popolo e del suo territorio, sarà riconosciuto
come toki, cioè capo militare, ed avrà modo di mostrare molte volte
la propria capacità di leader ed il proprio valore. Malgrado la
defezione di molti cacique, che venivano poi usati dall'esercito per
condurre la guerra contro il loro stesso popolo, i Mapuche
riusciranno a resistere a lungo. Il libro si addentra, forse con un
eccesso di particolari, nel lungo percorso di lotta che vide dapprima
la costruzione dei forti cileni lungo il confine con le terre mapuche
e poi, man mano, la penetrazione dell'esercito all'interno di queste
terre. L'autore si sofferma in particolare sulle figure del generale
Pinto e del colonnello Saavedra, due personaggi contestati già
all'epoca dei fatti, in quanto condussero una guerra durissima e
priva di etica ordinando il massacro dei ribelli, la distruzione
delle loro tolderie e l' uccisione degli animali che questi
allevavano. Non si pensò di risparmiare nemmeno le donne ed i
bambini che, anzi, venivano assaliti quando i guerrieri erano lontani
e venivano uccisi o fatti prigionieri e ridotti a servire nelle case
della borghesia. Lo sterminio dei mapuche fu impresa ancor più
facile quando l'esercito fu dotato dei fucili Remington, contro i
quali gli indigeni opponevano le loro armi tradizionali. A quel punto
fu solo questione di tempo e la resistenza fu quasi totalmente
piegata.
La
fine del libro ci mostra un Kilapan sopraffatto ma non vinto, che
muore di malattia e non sul campo di battaglia, sepolto probabilmente
accanto al padre nella terra ancestrale di Adencul, accompagnato
dalla prima moglie, Juana Malen, in mpaudungu Kalfutray, Cascata di
acqua celeste, la quale fu testimone e compartecipe della vita
straordinaria di questo cacique che la storia ufficiale sembra aver
dimenticato.
Nessun commento:
Posta un commento
I vostri commenti ed osservazioni sono graditi