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venerdì 30 marzo 2018

Erto e la rappresentazione della Passione



Giotto. Crocifissione. (Padova. Cappella degli Scrovegni)

In un lontano giorno del 1631, la piccola comunità di Erto, nella valle del Vajont, colpita da una grave epidemia di peste, fece un voto, per favorire l'allontanamento della malattia, e promise che, se fosse stata esaudita, avrebbe rievocato, tutti gli anni, la Passione e la morte di Gesù, con una rappresentazione in costume. 
Dato che, effettivamente, la pestilenza si esaurì, da allora gli abitanti del paese impersonano i diversi personaggi del racconto biblico e, la sera del venerdì che precede la Pasqua, danno luogo ad una rappresentazione che, ormai molto conosciuta, attira migliaia di persone. 
Sono in genere sempre le stesse famiglie a farsi carico di un personaggio, che viene tramandato così di padre in figlio, e reso con una partecipazione straordinaria e con un verismo che, alle volte, assume l'aspetto dell'espiazione. 
La Passione di Erto si interruppe sono negli anni che seguirono la tragedia del Vajont, quando la diga crollò e l'acqua travolse i paesi, provocando più di duemila morti. 
Nel 1966 si riprese, con fatica, ma mancavano all'appello molti dei personaggi, come ricorda lo scrittore Mauro Corona, nella presentazione del bel libro di Italo Filippin "la Via Crucis di Erto". Lui stesso, che allora aveva sedici anni, venne reclutato su due piedi, nella parte di Giuda: 




"Allora frequentavo il collegio Don Bosco di Pordenone e mi trovavo a Erto per le vacanze. La mattina del Venerdì Santo, sulla piazzetta del paese, un gruppetto di gente discuteva animatamente. Mi avvicinai per curiosare. «Eccolo qua il nuovo Giuda» esclamò Giacomo Conte segnandomi col dito. Lui aveva interpretato il traditore per più di trent’anni e non voleva più saperne. Celeste Corona mi spiegò che stavano tentando di rimettere in piedi la Processione e, per quella sera, avevano urgente bisogno di un Giuda. Accettai con qualche ansia: incominciare a tradire a 16 anni è un impegno che fa riflettere. Ma, a essere sinceri, non era quello il problema. Il timore era dato più che altro dal fatto che avrei dovuto imparare la parte a memoria in poche ore.Da quel giorno, per vent’anni, ho tradito Cristo al posto di Giacomo Conte. E, come il grande Bela Lugosi che a furia di interpretare Dracula si calò talmente nella parte che quando impazzì s’aggirava torvo per le vie della città ad aggredire la gente per cavargli il sangue, anch’io, affascinato dal mio personaggio, ho continuato a tradire nella vita."

Ci furono, negli anni, anche degli attriti significativi con la Chiesa, dato che la rappresentazione era stata giudicata troppo veritiera: "Sembra che se la godano a far fuori il Cristo" sembra abbia esclamato un prete locale, che non ne volle sapere di condividere la Via Crucis inscenata dalla popolazione. Oggi è pace fatta ed i circa ottanta attori che percorrono le strade del paese al rullo cupo dei tamburi, sono più preparati e soprattutto, come afferma sempre Mauro Corona, sobri, pertanto non danno luogo a scandali ed esagerazioni che potrebbero urtare la sensibilità del pubblico e dei credenti. 



⇒(click) Il libro: Italo Filippin, La Via Crucis di Erto, Pordenone, Biblioteca dell'Immagine, 2012  (Amazon) 




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