In
una libreria di Buenos Aires ho trovato il bel libro di Guillermo
Gucci Tierra del Fuego. La creación del fin del mundo (Fondo
de Cultura Económica, 2014).
Il titolo mi ha incuriosita perché il
concetto di fine del mondo attrae
da tempo viaggiatori, curiosi e semplici turisti (soprattutto questi
ultimi) dalle parti di Ushuaia, ritenuta, a torto, la fine del mondo.
In realtà non si considera che, dall'altra parte del Canale di
Beagle, c'è ancora almeno l'Isla di Navarino (cilena), con il suo
centro, Puerto Williams che, se vogliamo, sarebbe, a maggior ragione,
la vera fine del mondo.
Il
concetto di fine del mondo è
piuttosto recente, affascina molti, ed è assai legato proprio alla
promozione turistica della zona. Pur di non perdere questa fascia di
clienti Ushuaia, vedendo crescere sempre più il centro abitato di
Puerto Williams, tenta ora di proporsi come punto di partenza per
quella che non può che essere la fine del mondo: la regione
Antartica.
Comunque
sia il libro di Gucci, ripercorre la storia della scoperta della
parte più meridionale dell'America iniziando dai primi esploratori,
che si trovarono di fronte ad una popolazione indigena che,
paradossalmente, non avendo la percezione degli spazi al di là dei
territori usualmente frequentati, non si vedeva come abitante della
fine del mondo, bensì del centro del mondo stesso.
Museo Historico Nacional de Argentina. Patagoni (1764) |
Ed
è questa una storia lunga e complessa, soprattutto dopo i primi
viaggi di scoperta, quando gli spagnoli vollero installarsi in queste
terre meridionali ed inospitali, allo scopo di poter controllare il
passaggio attraverso i due Oceani, consentito, in un primo momento,
soltanto attraverso il burrascoso stretto di Magellano. La fine della
spedizione di Sarmiento de Gamboa, tra ammutinamenti, precipitose
ritirate e tentativi falliti di fondare delle colonie lungo lo
stretto, la grande perdita di vite umane, fa comprendere appieno
quali difficoltà si trovassero di fronte coloro che giungevano così
lontano, al sud del mondo.
Pedro Sarmiento de Gamboa (Raimundo Pastor) |
Un sud che però è definito come fine
della terra conosciuta e non ancora come fine del mondo. L'autore fa
questa distinzione, molto importante, tra i due concetti. L'idea
della fine del mondo,
insomma è un'invenzione, resa possibile molto tardi, solo dopo aver
ottenuto una conoscenza completa del mondo stesso ed essersi resi
conto esattamente dell'ubicazione di queste terre. E l'autore arriva
a questo punto dopo aver ripercorso tutte le tappe che hanno portato
a questa conoscenza, fornendo al lettore un quadro esaustivo ed
interessante della storia delle esplorazioni e degli insediamenti
umani nell'estremo sud dell'America, dai primissimi viaggi, a quello determinante del Beagle di Fitz Roy,
Conrad Martens. Il Beagle lungo le coste della Terra del Fuoco |
con a bordo un giovane Charles Darwin che non dimostrò alcuna simpatia nei confronti degli indigeni che incontrava,
Charles Darwin |
all'insediamento della prima missione a Ushuaia, dai primi tentativi
di insediamento stabile, alla realizzazione dei centri maggiori, alla
costruzione delle infrastrutture che, come nel caso della stessa Ushuaia,
arrivano straordinariamente tardi, alcune dopo la metà del secolo
scorso, togliendo la località dal relativo isolamento patito fino ad
allora. Sono storie sorprendenti, che si leggono d'un fiato, e che
affascinano, come il concetto di fine
del mondo.
Il faro della fine del mondo
Il faro sul Canale di Beagle (foto Daniela Durissini) |
Il
faro, della fine del mondo, tanto fotografato, in realtà si trova
sul canale di Beagle, poco distante da Ushuaia ed in tempi
relativamente recenti è andato a sostituire l'originario faro, del
1882, che si trovava sull 'isola di San Juan de Salvamento,
smantellato solo venti anni dopo la costruzione. Tuttavia allora non
si aveva l'idea della fine del mondo e quindi non c'è alcuna
relazione con questo concetto, introdotto ben più tardi.
Julius Verne. Il faro della fine del mondo |
Il
faro della fine del mondo (titolo
originale: Le phare
du bout du monde),
è il titolo di un racconto di Julius Verne, corretto dal figlio e
pubblicato, a puntate, dopo la sua morte, nel “Magasin d'Education
et de Récréation” dal 15 agosto del 1905, al 15 dicembre dello
stesso anno. Il faro era collocato da Verne sull'Isola degli Stati.
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