Tenerife. Garachico. Parque de la puerta de Tierra. Rincón de los Poetas Busto di Rafael Alberti (foto Daniela Durissini) |
"La poesia è sempre un atto di pace. Il poeta nasce dalla pace come il pane nasce dalla farina.
Gli incendiari, i guerrieri, i lupi, cercano il poeta per bruciarlo, per ucciderlo, per sbranarlo. Uno spadaccino lasciò Puškin ferito a morte fra gli alberi di un parco desolato. I cavalli di polvere galopparono impazziti sul corpo senza vita di Petöfi. Byron morì in Grecia lottando contro la guerra. I fascisti spagnoli iniziarono la guerra in Spagna assassinando il suo maggior poeta.
Rafael Alberti è come un sopravvissuto. C'erano mille morti pronte per lui. Una anche a Granada. Un'altra morte l'aspettava a Badajoz. A Siviglia piena di sole o nella sua piccola patria, Cadice e Puerto Santa Maria; lo cercavano per pugnalarlo, per impiccarlo, per uccidere in lui ancora una volta la poesia.
Ma la poesia non è morta. Ha le sette vite del gatto. La perseguitano, la trascinano per la strada, le sputano addosso e la dileggiano, la stringono per soffocarla, l'esiliano, l'incarcerano, le sparano quattro colpi, e la poesia esce da tutti questi episodi con la faccia lavata e un sorriso bianco come il riso."
(da Pablo Neruda, Confesso che ho vissuto, Torino, Einaudi, 1998, p. 179)
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