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lunedì 20 marzo 2017

Tina Modotti


Tina fotografata da Edward Weston


Tina Modotti, figura di artista, donna libera, rivoluzionaria, morta a soli 46 anni, nel 1942, a Città del Messico, è stata a lungo dimenticata, o peggio, ignorata, proprio a causa di quelle che furono le caratteristiche più significative del suo carattere: la voglia di libertà e la capacità di essere anticonvenzionale. Da un lato gli Stati Uniti del maccartismo, che non avrebbero mai accettato di valorizzare l'opera, tra l'altro ritenuta troppo spregiudicata, di una militante del partito comunista, dall'altro la stessa sinistra storica, assai poco propensa, come spesso dimostrò, ad accettare deviazioni da quello che era ritenuto il corretto comportamento del militante, che certo non contemplava il vivere libero e disinvolto di Tina, fecero sì che il suo ricordo sfumasse pian piano nel nulla. La valorizzazione della sua opera ed il recupero della dimensione storica della sua vita d'artista sono relativamente recenti.
Veniva dal Friuli, terra di immigrazione, all'epoca, e terra difficile, che la sorte non avrebbe favorito, travolta come fu dalla guerra che, poco tempo dopo la sua partenza per gli Stati Uniti, avrebbe costretto migliaia di persone ad allontanarsene.
Tina era nata nel 1896, a Udine, da una famiglia operaia. Quando partì con la famiglia per San Francisco, seguendo il padre che vi si era recato in cerca di lavoro, aveva diciassette anni. Il suo grado di istruzione non era elevato poiché, dopo aver frequentato le scuole elementari, aveva dovuto recarsi a lavorare in filanda, tuttavia coltivava già una forte passione per la fotografia, trasmessagli dallo zio paterno, ed era appassionata d'arte e di teatro. Iniziò anche a recitare a livello amatoriale. Conobbe presto Roubaix de l'Abrie Richey, pittore e poeta, che sposò nel 1917, trasferendosi con lui a Los Angeles. Tina però era una donna inquieta, alla ricerca di qualcosa d'altro, di più o, semplicemente, di sé stessa e, dopo aver recitato in alcuni film hollywoodiani, tra i quali va ricordato The Tiger's Coat, del 1920, 



Tina in The Tiger's Coat (1920)


ed aver posato per famosi fotografi, divenne l'amante di uno di questi, Edward Weston, con il quale, nel 1923, si trasferì in Messico. 



Tina fotografata da Edward Weston


Lei vi era già stata l'anno precedente, per il funerale del marito, morto di vaiolo durante un viaggio nel paese, e ne era rimasta affascinata. A Città del Messico i due vissero a contatto con gli intellettuali e artisti più noti di quell'esaltante momento post-rivoluzionario, tra i quali spicca senz'altro Diego Rivera.



Tina fotografata da Edward Weston


Tina, che era cresciuta artisticamente con Weston, acquistò una macchina fotografica ed iniziò un proprio percorso, che sopravvisse e si consolidò dopo la separazione dei due. Unitasi al pittore Xavier Guerrero, Tina divenne amica della compagna di Rivera, Frida Kahlo, e si impegnò molto anche nella vita politica, divenendo una militante del partito comunista. 


Frida Kahlo fotografata da Toni Frissell (1937)


La sua fotografia venne influenzata da questa sua scelta e dalle prime prove più neutre, passò ben presto a rappresentare, attraverso il suo obiettivo, le condizioni di vita del popolo, le lotte ed i simboli delle stesse.



Tina Modotti fotografa il Messico


Separatasi da Guerrero, trovò un nuovo amore nel rivoluzionario cubano Julio Antonio Mella, che però fu ucciso dopo pochi mesi, nel gennaio 1929. Tina rimase molto colpita dall'assassinio e, anziché desistere, intensificò ulteriormente il proprio impegno politico ed artistico. Le sue foto vennero esposte, quello stesso anno a Città del Messico. 



Tina Modotti fotografa il Messico


L'anno successivo però, venne arrestata ed espulsa dal paese, sulla base di accuse infondate. La verità era che Tina, come altri, iniziava a dare fastidio.
Dopo un periodo trascorso a Berlino, dove frequentò intellettuali e politici militanti, decise di raggiungere a Mosca Vittorio Vidali, conosciuto in Messico. Lì ottenne la cittadinanza russa, e si dedicò totalmente al lavoro di assistenza del Soccorso Rosso Internazionale. Fu libera di muoversi attraverso l'Europa e si recò a Varsavia, Vienna, Madrid, Parigi. Allo scoppio della guerra civile spagnola andò a Madrid, con Vidali: lui divenne il comandate Carlos e lei assunse il nome di Maria, impegnandosi sia nell'attività politica che in quella culturale e venendo in contatto con Robert Capa, Ernest Hemingway, Rafael Alberti, André Malraux e molti altri. Ritiratisi, perdenti, dalla Spagna, Tina e Vidali arrivarono a Parigi e quindi si trasferirono in Messico, dove la situazione politica, nuovamente cambiata, consentì loro di essere riaccolti, nonostante l'espulsione di qualche anno prima.



Tina Modotti e la guerra civile spagnola


Il clima, tuttavia, era molto cambiato, e gli amici che Tina frequentava, molto pochi. Il 5 gennaio 1942, dopo una cena a casa dell'architetto Hannes Meyer, svizzero, anch'egli immigrato a Mosca e poi trasferitosi in Messico dove, fino al 1941, aveva diretto l'Istituto di Urbanistica e Pianificazione, si sentì male e morì, a bordo del taxi che la riportava a casa.
Di questa morte così prematura, dovuta ufficialmente ad un infarto, si discusse molto e Vidali ne venne ritenuto, da alcuni, il principale responsabile. Il fatto non fu mai accertato, le prove concrete non furono mai trovate. Sicuramente Tina non era allineata con il partito, probabilmente delusa da ciò che aveva visto in Russia ed anche in Spagna.
Tina Modotti fu sepolta nel Pantheon de Dolores, a Città del Messico, e sulla sua tomba sono stati incisi alcuni versi di Pablo Neruda.
Di lei rimane non solo la testimonianza di una vita fuori dal comune, soprattutto per l'epoca, ma anche quella della forza di una donna che, attraverso la sua opera, seppe rappresentare l'umanità dolente e fiera di un popolo che non era il suo ma che lei rese universale ed elevò a simbolo della lotta per un'esistenza migliore, un' esistenza con la quale anche lei, inquieta e liberamente critica nei confronti non solo della società ma anche degli stessi rivoluzionari che sosteneva, non riuscì a pacificarsi.


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