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venerdì 2 marzo 2018

James Boswell ed il miele dei frati di Corte (Viaggio in Corsica)

Tacuinum sanitatis. Arnie (sec. XIV)
E' un itinerario di viaggio molto particolare quello che ci porta nella Corsica del XVIII secolo, ad osservare la raccolta del miele da parte dei frati del convento di Corte, attraverso gli occhi di un viaggiatore d'eccezione: il giovane britannico James Boswell, che sulla Corsica e sull'esperienza politica repubblicana di Pasquale Paoli, scrisse una notissima relazione. L'isola in realtà non fu che una delle tappe del suo tour europeo, intrapreso, come s'usava allora, in piena epoca dei Lumi, come attività formativa. Ma Boswell, osservò con particolare perspicacia tanto la società corsa, quanto il paesaggio ed il suo breve scritto, in breve divenuto un classico, gli valse il soprannome di "Corsica Boswell". 

Carta tratta da Account of Corsica 1768
Tuttavia non è sulla parte socio-politica, stra nota ed assai commentata che mi soffermerò, bensì su quella, meno nota ma ugualmente interessante, che l'autore dedica all'osservazione del territorio che percorre. 
Boswell era arrivato a Corte da Murato: "Da Murato a Corte viaggiai attraverso un paesaggio di rocce, montagnoso e selvaggio, intervallato da qualche valle più aprica. Mi procurai alcuni animali per me e per il mio servitore, talora cavalli, ma più spesso asini e muli. Attorno al collo non avevano briglie, bensì corde, strattonando le quali ci ingegnavamo a tenerli in carreggiata". Lì fu ospitato in un convento di francescani.

George Willison. 
Ritratto di James Boswell (1765)
"I frati hanno una bella vigna e un magnifico giardino. Possiedono dalle trenta alle quaranta arnie costituite da lunghe casse di legno o da tronchi d'albero con ii coperchi di scorza di sughero. Quando vogliono il miele, non fanno altro che far ardere da presso un ramoscello di ginepro il cui fumo mette in fuga le api. A quel punto si muniscono d'un aggeggio che da una parte termina in un uncino affilato e con quello estraggono gran parte del favo, lasciandone una piccola porzione alle api che subito si rimettono all'opera. Procedendo a questa maniera nell'estrazione del miele non uccidono nemmeno un'ape."

(I brani sono tratti da James Boswell, Viaggio in Corsica, Palermo, Sellerio, 1989, p. 27-28)

Trofanio. istoria Deorum Fatidicorum (1675)
Quello descritto da Boswell nel 1765, è un metodo di estrazione del miele giunto praticamente inalterato dall'antichità. Ne scrive ad esempio, assai diffusamente Columella, che si sofferma, con dovizia di  particolari, su tutto il ciclo produttivo del miele, dalla scelta del terreno dove posare gli alveari, alla loro costruzione, alla scelta ed al conseguente acquisto degli sciami, o alla cattura di quelli selvatici, fino appunto alla raccolta.  
Oggi la smielatura avviene estraendo i favi interi. Una volta tolto l'opercolo, cioè lo strato di cera che le api mettono sopra il miele maturo per conservarlo a lungo, i favi vengono inseriti in un cesto rotante che, mediante la forza centrifuga, consente di raccogliere il miele. In questo modo i favi vengono reinseriti nell'alveare senza romperli.
Questa tecnica è stata resa possibile dall'invenzione, avvenuta appena nel XIX secolo, del favo mobile, che ne consente la rimozione senza danni. 

⇒(click) Il libro: James Boswell, Viaggio in Corsica, Palermo, Sellerio, 1989


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