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(foto Daniela Durissini) |
Il Carso, in tempi lontani, era poco abitato: alcuni piccoli paesi composti da case in pietra, fienili e qualche ricovero per gli animali, in mezzo ai colli ed alla landa, battuta dai venti settentrionali. I boschi cedui erano stati da tempo sacrificati al pascolo e piccoli gruppi di pastori nomadi portavano i loro armenti lungo le piste percorse da generazioni, avversati dalla popolazione stanziale a causa dei danni arrecati frequentemente dagli animali ai coltivi. Ma i motivi del contendere avevano radici profonde, che arrivavano fino ai tempi delle grandi ondate migratorie che avevano portato sul Carso le genti in fuga dai Balcani, man mano invasi e conquistati dai Turchi. Erano genti povere queste, che non arrivavano per commerciare, non svolgevano mestieri utili alla vicina città di Trieste, erano contadini e allevatori che, raccolti i loro pochi averi e radunato il bestiame, s'erano messi in cammino, abbandonando le loro terre devastate ed in cerca di un futuro migliore. Molti s'erano fermati lungo la strada e soprattutto in Istria, facilitati anche dalla repubblica veneta che aveva messo a disposizione dei nuovi venuti le proprie terre rimaste incolte a causa di guerre e pestilenze. Altri avevano proseguito ed erano giunti sul Carso. Tra questi alcuni erano diventati stanziali e si dedicavano all'agricoltura ed all'allevamento, altri erano rimasti nomadi, non censiti, senza diritti perciò e molto mal visti da tutti. Si diceva che appiccassero il fuoco ai boschi, per ricavarne terre da pascolo, ma questa era un'abitudine diffusa allora e probabilmente non erano sempre colpevoli.
Il bestiame vagava libero ed i pastori necessitavano di un ricovero temporaneo per seguire le mandrie negli spostamenti. Talvolta usufruivano di caverne o di semplici anfratti, altre volte, quando la permanenza era più duratura o ricorrente, costruivano un piccolo ricovero con le pietre delle molte sassaie del territorio. Analogamente i contadini e gli allevatori del Carso che possedevano terreni piuttosto lontani dal paese nel quale vivevano avevano la necessità di trovare riparo temporaneo e costruivano a tale scopo dei piccoli edifici in pietra a secco, le casite o pastirske hiške.
Con il passare degli anni e con il mutamento delle condizioni di vita e di lavoro, quest'architettura spontanea, abbandonata a sé stessa ed in assenza di una continua manutenzione è andata deteriorandosi, ed oggi, sul Carso ne rimangono ben poche testimonianze. Nel 2009 Elio Polli e Dario Gasparo, su incarico del CAI XXX Ottobre di Trieste hanno censito un buon numero di manufatti ed hanno pubblicato i risultati della loro ricerca nel volumetto Le casite del Carso triestino. Il Museo Vivente del Carso, Živi Muzej Kras, con sede a Sešana (Slovenia), ha organizzato una serie di percorsi che consentono di scoprire diversi aspetti del Carso a cavallo del confine tra Italia e Slovenia.
Scarica PDF del Museo vivente del Carso
Due di questi si trovano lungo la vecchia strada sterrata che da Basovizza porta a Sešana e conducono rispettivamente ad una casita (pastirska hiška) e ad un rifugio di pastori (pastirski zaklon).
Partendo da Basovizza e camminando lungo la strada sterrata si supera la vecchia linea di confine e si prosegue per un tratto abbastanza lungo, fino a che sulla sinistra si nota la deviazione per la Pastirska hiška.
Una piccola traccia conduce al manufatto.
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Interno del manufatto (foto Daniela Durissini) |
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Pastirska hiška - casita (foto Daniela Durissini) |
Proseguendo lungo la sterrata si incontra, dopo poco, la deviazione per il Pastirski Zaklon (Rifugio dei pastori) che si trova in una zona caratterizzata da numerose formazioni rocciose
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(foto Daniela Durissini) |
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(foto Daniela Durissini) |
attraverso le quali ci conduce un piccolo sentiero che giunge al ricovero, veramente esiguo
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Ricovero di pastori (foto Daniela Durissini) |
e poi esce nuovamente sulla strada.
Queste testimonianze sono importanti per comprendere la vita quotidiana così come si svolgeva sul Carso fino agli inizi del secolo scorso ed è perciò apprezzabile ogni iniziativa atta a conservarle e valorizzarle.
Video sulla Pastirska hiška
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