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mercoledì 8 marzo 2017

Ambiente e territori. Sui sentieri dei pastori


(foto Daniela Durissini)


Il Carso, in tempi lontani, era poco abitato: alcuni piccoli paesi composti da case in pietra, fienili e qualche ricovero per gli animali, in mezzo ai colli ed alla landa, battuta dai venti settentrionali. I boschi cedui erano stati da tempo sacrificati al pascolo e piccoli gruppi di pastori nomadi portavano i loro armenti lungo le piste percorse da generazioni, avversati dalla popolazione stanziale a causa dei danni arrecati frequentemente dagli animali ai coltivi. Ma i motivi del contendere avevano radici profonde, che arrivavano fino ai tempi delle grandi ondate migratorie che avevano portato sul Carso le genti in fuga dai Balcani, man mano invasi e conquistati dai Turchi. Erano genti povere queste, che non arrivavano per commerciare, non svolgevano mestieri utili alla vicina città di Trieste, erano contadini e allevatori che, raccolti i loro pochi averi e radunato il bestiame, s'erano messi in cammino, abbandonando le loro terre devastate ed in cerca di un futuro migliore. Molti s'erano fermati lungo la strada e soprattutto in Istria, facilitati anche dalla repubblica veneta che aveva messo a disposizione dei nuovi venuti le proprie terre rimaste incolte a causa di guerre e pestilenze. Altri avevano proseguito ed erano giunti sul Carso. Tra questi alcuni erano diventati stanziali e si dedicavano all'agricoltura ed all'allevamento, altri erano rimasti nomadi, non censiti, senza diritti perciò e molto mal visti da tutti. Si diceva che appiccassero il fuoco ai boschi, per ricavarne terre da pascolo, ma questa era un'abitudine diffusa allora e probabilmente non erano sempre colpevoli.
Il bestiame vagava libero ed i pastori necessitavano di un ricovero temporaneo per seguire le mandrie negli spostamenti. Talvolta usufruivano di caverne o di semplici anfratti, altre volte, quando la permanenza era più duratura o ricorrente, costruivano un piccolo ricovero con le pietre delle molte sassaie del territorio. Analogamente i contadini e gli allevatori del Carso che possedevano terreni piuttosto lontani dal paese nel quale vivevano avevano la necessità di trovare riparo temporaneo e costruivano a tale scopo dei piccoli edifici in pietra a secco, le casite o pastirske hiške.
Con il passare degli anni e con il mutamento delle condizioni di vita e di lavoro, quest'architettura spontanea, abbandonata a sé stessa ed in assenza di una continua manutenzione è andata deteriorandosi, ed oggi, sul Carso ne rimangono ben poche testimonianze. Nel 2009 Elio Polli e Dario Gasparo, su incarico del CAI XXX Ottobre di Trieste hanno censito un buon numero di manufatti ed hanno pubblicato i risultati della loro ricerca nel volumetto Le casite del Carso triestino. Il Museo Vivente del Carso, Živi Muzej Kras, con sede a Sešana (Slovenia), ha organizzato una serie di percorsi che consentono di scoprire diversi aspetti del Carso a cavallo del confine tra Italia e Slovenia.



Scarica PDF del Museo vivente del Carso

 Due di questi si trovano lungo la vecchia strada sterrata che da Basovizza porta a Sešana e conducono rispettivamente ad una casita (pastirska hiška) e ad un rifugio di pastori (pastirski zaklon)
Partendo da Basovizza e camminando lungo la strada sterrata si supera la vecchia linea di confine e si prosegue per un tratto abbastanza lungo, fino a che sulla sinistra si nota la deviazione per la Pastirska hiška. 




Una piccola traccia conduce al manufatto. 




Interno del manufatto (foto Daniela Durissini)

Pastirska hiška. Casita
Pastirska hiška - casita (foto Daniela Durissini)


Proseguendo lungo la sterrata si incontra, dopo poco, la deviazione per il Pastirski Zaklon (Rifugio dei pastori) che si trova in una zona caratterizzata da numerose formazioni rocciose


(foto Daniela Durissini)
(foto Daniela Durissini)


attraverso le quali ci conduce un piccolo sentiero che giunge al ricovero, veramente esiguo 


Ricovero di pastori (foto Daniela Durissini)

e poi esce nuovamente sulla strada. 

Queste testimonianze sono  importanti per comprendere la vita quotidiana così come si svolgeva sul Carso fino agli inizi del secolo scorso ed è perciò apprezzabile ogni iniziativa atta a conservarle e valorizzarle. 

Video sulla Pastirska hiška



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